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MOSFET DR
PWM Dbody
B-
0
POTENZIOMETRO
5KΩ
Figura 1.8 schema elettrico semplificato del convertitore presente sulla Panda Elettra.
Nello schema si nota la presenza di un secondo diodo denominato diodo di
recupero (DR) che serve per l’inversione della corrente in caso di frenata per
recuperare parte dell’energia spesa durante la stessa mantenendo però la macchina in
c.c. nel funzionamento da motore. Per fare questo il sistema sfrutta 4 teleruttori, in
modo che nella condizione di marcia in avanti 2 di essi siano chiusi e gli altri due
siano aperti, mentre in frenatura le posizioni si invertono e tramite il diodo DR circola
una corrente di verso opposto anche se il chopper è ad un solo quadrante.
- 20 - INTRODUZIONE
.
1.5 Cenni sulle batterie al piombo
Come accennato in precedenza il pacco batterie originale della Panda Elettra era
composto da 12 batterie da 6V e da 140 Ah al piombo-acido e sono poi state sostituite
con batterie da 210 Ah, questa tipologia di accumulatori utilizza elettrodi in Piombo
(catodo) e come elettrolita acido
spugnoso (anodo) e diossido di piombo PbO 2
solforico in soluzione acquosa (H SO ) in quantità di 4,5 mol/l.
2 4
Figura 1.9 Spaccato di una batteria al Piombo-acido.
Siccome la differenza di potenziale tra anodo e catodo in una pila di questo tipo
è di 2 V in ogni batteria sono presenti 3 elementi in serie per fornire i 6 V.
Normalmente è presente anche una lega di Piombo allo scopo di inibire l’elettrolisi
dell’acqua perché essa produce Idrogeno e Ossigeno provocando pericolo di
esplosioni.
Più in particolare nella fase di scarica la reazione anodica di ossidazione (si
definisce così una reazione chimica che porta ad un aumento del numero di
ossidazione del reagente principale) è la seguente:
+ -
4-
Pb + HSO -> PbSO + H + 2e
4 - 21 - INTRODUZIONE
La struttura anodica è, come detto, altamente porosa al fine di aumentare la
2 per Ah di capacità della batteria.
superficie di contatto dei reagenti a circa 150 m
Man mano che procede la fase di scarica la resistenza interna degli elettrodi
aumenta sia per la formazione di solfato di piombo (PbSO ) sia per il progressivo
4
consumo di acido solforico che comporta una riduzione di ioni liberi portatori di
carica.
La reazione catodica è:
4-
+ -
PbO + 3H + HSO + 2e -> PbSO + 2H O
2 4 2
Essa è una reazione di riduzione in quanto il reagente principale vede abbassarsi
il suo numero di ossidazione.
Infine la reazione complessiva della scarica (reazione di ossidoriduzione o
redox) è la seguente:
PbO + Pb + 2H SO -> 2PbSO + 2H O
2 2 4 4 2
Durante la carica invece avvengono le reazioni inverse di queste, e cioè il solfato
, Pb e H SO a patto di fornire tensione alla batteria
di piombo è riconvertito in PbO
2 2 4
in senso inverso a quella erogata, le reazioni che avvengono in questo caso sono:
− −
+ −
PbSO + 2 H O → PbO + 4 H + SO + 2 e all’anodo
4 2 2 4
− −
−
PbSO + 2 e → Pb + SO al catodo
4 4
2 PbSO + 2 H O → Pb + PbO + 2 H SO complessiva
4 2 2 2 4
Normalmente le batterie al piombo acido sono dette anche ad elettrolita libero
perché l’acido è libero di scorrere all’interno della batteria con il rischio di fuoriuscita
dello stesso, altro fattore negativo per queste tipologie di accumulatori è il fatto che
nonostante le precauzioni prese si ha comunque la formazione di Idrogeno e Ossigeno
quando la batteria si avvicina alla massima carica e ancora di più quando è
- 22 - INTRODUZIONE
sovraccarica (ecco perché in genere si cerca di non superare il limite convenzionale
è un composto molto poco solubile in acqua e
dell’80% di carica). Infine il PbSO 4
quindi si rischia, quando la batteria è eccessivamente scarica (o è scarica per molto
tempo), che si formino dei veri e propri grumi bianchi (visibili bene anche a occhio
nudo) che se troppo grossi non si riesce a riconvertire nei reagenti originali neanche
fornendo energia elettrica alla batteria.
Molto più efficienti da questo punto di vista sono le batterie al piombo-gel, nelle
quali l’elettrolita non è liquido ma gelificato e perciò non è libero di muoversi
all’interno della batteria, oppure è intrappolato in un setto assorbente.
Figura 1.10 batteria VRLA (Valve regulated sealed lead-acid) al piombo-gel.
- 23 - INTRODUZIONE
Nella figura seguente mostriamo invece il pacco batterie posteriore
dell’autoveicolo Panda Elettra:
Figura 1.11 Vano batterie posteriore dell’autoveicolo Panda Elettra.
- 24 - I MODELLI IN SIMULINK DI MATLAB
Capitolo II
PROVE SPERIMENTALI .
2.1 Il sistema di acquisizione NI compact RIO
Il termine cRIO sta per compact Reprogrammable Input Output, il che vuol dire
che l’apparecchio è un sistema riprogrammabile (tramite il software LabVIEW Real-
Time 8.5) di acquisizione, ma anche di controllo. Data la sua struttura compatta e
robusta in ghisa, è particolarmente adatto alle applicazioni Real-Time anche in
condizioni di lavoro gravose (ad esempio nel caso della trazione elettrica, in cui è
soggetto a vibrazioni), in un range di temperatura che va da -40 a 70°C.
