Versione originale in latino
Nerone tertium consule simul init consulatum Valerius Messala, cuius proavum, oratorem Corvinum, divo Augusto, abavo Neronis, collegam in eo[dem] magistratu fuisse pauci iam senum meminerant. Sed nobili familiae honor auctus est oblatis in singulos annos quingenis sestertiis, quibus Messala paupertatem innoxiam sustentaret. Aurelio quoque Cottae et Haterio Antonino annuam pecuniam statuit princeps, quamvis per luxum avitas opes dissipassent. Eius anni principio mollibus adhuc initiis prolatatum inter Parthos Romanosque de obtinenda Armenia bellum acriter sumitur, quia nec Vologaeses sinebat fratrem Tiridaten dati a se regni expertem esse aut alienae id potentiae donum habere, et Corbulo dignum magnitudine populi Romani rebatur parta olim a Lucullo Pompeioque recipere. Ad hoc Armenii ambigua fide utraque arma invitabant, situ terrarum, similitudine morum Parthis propiores conubiisque permixti ac libertate ignota illuc magis [ad servitium] inclinantes.
Traduzione all'italiano
[58 d.C.]. Insieme con Nerone, console per la terza volta, iniziò il consolato Valerio Messalla, il cui bisavolo, l'oratore Corvino, ormai solo pochi vecchi ricordavano come collega, nella medesima carica, del divo Augusto, trisavolo di Nerone. A sostenere il decoro di questa nobile famiglia si provvide con una sovvenzione annua di cinquecentomila sesterzi, somma con cui Messalla potesse far fronte alla immeritata povertà. Anche per Aurelio Cotta e Aterio Antonino il principe fissò una somma annua, benché avessero dissipato, nel lusso, le ricchezze avite. Al principio dell'anno si riaccese violenta la guerra, iniziata in sordina e trascinata fino allora, tra Parti e Romani per il possesso dell'Armenia: Vologese non accettava che Tiridate fosse privo di quel regno da lui assegnatogli o che lo avesse come dono da una potenza straniera, Corbulone riteneva degno della grandezza del popolo romano il ricupero delle terre conquistate un tempo da Lucullo e Pompeo. A peggiorare le cose, si aggiungeva l'oscillante posizione degli Armeni, che ricorrevano ora a un esercito ora all'altro: più vicini, per posizione geografica e per cultura, ai Parti, erano a essi legati da vincoli matrimoniali e, privi del senso d'indipendenza, propendevano a sottomettersi a loro.