Pillaus
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Versione originale in latino


Nam illud mirarer, si crederem, quod apud Homerum Calchantem dixisti ex passerum numero belli Troiani annos auguratum; de quoius coniectura sic apud Homerum, ut nos otiosi convertimus, loquitur Agamemnon:
    "Ferte, viri, et duros animo tolerate labores,
    auguris ut nostri Calchantis fata queamus
    scire ratosne habeant an vanos pectoris orsus.
    Namque omnes memori portentum mente retentant,
    qui non funestis liquerunt lumina fatis.
    Argolicis primum ut vestita est classibus Aulis
    quae Priamo cladem et Troiae pestemque ferebant,
    nos circum latices gelidos, fumantibus aris,
    aurigeris divom placantes numina tauris
    sub platano umbrifera, fons unde emanat aquai,
    vidimus immani specie tortuque draconem
    terribilem, Iovis ut pulsu penetraret ab ara;
    qui platani in ramo foliorum tegmine saeptos
    corripuit pullos; quos cum consumeret octo,
    nona super tremulo genetrix clangore volabat;
    cui ferus immani laniavit viscera morsu.
    Hunc, ubi tam teneros volucris matremque peremit,
    qui luci ediderat, genitor Saturnius idem
    abdidit et duro formavit tegmine saxi.
    Nos autem timidi stantes mirabile monstrum
    vidimus in mediis divom vorsarier aris.
    Tum Calchas haec est fidenti voce locutus:
    'Quidnam torpentes subito obstipuistis, Achivi?
    Nobis haec portenta deum dedit ipse creator
    tarda et sera nimis, sed fama ac laude perenni.
    Nam quot avis taetro mactatas dente videtis,
    tot nos ad Troiam belli exanclabimus annos;
    quae decumo cadet et poena satiabit Achivos.'
    Edidit haec Calchas; quae iam matura videtis."

Quae tandem ista auguratio est ex passeribus annorum potius quam aut mensuum aut dierum? Cur autem de passerculis coniecturam facit, in quibus nullum erat monstrum, de dracone silet, qui, id quod fieri non potuit, lapideus dicitur factus? Postremo quid simile habet passer annis? Nam de angue illo, qui Sullae apparuit immolanti, utrumque memini, et Sullam, cum in expeditionem educturus esset, immolavisse, et anguem ab ara exstitisse, eoque die rem praeclare esse gestam non haruspicis consilio, sed imperatoris.

Traduzione all'italiano


Di quest'altra cosa, sì, mi meraviglierei, se ci credessi, cioè del fatto che, come hai ricordato, Calcante, secondo Omero, predisse il numero degli anni della guerra di Troia in base al numero dei passeri. Su quella sua profezia così parla Agamennone in Omero (te ne do la traduzione che ho fatto in un momento di riposo):

    "Non cedete, o guerrieri, e sopportate con coraggio i duri travagli, in modo che possiamo sapere se le profezie del nostro indovino Calcante abbiano una fonte d'ispirazione veridica o siano invece vane. Ché tutti quelli che non hanno abbandonato la luce per un funesto destino serbano bene nella memoria quel portento. Appena Aulide si era ricoperta di navi argoliche, che recavano rovina e sterminio a Priamo e a Troia, noi, mentre vicino a gelide acque ci propiziavamo la volontà degli dèi col sacrificio di tori dalle corna dorate sulle are fumanti, al riparo di un platano ombroso, donde sgorgava una sorgente d'acqua, vedemmo un drago dall'aspetto feroce e dalle spire gigantesche, come se per volere di Giove uscisse da sotto l'ara. Esso ghermì degli uccellini nascosti da fitte foglie, su un ramo del platano; mentre ne divorava otto, il nono - la madre degli altri - volava lì sopra con tremule strida; e anche a lei la belva dilaniò le viscere con un orrendo morso. Quando poi ebbe ucciso gli uccellini così teneri e la loro madre, lo stesso padre Saturnio che lo aveva fatto uscire alla luce, lo nascose alla nostra vista e lo irrigidì ricoprendolo di una dura scorza di pietra della stessa sua forma. Noi, paralizzati dal terrore, avevamo visto l'immane mostro aggirarsi frammezzo alle are degli dèi. Allora Calcante disse con voce fiduciosa: 'Come mai, o achivi, siete rimasti d'un tratto intorpiditi dal terrore? Il creatore stesso degli dèi ci ha mandato questo prodigio, lento ad avverarsi e di esito tardivo fin troppo, ma segno di fama e di gloria perenne. Giacché, per quanti uccelli voi avete visti uccisi dall'orribile dente, per altrettanti anni di guerra noi soffriremo sotto le mura di Troia; nel decimo anno essa cadrà e pagando il fio sazierà gli achivi'. Queste cose disse Calcante; vedete che ormai sono prossime a compiersi."

Ma che sorta di augurio è questo, che dal numero dei passeri deduce per l'appunto il numero degli anni piuttosto che quello dei mesi o dei giorni? E perché basa la sua profezia sui passerotti, che non costituivano nulla di prodigioso, mentre non fa parola del drago, il quale, cosa che non poté accadere, divenne, a quanto si legge, di pietra? E infine, che analogia c'è tra un passero e un susseguirsi di anni? Giacché, quanto a quel serpente che apparve a Silla mentre compiva un sacrificio, mi ricordo di tutt'e due le cose: l'una, che Silla, in procinto di iniziare la spedizione militare, fece un sacrificio, e un serpente sbucò da sotto l'altare; l'altra, che in quello stesso giorno fu riportata una brillante vittoria, per l'accortezza non dell'arùspice, ma del comandante.

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