Versione originale in latino
Ex disciplinis liberalibus minimum eruditioni, eloquentiae plurimum attendit, quantumvis facundus et promptus, utique si perorandum in aliquem esset. Irato et verba et sententiae suppetebant, pronuntiatio quoque et vox, ut neque eodem loci prae ardore consisteret et exaudiretur a procul stantibus. Peroraturus stricturum se lucubrationis suae telum minabatur, lenius comptiusque scribendi genus adeo contemnens, ut Senecam tum maxime placentem "commissiones meras" componere et "harenam esse sine calce" diceret. Solebat etiam prosperis oratorum actionibus rescribere et magnorum in senatu reorum accusationes defensionesque meditari ac, prout stilus cesserat, vel onerare sententia sua quemque vel sublevare, equestri quoque ordine ad audiendum invitato per edicta.
Traduzione all'italiano
Quanto agli studi liberali, aveva poca cultura, ma si applicò più seriamente all'eloquenza, sebben avesse la parola facile e pronta, soprattutto quando doveva discutere contro qualcuno. La collera gli forniva le parole e le dee, condizionava la sua pronuncia e perfino la sua voce in modo che nella foga del discorso non poteva star fermo nello stesso posto e si faceva intendere anche dalle persone più lontane. Prima di cominciare un discorso, dichiarava in tono minaccioso che "avrebbe brandito il dardo delle sue meditazioni notturne" disprezzando a tal punto lo stile ricercato e ornato che rinfacciava alle opere di Seneca, l'autore allora più ammirato, "di essere semplici tirate teatrali" e "sabbia senza calcina". Aveva anche l'abitudine di comporre risposte ai discorsi degli oratori che avevano avuto successo e di preparare l'accusa e la difesa dei personaggi importanti, incriminati davanti al Senato, poi, secondo il rendimento della sua penna, di parlare in favore o contro di loro, e in queste occasioni invitava con un editto tutti i cavalieri a venire a sentirlo.