Pillaus
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Versione originale in latino


Tum Antonius inserens se manipulis, ubi aspectu et auctoritate silentium fecerat, non se decus neque pretium eripere tam bene meritis adfirmabat, sed divisa inter exercitum ducesque munia: militibus cupidinem pugnandi convenire, duces providendo, consultando, cunctatione saepius quam temeritate prodesse. Ut pro virili portione armis ac manu victoriam iuverit, ratione et consilio, propriis ducis artibus, profuturum; neque enim ambigua esse quae occurrant, noctem et ignotae situm urbis, intus hostis et cuncta insidiis opportuna.
Non si pateant portae, nisi explorato, nisi die intrandum. An obpugnationem inchoaturos adempto omni prospectu, quis aequus locus, quanta altitudo moenium, tormentisne et telis an operibus et vineis adgredienda urbs foret? Mox conversus ad singulos, num securis dolabrasque et cetera expugnandis urbibus secum attulissent, rogitabat. Et cum abnuerent, 'gladiisne' inquit 'et pilis perfringere ac subruere muros ullae manus possunt? Si aggerem struere, si pluteis cratibusve protegi necesse fuerit, ut vulgus improvidum inriti stabimus, altitudinem turrium et aliena munimenta mirantes? Quin potius mora noctis unius, advectis tormentis machinisque, vim victoriamque nobiscum ferimus?' simul lixas calonesque cum recentissimis equitum Bedriacum mittit, copias ceteraque usui adlaturos.

Traduzione all'italiano


Allora Antonio si fece strada fra i manipoli e, imposto il silenzio con l’autorità della sua presenza, assicura che non intende togliere né gloria né premi a soldati che tanto se li son meritati, ma che i compiti dei comandanti e della truppa sono ben divisi: ai soldati si addice l’entusiasmo per la battaglia; tocca invece a chi comanda prevedere, decidere, saper aspettare, scelta questa spesso più utile dello slancio temerario. E come lui, facendo fino in fondo la sua parte, aveva contribuito alla vittoria con le armi in pugno, così ora intendeva aiutarli con la lucidità della ragione e con la prudenza, ciò che appunto si richiede a un comandante. Quanto alle difficoltà da fronteggiare, erano lampanti: la notte, l’assetto sconosciuto della città, la presenza del nemico all’interno e le condizioni ideali per agguati. Ma neanche a porte spalancate si doveva entrare, se non di giorno e dopo debita esplorazione. Non si dica di volere un attacco alla cieca, senza conoscere i punti di migliore accesso, l’altezza delle mura e senza sapere se organizzare l’attacco lanciando proiettili con le macchine in dotazione oppure con lavori di avvicinamento e scudi di protezione. Rivolto poi ai singoli, chiedeva se avessero con sé asce, scuri e l’attrezzatura occorrente per espugnare una città. E come quelli dicevano che no, continuava: “Perché, vi sono braccia che possono spezzare e far crollare le mura con spade e lance? Qualora sia necessario innalzare terrapieni e costruire parapetti e graticci, staremo lì con le mani in mano a guardare imbambolati come tanti sciocchi l’altezza dei torrioni e le difese altrui? Perché allora non aspettare una notte, far venire l’attrezzatura necessaria all’assedio e avere la forza e la vittoria?”. E manda, seduta stante, a Bedriaco portatori e vivandieri, con la scorta della cavalleria, per recare provviste e il materiale richiesto.

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