Versione originale in latino
Quin etiam speciem libertatis quandam induxit conservatis senatui ac magistratibus et maiestate pristina et potestate. Neque tam parvum quicquam neque tam magnum publici privatique negotii fuit, de quo non ad patres conscriptos referretur: de vectigalibus ac monopoliis, de extruendis reficiendisve operibus, etiam de legendo vel exauctorando milite ac legionum et auxiliorum discriptione, denique quibus imperium prorogari aut extraordinaria bella mandari, quid et qua[m] forma[m] regum litteris rescribi placeret. Praefectum alae de vi et rapinis reum causam in senatu dicere coegit. Numquam curiam nisi solus intravit; lectica quondam intro latus aeger comites a se removit.
Traduzione all'italiano
Inoltre, entro una certa misura, diede l'illusione delle libertà lasciando al Senato e ai magistrati il prestigio e i poteri di una volta. Non vi fu affare, piccolo o grande, pubblico o privato, di cui non rendesse conto ai senatori: li consultava sulle imposte e sui monopolii, sulla costruzione o sulla restaurazione degli edifici e anche sulla leva e sul congedo delle truppe, sulla ripartizione delle legioni e delle forze ausiliarie, infine sulla proroga dei comandi o sull'incarico a questo o a quello delle guerre straordinarie, sul contenuto e la forma delle risposte da dare alle lettere dei re. Tiberio costrinse il comandante di un'ala della cavalleria, accusato di violenza e di rapina, a discolparsi davanti al Senato. In curia ci entrò sempre da solo e una volta che era malato vi si fece condurre in lettiga, ma allontanò il suo seguito.