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La gravità dei sintomi in pazienti con DSPT e la correlazione con l'attivazione del circuito della paura

La gravità dei sintomi in pazienti con DSPT ha mostrato essere positivamente associata a risposte ippocampali a seguito di stimoli condizionati nella fase di acquisizione del condizionamento stesso; durante la fase di estinzione la correlazione positiva è stata riscontrata con l'amigdala, l'ippocampo e l'insula (Sripada RK et al 2013).

Questi risultati suggeriscono che i sintomi di evitamento e l'attivazione del circuito della paura sono strettamente correlati in pazienti con DSPT.

Nei roditori i comportamenti di evitamento sono studiati con il Shuttle box test. In questo test i roditori subiscono prima un condizionamento alla minaccia, in cui uno stimolo condizionato precedentemente innocuo viene accoppiato con uno stimolo incondizionato avverso. In seguito i roditori risponderanno con il freezing quando lo stimolo condizionato viene presentato. In un secondo momento i roditori comprendono che se si spostano in un altro compartimento della scatola possono...

evitare lo stimolo avverso: questo fa si che essi imparino a fuggire dal contesto in cui lo stimolo condizionato e incondizionato sono accoppiati. (Galatzer-Levy IR et al. 2013).

Si tratta di strategie di elusione attiva, tipica in tutte le famiglie di roditori e come tale considerato un possibile modello di resilienza.

Dal punto di vista neurologico la risposta di freezing è mediata da neuroni dell'amigdala laterale e centrale. Mentre per l'evitamento attivo è fondamentale la corteccia infralimbica.

Lesioni dell'amigdala centrale aumentano l'evitamento attivo, mentre lesioni alla corteccia infralimbica aumentano il freezing. Inoltre, recenti esperimenti hanno dimostrato che, all'interno dell'amigdala centrale, ci sono microcircuiti di sotto-popolazioni neuronali che esprimono reciprocamente inibitori della corticotropina (CRH) che esprimono somatostatina le quali mediano rispettivamente l'evitamento attivo e il freezing.

Circuiti cerebrali

alla base dell'alterazione cognitiva, dell'umore e stati di attivazione. I sintomi di questa categoria includono difficoltà nella memoria, un sistema di credenze distorto, emozioni negative persistenti, perdita di interesse verso attività piacevoli e allontanamento sociale. Molti di questi sintomi sono presenti anche nella diagnosi di depressione, tuttavia la loro comprensione, soprattutto dal punto di vista neurologico, è ancora precaria. Emergono alcune evidenze per cui è possibile collegare alcuni di questi sintomi a compromissioni di circuiti cerebrali. L'ippocampo è stato proposto come modello neurobiologico specifico del DSPT per spiegare i deficit di memoria. L'ippocampo è un elemento fondamentale per i processi di apprendimento e la memoria dichiarativa. Numerosi studi dimostrano che soggetti con DSPT presentano un volume ippocampale ridotto, associato anche al livello di gravità del trauma subito e di memoria.

danneggiata. Tuttavia un aspetto ancora incerto è se la riduzione del volume ippocampale è un fattore conseguente o predittivo del DSPT. Studi su modelli animali forniscono maggiori informazioni per i cambiamenti cellulari a livello ippocampale. Nei roditori, la secrezione acuta e cronica di corticosterone in risposta ad esperienze di tipo traumatico induce la riduzione del fattore neurotrofico BDNF e di geni deputati al controllo della neurogenesi. Si osserva anche una perdita della complessità dendritica che può essere paragonata all'atrofia dell'ippocampo osservata in pazienti con DSPT. La ricerca su roditori e primati mostra come lo stress acuto compromette i compiti di memoria che dipendono fortemente dalla corteccia prefrontale. Anche l'amigdala sembra avere un ruolo in questo tipo di disturbi: è stata osservata un'iperattivazione dell'amigdala in pazienti con DSPT. Questo fa sì che venga prodotta una generalizzazione dello stato d'ansia,

In quanto gli stimoli vengono sempre percepiti come pericolosi. Per quanto riguarda lo stato emotivo negativo questo viene descritto come un fallimento nella regolazione emotiva. Questo si lega ancora ad una iperattivazione dell'amigdala e ad una ipoattivazione della corteccia prefrontale, che produce uno scarso controllo top-down emotivo.

Uno scarso controllo emotivo può mostrarsi anche come un atteggiamento passivo di fronte a situazioni normalmente scatenanti. Uno studio (Frewen PA et al. 2012) dimostra che una ridotta attività della corteccia prefrontale dorsomediale si traduce in una incapacità di rispondere emotivamente a scenari sia positivi che negativi.

In particolare nei pazienti con DSPT è stata riscontrata una diminuzione dell'attività della corteccia prefrontale, dell'insula anteriore e del giro frontale inferiore durante la presentazione di paradigmi volti a suscitare risposte emotive, effetti simili vengono riscontrati nei

pazienti alessitimici.Approfondimento su stati di minaccia attivi.Nonostante gli alti tassi di prevalenza dell'insorgenza di disturbi psicologici a seguito di esperienzetraumatiche, sono pochi gli studi che esaminano il DSPT sotto minaccia attiva.Ciò può trovare diverse spiegazioni, la più importante è che gli studi in corso di minaccia devonoessere effettuati in condizioni difficili, come per esempio la guerra o su persone che sono vittime dicontinue violenze domestiche, entrambi condizioni in cui è difficile trovare soggetti disponibili apartecipare alla ricerca.Uno dei motivi per cui è importante studiare il DSPT sotto minaccia continua è che le manifestazionicliniche sembrano differire da quelle riscontrate quando la minaccia è finita.Approfondire le conoscenze neurobiologiche nei pazienti sottoposti a contesti di minaccia continuapotrebbe aiutare nel trovare anche soluzioni più efficaci dal punto di vista

