Versione originale in latino
Simultates contra nullas tam graves excepit umquam, ut non occasione oblata libens deponeret. Gai Memmi, cuius asperrimis orationibus non minore acerbitate rescripserat, etiam suffragator mox in petitione consulatus fuit. Gaio Calvo post famosa epigrammata de reconciliatione per amicos agenti ultro ac prior scripsit. Valerium Catullum, a quo sibi versiculis de Mamurra perpetua stigmata imposita non dissimulaverat, satis facientem eadem die adhibuit cenae hospitioque patris eius, sicut consuerat, uti perseveravit.
Traduzione all'italiano
Di pari passo, al contrario, non conservò mai rancori molto profondi e, quando si presentava l'occasione, volentieri li deponeva. Alle violente orazioni di Gaio Memmio contro di lui aveva risposto con non minor livore, e tuttavia più tardi giunse anche a sostenere la sua candidatura al Senato. Per primo, e spontaneamente, scrisse a Gaio Calvo che, dopo averlo diffamato con i suoi epigrammi, aveva chiesto l'aiuto di alcuni amici per riconciliarsi con lui. Valerio Catullo, con i suoi versi su Mamurra, gli aveva impresso un indelebile marchio di infamia e Cesare ben lo sapeva, ma quando il poeta volle chiedergli scusa, lo invitò a cena il giorno stesso e non cessò, come ormai era abituato, le relazioni di ospitalità con suo padre.