Versione originale in latino
At Romae non Treviros modo et Aeduos sed quattuor et sexaginta Galliarum civitates descivisse, adsumptos in societatem Germanos, dubias Hispanias, cuncta, ut mos famae, in maius credita. Optumus quisque rei publicae cura maerebat: multi odio praesentium et cupidine mutationis suis quoque periculis laetabantur increpabantque Tiberium quod in tanto rerum motu libellis accusatorum insumeret operam. An Sacrovirum maiestatis crimine reum in senatu fore? Extitisse tandem viros qui cruentas epistulas armis cohiberent. Miseram pacem vel bello bene mutari. Tanto impensius in securitatem compositus, neque loco neque vultu mutato, sed ut solitum per illos dies egit, altitudine animi, an compererat modica esse et vulgatis leviora.
Traduzione all'italiano
Ma secondo le notizie che giungevano a Roma, non solo i Treviri e gli Edui, bensì sessantaquattro tribù delle Gallie s'erano ribellate, e i Germani avevano fatto alleanza con loro e le Spagne non davano garanzia di fedeltà: il tutto, come avviene per sentito dire, esagerato. Le persone più responsabili si preoccupavano per le difficoltà dello stato; molti, insofferenti del presente e desiderosi di mutamenti, provavano gioia per i rischi che pure li riguardavano, e inveivano contro Tiberio, il quale, in mezzo a tanti sconvolgimenti, si occupava delle denunce degli accusatori. Ma sarebbe stato mai possibile, - si chiedevano - che Sacroviro venisse accusato di lesa maestà dinanzi al senato? Ecco finalmente degli uomini capaci di fermare con le armi le sue lettere grondanti sangue! Ben venga anche una guerra, per cambiare una così detestabile pace! E tanto più risoluta era la studiata imperturbabilità in Tiberio, senza mutare né luogo né umori: si comportò in quei giorni come al solito, o perché impenetrabile o perché sapeva che si trattava di questioni secondarie, meno serie di quanto si dicesse.