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1. DEFINIZIONE DI FANTASTICO
1.1 Definizione e origini
Definizione. Tzvetan Todorov (1939-2017) ha avuto il merito di inaugurare, alla fine degli anni Sessanta, un importante dibattito teorico-critico attorno al genere fantastico. Il suo contributo, Introduction à la literature fantastique (1970), è stato considerato da molti come fondamentale nella definizione della letteratura fantastica e nella riscoperta di un’intera tradizione letteraria: dopo Todorov non è più possibile parlare di genere fantastico alla stregua di un’espressione letteraria di minor prestigio e senza utilizzare una precisa terminologia tecnica.
Grazie ai suoi studi pionieristici, che riprendono in parte contributi antecedenti di autorevoli personalità (da Vladimir Sergeevič Solov’ëv a Roger Caillois, da Louis Vax a Gaston Deschamps e tanti altri2), già a partire dagli anni Settanta le antologie che ripercorrono la storia del genere fantastico si moltiplicano; si avvia un’intensa opera di classificazione e teorizzazione critica; si moltiplicano gli sforzi di editori e autori; cresce l’interesse del pubblico.3
Tuttavia, nonostante gli sforzi del filosofo bulgaro e nonostante la sua definizione sia stata punto di riferimento per numerosi altri critici e scrittori del fantastico che hanno affrontato il problema, ad oggi non si è ancora giunti ad una soluzione chiara e il quesito rimane aperto: come si può definire il genere fantastico? Da quali elementi è caratterizzato?
In un primo momento si potrebbe rispondere affermando che il genere fantastico è costituito da «qualsiasi narrazione che include come elemento importante del suo insieme qualche
trasgressione delle leggi naturali4, ma questa definizione non aiuterebbe a riconoscere tali elementi caratteristici.
In questo elaborato si considera come punto di partenza per la definizione del genere fantastico la prima parte dell'opera di Todorov, secondo la quale il fantastico è un momento di incertezza e di smarrimento del lettore e del personaggio di fronte ad un avvenimento che essi non comprendono e che viola le leggi naturali che governano il mondo:
In un mondo che è sicuramente il nostro, quello che conosciamo, senza diavoli, né silfidi, né vampiri, si verifica un avvenimento che, appunto, non si può spiegare con le leggi del mondo che ci è familiare. Colui che percepisce l'avvenimento deve operare per una delle due soluzioni possibili: o si tratta di un'illusione dei sensi [...] oppure l'avvenimento è realmente accaduto [...], ma allora questa realtà è governata da leggi a noi ignote. [...]
Il fantastico occupa il lasso di tempo di questa incertezza.5
Gli elementi che caratterizzano la letteratura fantastica, dunque, provocano «incertezza».
A questa definizione devono essere aggiunte alcune dovute precisazioni, facendo riferimento anche alle parole di altri importanti critici e teorici della letteratura: infatti, secondo Silvia Albertazzi, il saggio di Todorov peccherebbe di pedanteria e finirebbe per sminuire un fenomeno ‘mistico’ e ‘misterioso’.6 L’opera todoroviana si sforza di catalogare ogni fenomeno fantastico in categorie fisse (sono cinque e tutte rigidamente schematiche) e giunge a risultati talvolta discutibili (Todorov, per esempio, non considera Edgar Allan Poe un autore del fantastico). Da qui le scelte che devono essere compiute da chiunque affronti l’argomento: da un lato, la scelta di non prendere in considerazione schematizzazioni troppo rigide (d’altronde Edgar Allan Poe viene considerato uno dei massimi esponenti del fantastico ottocentesco dallo stesso Calvino che pure muove dai principi dell’autore bulgaro); dall’altro, si farà affidamento comunque ad una definizione puntuale: «Di fronte a una situazione così confusa [...] Diventa
- Any narrative which include as a significant part of its make-up some violation of natural law». Brian Atterby, The Fantasy Tradition in American Literature, Bloomington, Indiana University Press, 1980, p. 2. Quando non diversamente indicato la traduzione è di chi scrive.
- Tzvetan Todorov, La letteratura fantastica, Milano, Garzanti, 1977, p. 28.
