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Onori tributati a Cesare da Roma

Ἀλλ’ ὅδε μὲν ἔτι λανθάνων καὶ διαδιδράσκων ἐλῄστευενὁ δὲ Καῖσαρ ἐς Ῥώμην ἠπείγετο, τὰ ἐμφύλια πάντα καθελών, ἐπὶ φόβου καὶ δόξης, οἵας οὔ τις πρὸ τοῦ. ὅθεν αὐτῷ τιμαὶ πᾶσαι, ὅσαι ὑπὲρ ἄνθρωπον, ἀμέτρως ἐς χάριν ἐπενοοῦντο, θυσιῶν τε πέρι καὶ ἀγώνων καὶ ἀναθημάτων ἐν πᾶσιν ἱεροῖς καὶ δημοσίοις χωρίοις, ἀνὰ φυλὴν ἑκάστην καὶ ἐν ἔθνεσιν ἅπασι, καὶ ἐν βασιλεῦσιν, ὅσοι Ῥωμαίοις φίλοι. σχήματά τε ἐπεγράφετο ταῖς εἰκόσι ποικίλα, καὶ στέφανος ἐκ δρυὸς ἦν ἐπ᾽ ἐνίαις ὡς σωτῆρι τῆς πατρίδος, ᾧ πάλαι τοὺς ὑπερασπίσαντας ἐγέραιρον οἱ περισωθέντες.

ἀνερρήθη δὲ καὶ πατὴρ πατρίδος, καὶ δικτάτωρ ἐς τὸν ἑαυτοῦ βίον ᾑρέθη καὶ ὕπατος ἐς δέκα ἔτη, καὶ τὸ σῶμα ἱερὸς καὶ ἄσυλος εἶναι καὶ χρηματίζειν ἐπὶ θρόνων ἐλεφαντίνων τε καὶ χρυσέων, καὶ θύειν μὲν αὐτὸν αἰεὶ θριαμβικῶς ἠμφιεσμένον, τὴν δὲ πόλιν ἀνὰ ἔτος ἕκαστον, αἷς αὐτὸς ἡμέραις ἐν παρατάξεσιν ἐνίκα, ἱερέας δὲ καὶ ἱερείας ἀνὰ πενταετὲς εὐχὰς δημοσίας ὑπὲρ αὐτοῦ τίθεσθαι, καὶ τὰς ἀρχὰς εὐθὺς καθισταμένας ὀμνύναι μηδενὶ τῶν ὑπὸ Καίσαρος ὁριζομένων ἀντιπράξειν. ἔς τε τιμὴν τῆς γενέσεως αὐτοῦ τὸν Κυϊντίλιον μῆνα Ἰούλιον ἀντὶ Κυϊντιλίου μετωνόμασαν εἶναι. καὶ νεὼς ἐψηφίσαντο πολλοὺς αὐτῷ γενέσθαι καθάπερ θεῷ καὶ κοινὸν αὐτοῦ καὶ Ἐπιεικείας, ἀλλήλους δεξιουμένων. οὕτως ἐδεδοίκεσαν μὲν ὡς δεσπότην, εὔχοντο δὲ σφίσιν ἐπιεικῆ γενέσθαι.

Mentre lui nascondendosi e in fuga si dava al brigantaggio, Cesare si affrettò verso Roma, oggetto di timore e glorioso quanto nessuno mai prima di allora. Quindi per fargli cosa grata vennero escogitati senza misura onori d'ogni sorta, sacrifici e ludi e statue in tutti i luoghi sacri e pubblici, per ogni tribù e fra tutti i popoli e in tutti i regni, quanti erano amici dei Romani. La sua effigie fu rappresentata variamente nelle statue e su alcune fu sovrapposta la corona di quercia, come a un salvatore della patria, onore col quale anticamente i cittadini salvati premiavano coloro che li avevano protetti. Venne proclamato anche padre della patria e fu eletto dittatore a vita e console per dieci anni; si dichiarò che la sua persona fosse sacra e inviolabile, che egli trattasse gli affari dello stato seduto su troni d'avorio e d'oro e sacrificasse sempre con la veste da trionfatore e che la città ogni anno nei giorni che egli aveva vinto in battaglia campale, e sacerdoti e sacerdotesse ogni cinque anni elevassero preghiere pubbliche per la sua salvezza e i magistrati appena entrati in carica giurassero di non opporsi a nessuno dei decreti di Cesare. E in onore del suo natale, essi chiamarono il mese di Quintile Iulio in luogo di Quintile e decretarono che molti templi sorgessero in suo onore come a un dio, e uno comune a lui e alla Clemenza, che si stringevano a vicenda la destra. In tal modo lo temevano come un despota e pregavano che egli fosse clemente verso di loro.

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