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Versione originale in latino


Memmio Regulo et Verginio Rufo consulibus natam sibi ex Poppaea filiam Nero ultra mortale gaudium accepit appelavitque Augustam, dato et Poppaea eodem cognomento. Locus puerperio colonia Antium fuit, ubi ipse generatus erat. Iam senatus uterum Poppaeae commendaverat dis votaque publice susceperat, quae multiplicata exsolutaque. Et additae supplicationes templumque fecunditatis et certamen ad exemplar Actiacae religionis decretum, utque Fortunarum effigies aureae in solio Capitolini Iovis locarentur, ludicrum circense, ut Iuliae genti apud Bovillas, ita Claudiae Domitiaeque apud Antium ederetur. Quae fluxa fuere, quartum intra mensem defuncta infante. Rursusque exortae adulationes censentium honorem divae et pulvinar aedemque et sacerdotem. Atque ipse ut laetitiae, it maeroris immodicus egit. Adnotatum est, omni senatu Antium sub recentem partum effuso, Thraseam prohibitum immoto animo praenuntiam imminentis caedis contumeliam excepisse. Secutam dehinc vocem Caesaris ferunt, qua reconciliatum se Thraseae apud Senecam iactaverit, ac Senecam Caesari gratulatum. Unde gloria egregiis viris et pericula gliscebant.

Traduzione all'italiano


[63 d.C.]. Nell'anno dei consoli Memmio Regolo e Verginio Rufo, Nerone accolse con gioia sovrumana la figlia natagli da Poppea, e la chiamò Augusta, concedendo eguale appellativo anche a Poppea. Luogo del parto fu la colonia di Anzio, dov'era stato anch'egli generato. Già il senato aveva raccomandato agli dèi la gravidanza di Poppea e aveva dato corso a pubblici voti, poi moltiplicati e sciolti. Si aggiunsero pubblici ringraziamenti e si decretarono un tempio alla fecondità e gare sul tipo di quelle tenute per celebrare la vittoria di Azio, e la collocazione di statue d'oro alle due Fortune sul trono di Giove Capitolino e uno spettacolo circense ad Anzio, in onore della gente Claudia e Domizia, come quelli di Boville per la gente Giulia. Tutti progetti effimeri, perché la neonata morì che non era ancora di quattro mesi. Rispuntarono le adulazioni con proposte di onori divini, di un "lettisternio", di un tempio con relativo sacerdote. Nerone fu eccessivo, come già nella gioia, ora nel dolore. Non sfuggì il fatto che, quando tutto il senato si riversò ad Anzio, subito dopo il recente parto, Trasea venne escluso, e che egli accolse imperturbabile quell'offesa, presagio di una rovina assai prossima. Dicono che in seguito Cesare abbia fatto girare la voce d'essersi vantato con Seneca della riconciliazione con Trasea, e che Seneca se ne sia compiaciuto con Cesare. S'accresceva così la gloria di quei due grandi uomini, ma aumentavano, per loro, anche i pericoli.

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