- Cfr. Silvia Albertazzi, Il punto su: la letteratura fantastica, Bari, Laterza, 1993. Tuttavia, lungi dal dare una definizione precisa, «Albertazzi opera con una nozione di fantastico così imprecisa e generica da permetterle di accumulare sotto la stessa etichetta autori spazialmente e storicamente così diversi». E. Mesárová, Discorso teorico-critico sul fantastico, cit., p. 79.
particolare, Nodier afferma che dopo l’esempio di Ariosto nella letteratura italiana scompare qualsiasi esempio di fantastico «e ciò è spiegabilissimo: l’Ariosto l’aveva esaurito».16
Dunque, l’interesse per il fantastico si spostò in Gran Bretagna e in Scozia dove, grazie all’influsso della mitologia nordica e al gusto per il macabro e per il grottesco, avrebbe dato vita a grandi capolavori. Spicca tra tutti il nome di Shakespeare: con le sue opere inaugura il grande filone delle opere ambientate in paesaggi lugubri spesso abitati da spettri e demoni, con un’atmosfera tipicamente malinconica.
In Francia invece, ai tempi di Luigi XIII e di Richelieu, il genere fantastico fa fatica ad emergere: troppo forte è la tradizione classica e accademica, troppo lontano appare il francese antico dell’epica cavalleresca per essere pienamente compreso dal lettore francese moderno.17 Nodier denuncia l’assenza di autori fantastici moderni nella patria che nel Medioevo aveva dato vita alle opere che narravano le imprese leggendarie dei cavalieri della Tavola Rotonda, di Re Artù, di Carlomagno e dei suoi paladini.
Ben diversa appare la situazione in Germania, che viene celebrata come la paese che meglio accoglie il genere fantastico e che ha contribuito degli più altri culture verso una tradizione fantastica. Tale letteratura sarà poi presa a modello tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX secolo dagli altri paesi europei. A tal proposito lo studioso francese cita il Faust di Goethe come capolavoro indiscusso e ne parla in questi termini:
[...] la Germania è stata, fino ad ora, il dominio del fantastico. Essa ha completato la storia psicologica dell’uomo, così magnificamente aperta nella Genesi [...] Faust è l’Adamo del Paradiso terrestre, giunto a credersi uguale a Dio.18
La storia del genere fantastico tracciata dallo studio di Charles Nodier, tuttavia, entra in contrasto con la definizione seguita dalla maggior parte dei critici contemporanei e che deriva sostanzialmente dalle tesi di Todorov e Lugnani. Secondo Ceserani, infatti, la storia del genere fantastico partirebbe dall’Età dei Lumi e dalla temperie culturale del Romanticismo;19 quella
16 Ivi, p. 16.17 «Il regno del pensiero [logico] ivi apparteneva [alla cultura e alla letteratura francesi], colpa la Sorbona e Aristotele». Ivi, p. 17.18 Ivi, p. 21.19 Cfr. R. CESERANI, Il fantastico, cit., pp. 99-113.
...trovando nuove forme d’espressione: l’amore nei confronti di un fantasma; l’elevazione di un oggetto a vero e proprio feticcio; le perversioni sessuali.
Il vuoto, il nulla. La visione nichilista dell’esistenza è una delle caratteristiche fondamentali del genere fantastico e deriva sia dalle filosofie materialistiche di fine Settecento, sia dall’idealismo e dallo spiritualismo di indirizzo pessimisitico. L’insieme delle esperienze vissute apre di fronte all’uomo il baratro e il vuoto. Il pessimismo e il nichilismo del genere fantastico si ricollegano strettamente ai temi della follia e del doppio.
Tra i procedimenti retorico-formali più utilizzati dal genere fantastico per rappresentare al meglio queste tematiche, si ricordano:
- La narrazione in prima persona. È frequente l’utilizzo di questa tecnica narrativa che permette un più autentico coinvolgimento del lettore nella finzione letteraria. L’io narrante si rivolge spesso ad un destinatario esplicito: l’ascoltatore dei racconti del terrore, il destinatario di un messaggio o di una confessione.
- La dimensione della teatralità. La dimensione visiva dello spettacolo è centrale nelle opere fantastiche e finisce come la creazione di illusioni sensoriali nel lettore. I procedimenti narrativi che coinvolgono la vista derivano dalle pratiche sceniche utilizzate già nel teatro settecentesco.
- Il dettaglio. Nella narrazione fantastica assume un grande rilievo il frammento. Una nuova gerarchia degli elementi costitutivi del mondo permette al dettaglio di giocare un ruolo fondamentale: anche un piccolo oggetto può cambiare le sorti della vicenda.
- Il coinvolgimento del lettore. Il destinatario dell’opera letteraria viene reso partecipe dei sentimenti e delle paure dei personaggi. Egli prova terrore, sorpresa o piacere. Questi effetti vengono raggiunti attraverso vari espedienti narrativi.
- Il linguaggio altamente creativo. La metafora è la figura retorica preferita dal genere fantastico. Grazie ad essa le parole possono essere caricate di numerosi e inusitati significati. Il fantastico porta questa capacità del linguaggio agli esiti più estremi.