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LA QUESTIONE TEORICA

Samuelson ha definito i beni pubblici come "beni dal consumo collettivo" (Xn + 1... Xn + n); tutti ne godono in comune nel senso che il

i

consumo individuale di tali beni non provoca la loro sottrazione al consumo da parte di qualcun altro, in modo che Xn + j = X n + j

simultaneamente per ogni i esimo individuo ed ogni bene collettivo. Vale la pena notare che "consumo" ha qui un significato molto più

ampio di quello che ha comunemente tale termine. Non solo l'atto del consumo di tali beni da parte di una persona non ne diminuisce la

possibilità di consumo da parte di un'altra, ma consente anche che l'altro consumo sia effettuato sotto diversa forma. Per esempio, mentre i

nuovi abitanti di un progetto di edilizia pubblica stanno sicuramente meglio, di tale progetto beneficia anche il resto della comunità, sotto

forma di economie esterne di risanamento edilizio della zona. Così, molti beni che sembrano non avere le caratteristiche di beni pubblici

possono essere considerati tali se il loro consumo comporta economie esterne. Una definizione alternativa di Samuelson potrebbe essere che

un bene pubblico è un bene che dovrebbe essere prodotto, ma per la cui produzione non esiste un metodo fattibile di caricamento dei costi

sui consumatori. Il loro problema fondamentale riguarda il meccanismo col quale i consumatori stabiliscono le loro preferenze in tema di

beni pubblici. l consumatore in un certo senso ha a che fare con un governo il cui obiettivo è quello di accertare i suoi bisogni di beni

pubblici e tassarlo di conseguenza. La struttura di entrate e spese del governo per beni e servizi è prevista per adattarsi alle preferenze dei

consumatori. Se tutti i consumatori­elettori potessero in qualche modo essere costretti a rivelare le loro vere preferenze per i beni pubblici,

allora la quantità di tali beni da produrre e l'appropriato carico fiscale potrebbero essere determinati. Ma per come stanno le cose non vi è

alcun meccanismo che costringa il consumatore a rivelare le sue vere preferenze; infatti, il consumatore razionale sottostima le sue

preferenze, nella speranza di godere dei beni evitando le relative tasse. L'attuale metodo per risolvere questo problema opera,

inefficacemente, attraverso i meccanismi politici. Vengono stimati i bisogni di spesa di alcuni elettori tipici; ciò viene combinato poi con le

capacità di spesa derivanti dalle entrate del consumatore, determinando una sorta di budget individuale. Eppure per avere una teoria

soddisfacente della finanza pubblica sarebbe auspicabile costringere il consumatore a rivelare le sue preferenze, per poter soddisfare le sue

richieste allo stesso modo di un mercato dei beni privati e poterlo tassare adeguatamente. Si pone dunque la questione di capire se una serie

di istituzioni sociali possano approssimare in maniera soddisfacente questi obiettivi.

SPESE LOCALI

Musgrave e Samuelson assumono implicitamente che le spese siano gestite da un'autorità di governo centrale. Tuttavia, la fornitura di

servizi come la polizia, l'istruzione, i tribunali è erogata da autorità locali. Storicamente, le spese locali hanno superato quelle del governo

centrale; è perciò importante verificare se a tali livelli di governo operano meccanismi che consentano livelli di fornitura di beni e servizi

ottimali. Consideriamo il caso di un cittadino che voglia trasferirsi in un paese più piccolo. Quali variabili influenzano la sua scelta? Se

egli ha figli, un elevato livello di spesa per l'istruzione può essere importante. Viceversa, se costui non ha figli potrebbe orientare la sua

scelta verso comuni che mettono a disposizione campi sportivi migliori. Naturalmente, il processo di scelta sarà influenzato anche da

variabili non economiche, ma a noi non interessa ciò. Le varie comunità locali possono essere viste come l'insieme di consumatori che

meglio trovano soddisfatta la loro domanda di beni pubblici in quel luogo. Questa è una grande differenza tra la fornitura centrale e locale

di beni pubblici. A livello centrale le preferenze dei consumatori elettori sono date, e il governo cerca di adattarsi al modello di queste

preferenze, mentre le amministrazioni locali hanno livelli di entrate e spese più o meno fissi. Dati questi modelli di entrate e spese, il

consumatore si muove verso quelle comunità che meglio soddisfano il suo set di preferenze. Maggiore è il numero di comunità, e maggiori le

differenze fra di esse, e più vicino alla soddisfazione delle sue preferenze potrà andare il consumatore.

UN MODELLO DI GOVERNO LOCALE

Le implicazioni della discussione precedente possono essere mostrate postulando un modello estremo, con le seguenti ipotesi:

1) i consumatori hanno possibilità assoluta di movimento, e perciò si recheranno in quelle comunità dove le loro preferenze sono

meglio soddisfatte

2) i consumatori conoscono perfettamente le differenze tra entrate e spese e il modo in cui queste influenzano le comunità

3) ci sono un gran numero di comunità tra le quali i consumatori possono scegliere di vivere

4) non vengono considerate restrizioni agli spostamenti dovute a questioni lavorative

5) i servizi pubblici non generano esternalità positive o negative per le altre comunità.

