Versione originale in latino
Quadrimus patrem amisit. Duodecimum annum agens aviam Iuliam defunctam pro contione laudavit. Quadriennio post virili toga sumpta, militaribus donis triumpho Caesaris Africano donatus est, quanquam expers belli propter aetatem. Profectum mox avunculum in Hispanias adversus CN. Pompei liberos, vixdum firmus a gravi valitudine, per infestas hostibus vias paucissimis comitibus naufragio etiam facto subsecutus, magnopere demeruit, approbata cito etiam morum indole super itineris industriam. Caesare post receptas Hispanias expeditionem in Dacos et inde in Parthos destinante, praemissus Apolloniam studiis vacavit. Utque primum occisum eum heredemque se comperit, diu cunctatus an proximas legiones imploraret, id quidem consilium ut praeceps inmaturumque omisit, ceterum urbe repetita hereitatem adiit, dubitante matre, vitrico vero Marcio Philippo consulari multum dissuadente. Atque ab eo tempore exercitibus comparatis primum cum M. Antonio M. Que Lepido deinde tantum cum Antonio per duodecim fere annos, novissime per quattuor et quadraginta solus rem publicam tenuit.
Traduzione all'italiano
A quattro anni perse il padre. A circa dodici anni pronunciò davanti all'assemblea l'orazione funebre per sua nonna Giulia. Quattro anni più tardi indossò la toga virile e fu gratificato di ricompense militari, in occasione del trionfo di Cesare in Africa, senza nemmeno aver preso parte alla guerra, a causa dell'età. In seguito, quando suo zio partì per la Spagna, contro i figli di Pompeo, lo seguì quasi subito, benché convalescente da una grave malattia, passando, con una debole scorta, attraverso strade infestate da nemici e facendo anche naufragio. Così si fece molto apprezzare da Cesare che lodò subito non solo la sua coraggiosa indole, ma anche l'arditezza del suo viaggio. Dopo la sottomissione della Spagna Cesare, che progettava una spedizione prima contro i Daci, poi contro i Parti, lo mandò avanti ad Apollonia, dove si dedicò agli studi. Non appena seppe che Cesare era stato ucciso e che era stato nominato suo erede, restò indeciso per un po' se chiamare in aiuto le legioni vicine, poi, giudicando l'impresa temeraria e prematura, vi rinunciò. Ritornò però a Roma e rivendicò la sua eredità, nonostante le esitazioni di sua madre e l'energica opposizione del patrigno Marcio Filippo, ex console. Da quel tempo, procuratosi un esercito, governò lo Stato prima con Marco Antonio e Marco Lepido, poi, per circa 12 anni, con il solo Antonio e infine, per 44 anni, da solo.