È composto di tre parti principali:
Il processore centrale
•
• Lo chassis con gli alloggiamenti per i vari moduli per l’interfaccia con il
sistema da controllare.
I moduli di input e output analogici o digitali
• - 25 - PROVE SPERIMENTALI
Il cRIO utilizzato per l’esperimento è visualizzato in figura:
Figura 2.1 vista del I cRIO.
Nella foto sono stati evidenziati il processore centrale (a destra), lo chassis (in
basso) e il modulo di acquisizione ni 9205 della National Instruments alloggiato nello
chassis del cRIO (a sinistra). - 26 - PROVE SPERIMENTALI
.
2.1.1 Il processore centrale NI cRIO 9014
Figura 2.2 processore centrale del I cRIO
Il cRIO 9014 è il cuore dell’intero sistema e ha una memoria volatile DRAM da
128 MB e una non volatile da 2 GB e può essere connesso al computer che lo pilota
tramite connessione Ethernet, tramite porta seriale RS232, oppure tramite USB 2.0.
Esso inoltre supporta i protocolli di connessione TCP/IP, UDP, Modbus/TCP per
condividere dati con il PC tramite il classico sistema del Client/Server ma anche i
protocolli HTTP e FTP.
La porta USB 2.0 può eventualmente essere utilizzata per collegare al sistema
una memoria supplementare come ad esempio una memoria flash o un hard disk
esterno.
Il processore può essere poi connesso a qualsiasi chassis a 4 o 8 slot della serie
NI cRIO 901x, il cui sistema FPGA integrato controlla ciascun modulo I/O ad esso
collegato e trasferisce i dati al processore tramite un bus dedicato.
Il processore utilizza un sistema operativo LabVIEW Real-Time (VxWorks),
che consente di assemblare e configurare rapidamente il sistema cRIO per
l’applicazione desiderata. - 27 - PROVE SPERIMENTALI
.
2.1.2 Lo chassis
Figura 2.3 chassis del I 9014.
Esso è anche un sistema di controllo integrato FPGA (field-programmable gate
array), da collegare al processore del cRIO fornendo la possibilità di comunicare con
un massimo di 8 moduli di input e output (analogici o digitali) ma portando a 20 W il
consumo della macchina (normalmente sarebbe 6 W). .
2.1.3 Il modulo di acquisizione analogica NI 9205
Figura 2.4 moduli di acquisizione serie C della ational Instruments.
- 28 - PROVE SPERIMENTALI
Si tratta di un modulo di acquisizione analogica di tensione della serie C della
National Instruments a 32 canali di acquisizione Single Ended (cioè con massa
comune) oppure 16 canali differenziali (il motivo per cui abbiamo scelto di utilizzare
questo modulo è proprio il fatto di avere dei canali differenziali, meno sensibili al
rumore e che consentono un circuito di collegamento più semplice). Ha una
risoluzione di 16 bit, un Sample Rate (frequenza di campionamento) di 250 kS/s
(kiloSamples/second) e un range di tensione selezionabile tra ±200 mV, ±1 V, ±5 V e
±10 V (che è il range scelto da noi perché va bene per le batterie che non superano i 7
V ma ci costringe per i pannelli fotovoltaici che hanno tensione di circa 17 V ad usare
dei convertitori LEM di tensione). Il modulo ha i terminali isolati da terra e consente
connessioni tramite D-SUB (che però riduce il range di tensione) oppure con uno
Spring Terminal come è stato fatto nel nostro caso.
Il collegamento con lo chassis avviene invece tramite una porta seriale posta
nella parte inferiore del modulo stesso.
Il circuito di input di un canale del modulo si può schematizzare nel modo
seguente:
Figura 2.4 circuito di input di un canale dell’I 9205 in modalità differenziale.
. - 29 - PROVE SPERIMENTALI
Da esso si evince che le acquisizioni vengono muxate e mandate ad un
amplificatore differenziale prima di passare all’ADC vero e proprio (analogic-digital
converter) che lo manda poi allo chassis e quindi al processore della macchina. Il
piedino COM serve per la misura in RSE (Referenced Single-Ended) cioè per
utilizzare tutti i 32 canali per eseguire misure prendendolo come riferimento, mentre il
piedino AISENSE serve ad eseguire misure di tipo NRSE (Non-Referenced Single-
Ended) che invece utilizza il piedino AISENSE come comune il quale corrisponde al
negativo dell’amplificatore fornendo quindi un segnale meno soggetto al rumore.
Il collegamento tra i moduli e lo chassis avviene tramite porta seriale posta nella
parte interna inferiore dello chassis.
2.2 Programmazione del sistema di acquisizione per la
.
Panda
Per pilotare e programmare le apparecchiature della National Instruments, la
stessa ha realizzato il software LabVIEW che consente con una intuitiva interfaccia
grafica e senza conoscere linguaggi di programmazione dedicati di eseguire anche le
operazioni più complesse disponendo delle librerie dedicate a ciascun componente
(non solo il cRIO, che utilizza le librerie Real-Time 8.5, ma anche ad esempio i
moduli Field Point già utilizzati in passato, oppure ancora i sistemi NIDAQ, e altro
ancora).
Una simulazione o una acquisizione/controllo in LabVIEW, viene realizzato in
file con estensione .vi (Virtual Instruments), i quali sono composti di due parti
principali:
• Il Front Panel
Il Block Diagram Panel
•
Il primo è il pannello che è asservito al controllo e alla visualizzazione dei
risultati dell’esperimento utilizzando manopole virtuali, led e oscilloscopi o diagrammi
di vario genere (incluse tabelle e matrici). Il suo funzionamento è del tutto simile al
soft