Pillaus
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Versione originale in latino


Eodem anno Galliarum civitates ob magnitudinem aeris alieni rebellionem coeptavere, cuius extimulator acerrimus inter Treviros Iulius Florus, apud Aeduos Iulius Sacrovir. Nobilitas ambobus et maiorum bona facta eoque Romana civitas olim data, cum id rarum nec nisi virtuti pretium esset. Ii secretis conloquiis, ferocissimo quoque adsumpto aut quibus ob egestatem ac metum ex flagitiis maxima peccandi necessitudo, componunt Florus Belgas, Sacrovir propiores Gallos concire.
Igitur per conciliabula et coetus seditiosa disserebant de continuatione tributorum, gravitate faenoris, saevitia ac superbia praesidentium, et discordare militem audito Germanici exitio. Egregium resumendae libertati tempus, si ipsi florentes quam inops Italia, quam inbellis urbana plebes, nihil validum in exercitibus nisi quod externum, cogitarent.

Traduzione all'italiano


Nello stesso anno, alcune popolazioni della Gallia tentarono, per il cumulo dei debiti, una rivolta, contando tra gli organizzatori più decisi Giulio Floro fra i Treviri e Giulio Sacroviro fra gli Edui. Vantavano entrambi la nobiltà dei natali e i meriti acquisiti dai loro antenati, per cui avevano un tempo ottenuto la cittadinanza romana, quando era una concessione rara e stava a riconoscimento del solo valore. Costoro, assicuratisi in convegni segreti l'appoggio dei capi più fieri e decisi o di quanti erano nell'assoluta necessità di mettersi fuori legge per miseria o paura di meritati castighi, stabilirono un piano, in base al quale Floro doveva provocare la sollevazione dei Belgi e Sacroviro quella dei Galli delle aree più vicine. Dunque, in riunioni segrete e in assemblee tenevano discorsi sediziosi sui tributi da versare in perpetuo, sul peso dell'usura, sulla crudeltà e superbia dei governatori, e accennavano ai fermenti tra i soldati che si erano manifestati alla notizia della morte di Germanico: splendida occasione quella per riacquistare la libertà se essi, che avevano così fiorenti risorse, avessero pensato all'Italia indebolita, alla miserabile viltà della plebe di Roma e al fatto che, nell'esercito, la forza reale veniva dagli apporti stranieri.

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