Versione originale in latino
Atticus: Qui istuc fieri potest L. Gellio mortuo?
Marcus: Quid tandem id ad rem?
Atticus: Quia me Athenis audire ex Phaedro meo memini, Gellium familiarem tuum, quom pro consule ex praetura in Graeciam venisset <esset>que Athenis, philosophos, qui tum erant, in locum unum convocasse ipsisque magno opere auctorem fuisse, ut aliquando controversiarum aliquem facerent modum. Quodsi essent eo animo ut nollent aetatem in litibus conterere, posse rem convenire, et simul operam suam illis esse pollicitum, si posset inter eos aliquid convenire.
Marcus: Ioculare istuc quidem, Pomponi, et a multis saepe derisum. Sed ego plane vellem me arbitrum inter antiquam Academiam et Zenonem datum.
Atticus: Quo tandem istuc modo?
Marcus: Quia de re una solum dissident, de ceteris mirifice congruunt.
Atticus: Ain tandem? Una de re est solum dissensio?
Traduzione all'italiano
Attico: E come si potrebbe verificare ciò, dopo la morte di L. Gellio?
Marco: Ma che attinenza ha questo con l'argomento?
Attico: Mi ricordo d'aver sentito dire ad Atene dal mio Fedro che il tuo amico Gellio, quando venne in Grecia col grado di proconsole dopo la pretura, trovandosi in Atene, convocò tutti i filosofi che si trovavano allora tutti insieme e insistentemente propose loro di porre una buona volta un qualche limite alle loro polemiche, in quanto, se avevano intenzione di non passare tutta la loro vita in liti, potevano mettersi d'accordo. Egli al tempo stesso promise il suo appoggio, se fosse possibile un accordo fra di loro.
Marco: È stato certo uno scherzo, questo, Pomponio, che fu spesso per molti oggetto di derisione; eppure vorrei essere designato io come arbitro fra l'antica Accademia e Zenone.
Attico: Perché mai?
Marco: Perché dissentono su un argomento soltanto, mentre per tutto il resto sono meravigliosamente d'accordo.
Attico: Dici sul serio? è proprio una divergenza intorno ad argomento soltanto?