Pillaus
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Versione originale in latino


C. Caesar natus est pridie Kal. Sept. Patre suo et C. Fonteio Capitone coss. Ubi natus sit, incertum diversitas tradentium facit. Cn. Lentulus Gaetulicus Tiburi genitum scribit, Plinius Secundus in Treveris vico Ambitarvio supra Confluentes; addit etiam pro argumento aras ibi ostendi inscriptas ob agrippinae pverperivm. Versiculi imperante mox eo divulgati apud hibernas legiones procreatum indicant:
    In castris natus, patriis nutritus in armis,
    Iam designati principis omen erat.

Ego in actis Anti editum invenio.
Gaetulicum refellit Plinius quasi mentitum per adulationem, ut ad laudes iuvenis gloriosique principis aliquid etiam ex urbe Herculi sacra sumeret, abusumque audentius mendacio, quod ante annum fere natus Germanico filius Tiburi fuerat, appellatus et ipse C. Caesar, de cuius amabili pueritia immaturoque obitu supra diximus. Plinium arguratio temporum. Nam qui res Augusti memoriae mandarunt, Germanicum exacto consulatu in Galliam missum consentiunt iam nato Gaio. Nec Plini opinionem inscriptio arae quicquam adiuverit, cum Agrippina bis in ea regione filias enixa sit, et qualiscumque partus sine ullo sexus discrimine puerperium vocetur, quod antiqui etiam puellas pueras, sicut et pueros puellos dictitarent. Extat et Augusti epistula, ante paucos quam obiret menses ad Agrippinam neptem ita scripta de Gaio hoc - neque enim quisquam iam alius infans nomine pari tunc supererat - : "puerum Gaium XV. Kal. Iun. Si dii volent, ut ducerent Talarius et Asillius, heri cum iis constitui. Mitto praeterea cum eo ex servis meis medicum, quem scripsi Germanico si vellet ut retineret. Ualebis, mea Agrippina, et dabis operam ut valens pervenias ad Germanicum tuum." Abunde parere arbitror non potuisse ibi nasci Gaium, quo prope bimulus demum perductus ab urbe sit. Versiculorum quoque fidem eadem haec elevant et eo facilius, quod ii sine auctore sunt. Sequenda est igitur, quae sola [auctor] restat et publici instrumenti auctoritas, praesertim cum Gaius Antium omnibus semper locis atque secessibus praelatum non aliter quam natale solum dilexerit tradaturque etiam sedem ac domicilium imperii taedio urbis transferre eo destinasse.

Traduzione all'italiano


C. Cesare nacque il giorno prima delle calende di settembre, quando erano consoli suo padre e C. Fonteio Capitone. Il luogo della nascita è incerto per la discordanza delle fonti. Cn. Lentulo Getulico dice che è nato a Tivoli, Plinio Secondo lo dice nativo di Treviri, nel villaggio di Ambitarvio, oltre Coblenza, e aggiunge anche, a titolo di prova, che si mostra in quel luogo un altare con l'iscrizione: "In onore del parto di Agrippina". Questi versi, che correvano più tardi tra il pubblico, quando già era imperatore, indicano che fu messo al mondo nei quartieri invernali delle legioni:

    "Nato nell'accampamento, allevato tra le truppe di suo padre,
    già era destinato all'Impero."

A me risulta, dagli atti ufficiali, che è nato ad Anzio. Getulico fu confutato da Plinio che lo accusa di aver mentito per adulazione, allo scopo di aggiungere ancora qualcosa all'elogio di un principe giovane e assetato di gloria, facendolo nascere in una città consacrata ad Ercole, e di aver perseverato ancor più spudoratamente nella menzogna perché un anno prima era nato a Tivoli un altro figlio di Germanico, anche lui di nome C. Cesare, del quale già abbiamo ricordato la grazia infantile e la morte prematura. Plinio, però ha contro di sé le date, giacché tutti gli storici di Augusto sono concordi nel dire che Germanico fu mandato in Gallia allo scadere del suo consolato, dopo la nascita di Gaio. Quanto all'iscrizione sull'altare, essa non porta nessun valido argomento alla tesi di Plinio, perché Agrippina mise al mondo due figlie in quel paese e il nome di "puerperio" si applica a tutti i parti, senza nessuna distinzione di sesso, perché gli antichi chiamavano indifferentemente "puerae" le fanciulle e "puelli" i fanciulli. Abbiamo anche una lettera di Augusto, scritta qualche mese prima della morte e indirizzata a sua nipote Agrippina, nella quale si parla appunto di Gaio, e non poteva essere che il futuro imperatore, dal momento che a quella data non vi era nessun altro fanciullo di quel nome: "Quindici giorni prima delle calende di giugno, se gli dei vorranno, Talario e Asilio condurranno il piccolo Gaio: io mi sono accordato con loro ieri. Insieme con lui mando anche un medico della mia casa e ho scritto a Germanico di trattenerlo pure, se vuole. Cerca di star bene, mia cara Agrippina, e di arrivare dal tuo Germanico in buona salute." Penso risulti chiaramente che Gaio non poteva essere nato in Germania, dal momento che, all'età di circa due anni, vi fu condotto da Roma. Tali argomenti tolgono ogni credibilità anche ai versi citati, tanto più che essi sono anonimi. Ci si deve dunque attenere alla testimonianza che sola conserva la sua autorità e proviene da un documento ufficiale, soprattutto se si considera che Anzio fu sempre il luogo e il ritiro preferito fra tutti da Gaio che lo amò non diversamente dal suolo natio. Si dice anche che, disgustato di Roma, avesse avuto intenzione di trasferirvi il centro e la sede dell'Impero.

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