Versione originale in latino
Ac primum in hoc Panaetius defendendus est, quod non utilia cum honestis pugnare aliquando posse dixerit (neque enim ei fas erat) sed ea, quae viderentur utilia. Nihil vero utile, quod non idem honestum, nihil honestum, quod non idem utile sit, saepe testatur negatque ullam pestem maiorem in vitam hominum invasisse quam eorum opinionem, qui ista distraxerint. Itaque non ut aliquando anteponeremus utilia honestis, sed ut ea sine errore diiudicaremus, si quando incidissent, induxit eam, quae videretur esse, non quae esset, repugnantiam. Hanc igitur partem relictam explebimus nullis adminiculis, sed, ut dicitur, Marte nostro. Neque enim quicquam est de hac parte post Panaetium explicatum, quod quidem mihi probaretur, de iis, quae in manus meas venerint.
Traduzione all'italiano
In primo luogo a questo proposito bisogna appoggiare Panezio, perché egli non ha affermato che l'utile possa contrastare talvolta con l'onesto - e non gli era lecito dire ciò - ma che possono contrastare con l'onesto quelle cose che hanno l'apparenza dell'utile. In verità spesso dichiara che non c'è niente di utile che non sia pure onesto, e niente di onesto che non sia pure utile, e dice che nessun male ha colpito maggiormente la vita degli uomini che la dottrina di quanti hanno distinto questi concetti. Perciò non per anteporre talvolta l'utile all'onesto, ma per giudicare, senza incorrere in errore, le cose utili - nel caso che qualche volta ciò accadesse - introdusse nel suo discorso quel contrasto apparente, ma non reale. Esporrò, dunque, quest'ultima parte, senza alcun aiuto, ma, come si dice, con le mie sole armi: infatti, dopo Panezio, non è stato formulato nulla, intorno a questa parte, che possa ottenere il mio consenso tra gli scritti che sono capitati nelle mie mani.