Mika
di Mika
(885 punti)
2' di lettura

Versione originale in latino


Hesterno, Licini, die otiosi
multum lusimus in meis tabellis,
ut convenerat esse delicatos:
scribens versiculos uterque nostrum
ludebat numero modo hoc modo illoc,
reddens mutua per iocum atque vinum.
Atque illinc abii tuo lepore
incensus, Licini, facetiisque,
ut nec me miserum cibus iuvaret
nec somnus tegeret quiete ocellos,
sed toto indomitus furore lecto
versarer, cupiens videre lucem,
ut tecum loquerer simulque ut essem.
At defessa labore membra postquam
semimortua lectulo iacebant,
hoc, iucunde, tibi poema feci,
ex quo perspiceres meum dolorem.
Nunc audax cave sis, precesque nostras,
oramus, cave despuas, ocelle,
ne poenas Nemesis reposcat a te.
Est vemens dea: laedere hanc caveto.

Traduzione all'italiano


Nella giornata di ieri, poiché non avevamo nulla da fare, Licinio,
poetammo molto sulle mie tavolette,
come ci eravamo promessi di essere raffinati:
scrivendo versi leggeri ognuno dei due tra i nostri,
giocava ora con un metro, ora con un altro,
a botta ed a risposta, fra gli scherzi ed il vino.
E me ne sono andato di là, infiammato
Dal tuo spirito e dalle tue battute vivaci, Licinio,
a tal punto che, povero me! Il cibo non mi rallegra
e il sonno mi chiude gli occhi nel silenzio,
ma non potendo essere vinto dal sonno per l’eccitazione,
mi rigiravo per tutto il letto, desiderando di vedere la luce,
per poter parlare subito con te.
Ma, le membra spossate per la fatica dopo che
Mezze morte rimanevano distese,
per questo ti ho scritto una lettera,
dalla quale tu possa capire la mia pena.
Ora bada di non mostrarti arrogante, e ti prego,
uno dei nostri incontri, vedi di non disprezzare, luce dei miei occhi,
perché non ti chieda conto della pena a Nemesi.
È una dea terribile: Bada bene di non offenderla.

Domande e risposte