Versione originale in latino
Inter quae senatu ad infimas obtestationes procumbente, dixit forte Tiberius se ut non toti rei publicae parem, ita quaecumque pars sibi mandaretur eius tutelam suscepturum. Tum Asinius Gallus' interrogo ' inquit, 'Caesar, quam partem rei publicae mandari tibi velis.' perculsus inprovisa interrogatione paulum reticuit: dein collecto animo respondit nequaquam decorum pudori suo legere aliquid aut evitare ex eo cui in universum excusari mallet. Rursum Gallus (etenim vultu offensionem coniectaverat) non idcirco interrogatum ait, ut divideret quae separari nequirent sed ut sua confessione argueretur unum esse rei publicae corpus atque unius animo regendum. Addidit laudem de Augusto Tiberiumque ipsum victoriarum suarum quaeque in toga per tot annos egregie fecisset admonuit. Nec ideo iram eius lenivit, pridem invisus, tamquam ducta in matrimonium Vipsania M. Agrippae filia, quae quondam Tiberii uxor filerat, plus quam civilia agitaret Pollionisque Asinii patris foreciam retineret.
Traduzione all'italiano
Il senato si abbassava alle suppliche più umilianti, quando scappò detto a Tiberio che, mentre non si sentiva all'altezza di reggere tutto lo stato, avrebbe però accettato il governo di quella parte che gli fosse affidata. Allora Asinio Gallo: "Ti chiedo, o Cesare, quale parte dello stato vuoi che ti sia affidata". Sconcertato dalla improvvisa domanda, per un po' rimase in silenzio; poi, ripresosi, rispose che non si addiceva affatto al suo riserbo scegliere o ricusare ciò a cui preferiva sottrarsi del tutto. Replicò Gallo (aveva infatti dalla espressione del volto intravisto il dispetto di Tiberio) che la domanda non mirava a dividere ciò che era inseparabile, bensì a rendere evidente, per sua stessa dichiarazione, che il corpo dello stato era uno e andava guidato dalla mente di uno solo. Aggiunse parole di lode per Augusto e ricordò allo stesso Tiberio le sue vittorie e l'ottima prova data di sé in tanti anni di attività politica. Ma non per questo riuscì a placarne l'ira. Già da tempo era inviso a Tiberio, il quale pensava che Gallo, dopo il matrimonio con Vipsania, figlia di Marco Agrippa e già moglie di Tiberio, avesse ambizioni superiori a quelle di semplice cittadino e conservasse la fierezza del padre Asinio Pollione.