Versione originale in latino
Nunc demum redit animus; et quamquam primo statim beatissimi saeculi ortu Nerva Caesar res olim dissociabilis miscuerit, principatum ac libertatem, augeatque cotidie felicitatem temporum Nerva Traianus, nec spem modo ac votum securitas publica, sed ipsius voti fiduciam ac robur adsumpserit, natura tamen infirmitatis humanae tardiora sunt remedia quam mala; et ut corpora nostra lente augescunt, cito extinguuntur, sic ingenia studiaque oppresseris facilius quam revocaveris: subit quippe etiam ipsius inertiae dulcedo, et invisa primo desidia postremo amatur. Quid, si per quindecim annos, grande mortalis aevi spatium, multi fortuitis casibus, promptissimus quisque saevitia principis interciderunt, pauci et, ut ita dixerim, non modo aliorum sed etiam nostri superstites sumus, exemptis e media vita tot annis, quibus iuvenes ad senectutem, senes prope ad ipsos exactae aetatis terminos per silentium venimus? Non tamen pigebit vel incondita ac rudi voce memoriam prioris servitutis ac testimonium praesentium bonorum composuisse. Hic interim liber honori Agricolae soceri mei destinatus, professione pietatis aut laudatus erit aut excusatus.
Traduzione all'italiano
Ora finalmente si ricomincia a respirare. Ma benché sin dal principio di questa felice età Nerva Cesare abbia saputo armonizzare due cose da tempo inconciliabili, il principato e la libertà, e Nerva Traiano accresca ogni giorno la felicità dei nostri tempi, e la sicurezza collettiva non si regga più su speranze o desideri ma sulla solida certezza di possederla davvero, tuttavia la stessa fragilità della natura umana rende l'effetto della cura più lento del diffondersi della malattia; e come per i nostri corpi è lenta la crescita, ma rapida la dissoluzione, così è tanto più facile soffocare l'intelligenza e le sue opere che non rianimarle: perché s'insinua nell'animo la dolcezza dell'inerzia, e l'inattività, da principio faticosa, diventa alla fine gradevole. E così in quindici anni, che è tratto non piccolo della vita mortale, molti se ne sono andati per le vicende del caso, ma tutti i più animosi sono caduti per la crudeltà del principe. In pochi siamo ormai sopravvissuti non solo agli altri, ma vorrei dire a noi stessi: perché dal pieno della nostra vita dobbiamo cancellare tanti anni nel corso dei quali, costretti al silenzio, se giovani ci siamo fatti vecchi e se già maturi abbiamo toccato le soglie estreme dell'esistenza. Pure non sarà inutile documentare, anche se con parole rozze e inefficaci, la passata servitù e testimoniare il buon governo presente. A ogni modo questo scritto, destinato a onorare mio suocero Agricola, possa, per la testimonianza di affetto che esprime, trovare apprezzamento o, almeno, essere scusato.