Pillaus
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Versione originale in latino


Videsne, me non ea dicere, quae Carneades, sed ea, quae princeps Stoicorum Panaetius dixerit? Ego autem etiam haec requiro, omnesne, qui Cannensi pugna ceciderint, uno astro fuerint; exitus quidem omnium unus et idem fit. Quid? Qui ingenio atque animo singulares, num astro quoque uno? Quod enim tempus quo non innumerabiles nascuntur? At certe similis nemo Homeri. Et, si ad rem pertinet quo modo caelo adfecto compositisque sideribus quodque animal oriatur, valeat id necesse est non in hominibus solum, verum in bestiis etiam; quo quid potest dici absurdius? L.
Quidem Tarutius Firmanus, familiaris noster, in primis Chaldaeicis rationibus eruditus, urbis etiam nostrae natalem diem repetebat ab iis Pardibus, quibus eam a Romulo conditam accepimus, Romamque, in iugo cum esset Luna, natam esse dicebat, nec eius fata canere dubitabat. 0 vim maxumam erroris! Etiamne urbis natalis dies ad vim stellarum et lunae pertinebat? Fac in puero referre ex qua adfectione caeli primum spiritum duxerit; num hoc in latere aut in caemento, ex quibus urbs effecta est, potuit valere? Sed quid plura? Cotidie refelluntur. Quam multa ego Pompeio, quam multa Crasso, quam multa huic ipsi Caesari a Chaldaeis dicta memini, neminem eorum nisi senectute, nisi domi, nisi cum claritate esse moriturum! Ut mihi permirum videatur quemquam exstare qui etiam nunc credat iis quorum praedicta cotidie videat re et eventis refelli.

Traduzione all'italiano


Come vedi, non riferisco le argomentazioni di Carneade, ma quelle di Panezio, il più eminente degli stoici. Io, poi, domando anche se tutti quelli che caddero nella battaglia di Canne erano nati sotto la stessa costellazione: poiché certo ebbero tutti una morte uguale. E quelli che hanno in dote un ingegno e una virtù eccezionali, nascono anche loro sotto la stessa costellazione? Quale istante c'è, in cui non nascono innumerevoli bambini? Eppure nessuno di loro è stato all'altezza di Omero. E se ha importanza sapere sotto quale composizione del cielo e congiunzione delle stelle ciascun essere vivente nasca, bisogna che ciò valga non solo a proposito degli uomini, ma anche delle bestie. Si potrebbe dire una cosa più assurda di questa? Lucio Taruzio di Fermo, mio intimo amico, perfetto conoscitore della dottrina caldèa, faceva risalire anche il giorno natalizio della nostra città a quelle feste di Pale, in concomitanza delle quali si dice che essa fu fondata da Romolo, e diceva che Roma era nata mentre la luna si trovava nella costellazione della Libra, e non esitava a cantarne i destini. Oh straordinaria potenza dell'errore! Anche il giorno natalizio d'una città dipendeva dall'influsso delle stelle e della luna? Ammetti pure che, riguardo a un bambino, abbia qualche importanza lo stato del cielo nel quale egli abbia tratto il primo respiro; ma la stessa cosa avrebbe potuto valere anche per i mattoni o per le pietre con cui Roma fu costruita? Ma a che scopo dilungarsi? Ogni giorno simili profezie risultano smentite. Quante cose mi ricordo che furono predette dai caldei a Pompeo, quante a Crasso, quante a Cesare stesso, poc'anzi ucciso! Nessuno di loro sarebbe morto se non da vecchio, se non nel suo letto, se non nel pieno splendore della sua gloria. Cosicché mi sembra estremamente strano che vi sia qualcuno che ancora creda a costoro, le cui predizioni egli stesso, ogni giorno, vede che sono confutate dalla realtà e dagli avvenimenti.

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