Versione originale in latino
Galbae corpus diu neglectum et licentia tenebrarum plurimis ludibriis vexatum dispensator Argius e prioribus servis humili sepultura in privatis eius hortis contexit. Caput per lixas calonesque suffixum laceratumque ante Patrobii tumulum (libertus in Neronis punitus a Galba fuerat) postera demum die repertum et cremato iam corpori admixtum est. Hunc exitum habuit Servius Galba, tribus et septuaginta annis quinque principes prospera fortuna emensus et alieno imperio felicior quam suo. Vetus in familia nobilitas, magnae opes: ipsi medium ingenium, magis extra vitia quam cum virtutibus. Famae nec incuriosus nec venditator; pecuniae alienae non adpetens, suae parcus, publicae avarus; amicorum libertorumque, ubi in bonos incidisset, sine reprehensione patiens, si mali forent, usque ad culpam ignarus. Sed claritas natalium et metus temporum obtentui, ut, quod segnitia erat, sapientia vocaretur. Dum vigebat aetas militari laude apud Germanas floruit. Pro consule Africam moderate, iam senior citeriorem Hispaniam pari iustitia continuit, maior privato visus dum privatus fuit, et omnium consensu capax imperii nisi imperasset.
Traduzione all'italiano
Sul cadavere di Galba, abbandonato per ore, s'eran sfogati, approfittando del buio, in scempi d'ogni sorta. A ciò lo sottrasse il maggiordomo Argio, uno dei suoi primi servi, dandogli umile sepoltura nel giardino della sua casa. La testa, straziata e infilata da cuochi e facchini su una picca, venne ritrovata il giorno seguente davanti alla tomba di Patrobio (un liberto di Nerone punito da Galba) e quindi riunita al corpo già cremato. Questa la fine di Servio Galba che, in settantatré anni aveva attraversato, senza disavventure, cinque principati, più fortunato sotto l'impero di altri che nel proprio. Antica nobiltà e considerevole patrimonio vantava la sua famiglia; personalità mediocre la sua, più esente da vizi che ornata di virtù. Certo non insensibile alla gloria, ma contenuto nell'esibirla; indifferente al denaro altrui, parsimonioso col proprio, avaro con quello di tutti. Con gli amici e coi liberti condiscendente, pur senza debolezze, se erano persone oneste, ma, s'eran malvagi, cieco fino alla colpa. Lo scusavano peraltro la nobiltà di nascita e la debolezza di quei tempi, sicché la sua indolenza passava per saggezza. Quando gli anni gli arrisero, si affermò in Germania e conobbe la gloria militare. Governò da proconsole l'Africa con senso di equilibrio e, ormai vecchio, allo stesso spirito di giustizia s'appellò nel reggere la Spagna citeriore: apparve più che comune cittadino, finché tale rimase, e, per comune ammissione, degno dell'impero, se non avesse imperato.