Versione originale in latino
Vt seditionem attigit, ubi modestia militaris, ubi veteris disciplinae decus, quonam tribunos, quo centuriones exegissent, rogitans, nudant universi corpora, cicatrices ex vulneribus, verberum notas exprobrant; mox indiscretis vocibus pretia vacationum, angustias stipendii, duritiam operum ac propriis nominibus incusant vallum, fossas, pabuli materiae lignorum adgestus, et si qua alia ex necessitate aut adversus otium castrorum quaeruntur. Atrocissimus veteranorum clamor oriebatur, qui tricena aut supra stipendia numerantes, mederetur fessis, neu mortem in isdem laboribus, sed finem tam exercitae militiae neque inopem requiem orabant. Fuere etiam qui legatam a divo Augusto pecuniam reposcerent, faustis in Germanicum ominibus; et si vellet imperium promptos ostentavere. Tum vero, quasi scelere contaminaretur, praeceps tribunali desiluit. Opposuerunt abeunti arma, minitantes, ni regrederetur; at ille moriturum potius quam fidem exueret clamitans, ferrum a latere diripuit elatumque deferebat in pectus, ni proximi prensam dextram vi attinuissent. Extrema et conglobata inter se pars contionis ac, vix credibile dictu, quidam singuli propius incedentes feriret hortabantur; et miles nomine Calusidius strictum obtulit gladium, addito acutiorem esse. Saevum id malique moris etiam furentibus visum, ac spatium fuit quo Caesar ab amicis in tabernaculum raperetur.
Traduzione all'italiano
Quando venne a parlare della rivolta, chiedendo dove fosse il contegno da soldati, dove l'antico vanto della disciplina, e dove avessero cacciato tribuni e centurioni, tutti quanti si denudano i corpi, mostrando le cicatrici delle ferite e i segni delle bastonate; poi, in un confuso vociare, denunciano il costo delle esenzioni, la miseria della paga, la durezza dei lavori, specificandoli uno per uno: costruire il vallo, scavare fossati, ammassare foraggio, materiale da costruzione, legna da ardere e tutte le altre fatiche necessarie o inventate per non lasciarli in ozio nell'accampamento. Più violente di tutte si levano le grida dei veterani, i quali, contando i loro trenta e più anni di servizio, invocavano sollievo per le loro membra stanche: non la morte nelle fatiche di sempre, ma la fine di un servizio così logorante e un riposo che non significasse la fame. Vi furono alcuni che reclamarono il pagamento del lascito di Augusto, con tanti auguri di prosperità per Germanico; e, nel caso volesse l'impero, si dichiararono pronti. A questo punto, come lo si macchiasse di un delitto, saltò rapido giù dalla tribuna. Se ne voleva andare, ma lo affrontarono in armi minacciandolo, se non fosse tornato indietro. Ma Germanico, mentre gridava che sarebbe morto piuttosto che mancare al giuramento di fedeltà, afferrò la spada che portava al fianco e, alzatala, se la sarebbe piantata nel petto, se i più vicini, afferratagli la mano, non l'avessero trattenuto a forza. Una parte dei soldati presenti, i più lontani e ammassati tra loro e - quasi incredibile a dirsi - alcuni isolati, facendosi a lui più vicini, lo sfidavano a colpirsi; anzi un soldato di nome Calusidio gli offerse la spada sguainata, aggiungendo "questa è più aguzza". Parve un gesto feroce e barbaro anche ai più infuriati; e ci fu quel tanto di tempo perché Cesare potesse essere trascinato dagli amici nella sua tenda.