Versione originale in latino
At Tiberius, quod supremis in matrem officiis defuisset, nihil mutata amoenitate vitae, magnitudinem negotiorum per litteras excusavit honoresque memoriae eius ab senatu large decretos quasi per modestiam imminuit, paucis admodum receptis et addito ne caelestis religio decerneretur: sic ipsam maluisse. Quin et parte eiusdem epistulae increpuit amicitias muliebris, Fufium consulem oblique perstringens. Is gratia Augustae floruerat, aptus adliciendis feminarum animis, dicax idem et Tiberium acerbis facetiis inridere solitus quarum apud praepotentis in longum memoria est.
Traduzione all'italiano
Tiberio che, per non aver modificato in nulla la piacevolezza della sua vita, non aveva partecipato alle estreme onoranze rese alla madre, addusse in una lettera, come scusa, la gravità degli impegni di governo e, quasi a prova di modestia, ridimensionò gli onori decretati con larghezza dal senato alla sua memoria, accogliendone solo pochi, e aggiunse il divieto di decretarle l'apoteosi: tale era il volere dell'estinta. Anzi, in un passaggio della lettera, deplorò le amicizie con le donne: era una stoccata indiretta al console Fufio. Egli aveva raggiunto grande prestigio con l'appoggio di Augusta, perché era abile nel conquistarsi l'animo femminile, aveva inoltre battuta brillante ed era solito stuzzicare Tiberio con pungenti arguzie, cosa di cui rimane a lungo traccia nella memoria dei potenti.