Pillaus
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Versione originale in latino


Longiores hoc loco sumus quam necesse est. Quis est enim, cui non perspicua sint illa, quae pluribus verbis a Panaetio commemorantur, neminem neque ducem bello nec principem domi magnas res et salutares sine hominum studiis gerere potuisse. Commemoratur ab eo Themistocles, Pericles, Cyrus, Agesilaos, Alexander, quos negat sine adiumentis hominum tantas res efficere potuisse. Utitur in re non dubia testibus non necessariis. Atque ut magnas utilitates adipiscimur conspiratione hominum atque consensu, sic nulla tam detestabilis pestis est, quae non homini ab homine nascatur.
Est Dicaearchi liber de interitu hominum, Peripatetici magni et copiosi, qui collectis ceteris causis eluvionis, pestilentiae, vastitatis, beluarum etiam repentinae multitudinis, quarum impetu docet quaedam hominum genera esse consumpta, deinde comparat, quanto plures deleti sint homines hominum impetu, id est bellis aut seditionibus, quam omni reliqua calamitate.

Traduzione all'italiano


Ma noi ci siamo dilungati su questo argomento più a lungo di quanto non fosse necessario. Chi è, infatti, colui al quale non siano evidenti quelle considerazioni sulle quali Panezio si dilungava con tante parole, cioè che nessun generale in guerra e nessun capo in pace abbia potuto mai compiere grandi e salutari imprese senza l'aiuto degli altri uomini? Egli ricorda Temistocle, Pericle, Ciro, Agesilao, Alessandro, e dice che essi non avrebbero potuto compiere imprese così grandi senza l'aiuto degli uomini. Ma egli fa ricorso, in una tesi indubitabile, a testimoni non necessari. Come si ottengono grandi vantaggi con la collaborazione degli uomini e il loro consenso, così non vi è sciagura più funesta che non provenga all'uomo da un altro uomo. Sulla morte degli uomini c'è un libro di Dicearco, peripatetico famoso ed eloquente, che, dopo aver raccolto tutte le altre cause, come le alluvioni, pestilenze, devastazioni. e anche gli improvvisi assalti delle belve (i cui assalti - egli ricorda - distrussero alcune stirpi umane) mette, poi, a confronto il numero di gran lunga maggiore degli uomini annientati dalla violenza degli altri uomini, cioè in guerre e in rivolte, che non da ogni altra calamità.

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