Versione originale in latino
Neque multo post missis ad senatum litteris Tiberius motam rursum Africam incursu Tacfarinatis docuit, iudicioque patrum deligendum pro consule gnarum militiae, corpore validum et bello suffecturum. Quod initium Sex. Pompeius agitandi adversus Marcum Lepidum odii nanctus, ut socordem, inopem et maioribus suis dedecorum eoque etiam Asiae sorte depellendum incusavit, adverso senatu qui Lepidum mitem magis quam ignavum, paternas ei angustias et nobilitatem sine probro actam honori quam ignominiae habendam ducebat. Igitur missus in Asiam et de Africa decretum ut Caesar legeret cui mandanda foret.
Traduzione all'italiano
Con una lettera di non molto posteriore, Tiberio informava il senato che l'Africa era ancora sconvolta dalle incursioni di Tacfarinate e che si imponeva la scelta, affidata ai senatori, di un proconsole di provata esperienza militare, fisicamente robusto e in grado di fronteggiare quella guerra. Sesto Pompeo colse l'occasione per sfogare il suo odio contro Manio Lepido e lo accusò come incapace di iniziativa, di indigenza e di indegnità verso i suoi antenati e perciò depennabile anche dal sorteggio per il governo d'Asia. Ma si oppose il senato, che vedeva in Lepido un uomo mite più che privo di energia e individuava nella povertà ereditata dal padre e nella nobiltà senza macchia un titolo d'onore più che una vergogna. Perciò fu mandato in Asia e, quanto all'Africa, si decise che fosse Tiberio a scegliere la persona cui affidare l'incarico.