Le ipotesi 6 e 7 sono meno familiari, e perciò richiedono una breve spiegazione:

6) per ogni modello di servizi pubblici impostato da un manager comunale che segue le preferenze dei residenti più vecchi della

comunità c'è una dimensione ottimale di tale comunità. Quest'ottimo è definito come il numero di abitanti per i quali il dato mix di

servizi può essere fornito al costo medio più basso (assunzione analoga al punto più basso della curva di costo medio di un'azienda).

Tale funzione di costo implica che alcune risorse siano fisse. Se così non fosse, non ci sarebbe alcuna ragione logica per limitare le

dimensioni della comunità. Così come due aziende possono avere la stessa curva dei costi, è possibile che esistano due comunità

praticamente uguali. Il fatto che alcuni fattori sono fissi spiega il motivo per il quale una data comunità non possa aumentare le

proprie dimensioni. Il fattore può essere la superficie limitata di terreno in una periferia, unitamente ad una serie di leggi

urbanistiche che limitano le costruzioni, oppure la limitata dimensione di una spiaggia... Per capire il funzionamento di questo

processo, prendiamo ad esempio la spiaggia. Supponiamo che gli schemi di preferenza sono tali da far si che la popolazione ottimale

della comunità sia di 13.000 unità. All'interno di queste preferenze è inclusa una certa domanda di "spiaggia" per ogni persona.

Questa richiesta è tale che a 13.000 unità di popolazione è necessaria una spiaggia di 500 yard. Se la lunghezza della spiaggia è

effettivamente di 600 yard, non è possibile replicare questo modello di preferenze con il doppio della popolazione, perchè verrebbero

a mancare 400 yard di spiaggia. L'assunzione di un fattore fisso è necessaria, come si vedrà in seguito, al fine di ottenere un

determinato numero di comunità. Essa ha anche il vantaggio di introdurre un sistema di restrizione realistico del modello.

7) L'ultima ipotesi è che le comunità che si trovano al di sotto del livello di popolazione ottimale cercano di attrarre residenti per

abbassare i costi medi, e quelle al di sopra fanno l'opposto. Le prime cercano di attrarre residenti attraverso programmi come

l'edificazione di nuove case in zone periferiche e industrie attraverso la costruzione di infrastrutture o incentivi. Il caso della città

che è troppo grande e cerca di sbarazzarsi dei residenti è più difficile da immaginare. Nessun amministratore ammetterebbe mai che

la sua città è troppo grande. Tuttavia, ci sono forze economiche che agiscono per snellire il numero di abitanti. Ogni soggetto che si

sposta verso la periferia in cerca di scuole migliori, parchi più grandi e via dicendo sta inconsapevolmente reagendo ad un modello di

servizi pubblici che non soddisfa appieno i suoi bisogni. La situazione in cui una città è alla sua dimensione ottimale e cerca di

rimanere tale non è invece difficile da immaginare. Tranne quando questo sistema è in equilibrio, ci sarà un sottoinsieme di

consumatori che sarà scontento dei modelli offerti dalla loro comunità.

Date l'assunzione sulla mobilità e le altre ipotesi elencate in precedenza, il movimento dei soggetti avverrà dalle comunità sovra popolate

a quelle in cerca di nuovi membri, in quanto questo spostamento và incontro alle esigenze del soggetto. L'atto di spostamento ha

l'importante funzione collaterale di rivelare la domanda dei consumatori per i beni pubblici. In questo modo, ogni comunità avrebbe

un flusso di entrate e uscite monetarie che corrisponderebbe ai desideri dei suoi membri. Il passo successivo è osservare cosa implica ciò

nell'allocazione dei beni pubblici a livello locale. Ogni amministratore cittadino h ora una certa domanda di n beni pubblici locali. Nel

fornire i beni, si può immaginare che tali amministratori si rechino ad un mercato nazionale e trattino per ottenere le quantità appropriate

di ogni genere di servizio; la domanda sul mercato dei beni pubblici per il servizio n sarà la somma delle domande delle m comunità.

Questa domanda totale sarà una buona approssimazione delle reali preferenze dei consumator i nel caso fossero essi

costretti a r ivelarle. In questo modello non c'è alcun tentativo da parte dei governi locali di adattarsi alle preferenze dei consumatori.

CONFRONTO FRA MODELLI

È interessante confrontare i risultati del modello precedente con quelli di un modello ancora più severo per vedere come questi risultati

differiscono dal normale risultato mercato. Supponiamo che non ci siano beni pubblici, solo beni privati , e che ci sia una legge

che obblighi le persone a spendere i loro soldi secondo lo specifico modello definito per ogni comunità. Date le nostre precedenti ipotesi

dalla 1 alla 5, i cittadini si sposteranno in quelle comunità i cui modelli di spesa saranno più simili alle loro preferenze. Le comunità, a

loro volta, potranno quindi inviare i loro acquirenti al mercato ad acquistare i beni per i loro consumatori. Dal momento che questo

processo non è altro che l'aggregazione di tutte le preferenze simili al fine di fare acquisti congiunti, l'allocazione che ne risulterà sarà la

stessa che si sarebbe verificata se le normali forze di mercato avessero agito. Questo esperimento concettuale è lo stesso di quello che si può

costruire sostituendo l'amministratore locale con un broker o intermediario. Ora consideriamo solo i beni pubblici . Come con Musgrave,

si suppon

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A.A. 2014-2015
4 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher davidetirello@hotmail.it di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Cassone Alberto.