Pillaus
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Versione originale in latino


Inde apud senatum non comptior Galbae, non longior quam apud militem sermo: Pisonis comis oratio. Et patrum favor aderat: multi voluntate, effusius qui noluerant, medii ac plurimi obvio obsequio, privatas spes agitantes sine publica cura. Nec aliud sequenti quadriduo, quod medium inter adoptionem et caedem fuit, dictum a Pisone in publico factumve. Crebrioribus in dies Germanicae defectionis nuntiis et facili civitate ad accipienda credendaque omnia nova cum tristia sunt, censuerant patres mittendos ad Germanicum exercitum legatos.
Agitatum secreto num et Piso proficisceretur, maiore praetextu, illi auctoritatem senatus, hic dignationem Caesaris laturus. Placebat et Laconem praetorii praefectum simul mitti: is consilio intercessit. Legati quoque (nam senatus electionem Galbae permiserat) foeda inconstantia nominati, excusati, substituti, ambitu remanendi aut eundi, ut quemque metus vel spes impulerat.

Traduzione all'italiano


Seguì, davanti al senato, un altro discorso di Galba, altrettanto secco e conciso; piena di affabilità, invece, l'orazione di Pisone. Non mancò anche il consenso dei senatori: molti lo appoggiavano davvero; enfatiche invece le adulazioni in chi non l'avrebbe voluto; e i neutrali, i più numerosi, s'affrettavano a ossequiarlo, preoccupati del privato tornaconto, indifferenti alle questioni di fondo. Nei quattro giorni seguenti, intercorsi tra l'adozione e la morte, Pisone nulla disse e nulla fece in pubblico. S'infittivano, col passare dei giorni, i dispacci sulla ribellione della Germania, e la gente era corriva a dar retta a tutte le notizie nuove, specie se incresciose: perciò il senato si era risolto a inviare una delegazione all'esercito germanico. Si discusse in una riunione segreta se includervi anche Pisone, per conferirle maggior prestigio: gli altri avrebbero rappresentato l'autorità del senato, lui la maestà del Cesare. Si sarebbe voluto inviare con lui anche il prefetto del pretorio Lacone: lui stesso vi si oppose. Anche la scelta dei membri (che il senato aveva rimesso a Galba) fu caratterizzata, con vergognosa mancanza di rigore, da nomine, dimissioni, sostituzioni, brigando tutti per restare o andare sulla base della paura o della speranza.

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