terapeutico. Anche in questo ambito lo studio dell'ippocampo e dell'amigdala fanno da protagonista. Nell'amigdala non sono state riscontrate differenze troppo rilevanti. Per quanto riguarda l'Ippocampo sono stati effettuati studi con tre diversi campioni (uno nelle vittime dell'IPV, due negli agenti di polizia) dove è stato misurato il volume dell'ippocampo. Il primo studio di risonanza magnetica non ha mostrato differenze significative nel volume dell'ippocampo bilaterale o del giro para-ippocampale tra i gruppi divisi in 11 vittime di IPV con PTSD, 11 vittime di IPV senza DSPT e 17 persone di controllo non vittime (Fennema-Notestine, Stein, Kennedy, Archibalb e Jernigan, 2002). Uno studio di risonanza magnetica tra 28 agenti di polizia (14 con DSPT, 14 senza PTSD) ha rilevato un volume ippocampale totale inferiore e sinistro nel gruppo DSPT rispetto ai controlli, ma non differenze nel paraippocampo (Lindauer, Olff, Van Meijel, Carlier e Gersons).

2006; Lindauer, Vlieger, et al., 2004). Sono stati effettuati studi di fMRI per esaminare l'attività cerebrale nel DSPT sotto minaccia costante, ponendo particolare attenzione all'amigdala, insula, ippocampo e corteccia prefrontale. Viene rilevata un'attivazione significativamente più elevata dell'insula anteriore destra rispetto ai controlli, e anche una minor connettività tra l'insula bilaterale anteriore destra e l'insula bilaterale anteriore centrale. Per quanto riguarda l'amigdala e la corteccia prefrontale è stata vista relativamente una iperattivazione della prima e ipoattivazione della seconda. Sono stati effettuati anche studi per quanto riguarda la regolazione endocrina in relazione al rilascio di cortisolo in pazienti con DSPT in condizioni di minaccia. In generale i risultati mostrano una maggiore produzione di cortisolo quando ci si trova in condizioni di minaccia attiva, legato anche alla gravità della

minaccia.I risultati in realtà sono ancora oggi abbastanza contrastanti e non del tutto certi: uno studio non ha prodotto differenze nel volume dell'ippocampo tra DSPT e controlli sani o esposti al trauma (Fennema-Notestine et al., 2002), mentre altri due hanno scoperto che gli agenti di polizia con DSPT avevano un volume di ippocampo minore rispetto a quelli senza DSPT (Lindauer et al., 2006; Lindauer, Vlieger, et al., 2004; Shucard et al., 2012). Esistono prove cumulative che l'associazione tra DSPT e ridotto volume di amigdala sia presente solo in confronto a controlli sani e non a soggetti esposti a traumi, a sostegno del fatto che un ridotto volume di amigdala è associato all'esposizione a traumi e non a DSPT (O'Doherty et al., 2015). Tuttavia, il numero limitato di studi che esaminano le anomalie strutturali del cervello in soggetti con DSPT in corso di minaccia non ci fornisce prove sufficienti per trarre solide conclusioni. Gli studi rivisti di fMRI suDSPT sotto minaccia in corso hanno rivelato iperattivazione di amigdala e insula, ipoattivazione di PFC e riduzione della connettività in risposta a stimoli negativi (Lindauer, Booij, et al., 2004; Peres et al., 2011; Simmons et al., 2008). Questi risultati sono in accordo con l'attuale modello neurocircuitico di DSPT che supporta un modello di iperattivazione dell'amigdala e ipoattivazione di PFC e ippocampo (Hayes et al., 2012; Patel et al., 2012; Ramage et al., 2013; Sartory et al., 2013; Stark et al., 2015). Tuttavia, l'iperattivazione dell'amigdala è stata osservata negli studi che hanno confrontato i pazienti con DSPT con controlli sani (Simmons et al., 2008) e non quando hanno confrontato i pazienti con DSPT con agenti di polizia esposti a traumi (Lindauer, Booij, et al., 2004). Pertanto, l'iperattivazione dell'amigdala potrebbe essere correlata all'esposizione al trauma e non al DSPT di per sé, il che è conforme ai

Risultati del DSPT dopo un singolo trauma (Etkin & Wager, 2007; Patel et al., 2012). Anche dal punto di vista endocrino gli studi sul cortisolo hanno prodotto risultati contrastanti che non ci permettono di trarre solide conclusioni e sono necessarie ulteriori ricerche per districare questa associazione.

In conclusione, le differenze e le somiglianze tra DSPT dopo il trauma e DSPT sotto minaccia continua sono cruciali per la pratica clinica. La principale differenza tra DSPT in corso di minaccia e DSPT dopo un trauma concluso è il fatto che il primo è caratterizzato da un ambiente stressante e traumatico continuo e probabilmente inevitabile che alimenta il DSPT. In particolare, una recente meta-analisi ha suggerito che la somministrazione precoce di idrocortisone dopo un evento traumatico è efficace nella prevenzione del DSPT (Sijbrandij, Kleiboer, Bisson, Barbui e Cuijpers, 2015).

Si presume che la somministrazione di glucocorticoidi riduca il recupero di ricordi emotivi.

aumento della memoria emotiva e dell'apprendimento della paura (Sijbrandij et al., 2015). Inoltre, l'attivazione del sistema nervoso simpatico durante un evento traumatico può influenzare la formazione della memoria emotiva (Sijbrandij et al., 2015).
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sarafava di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Basi neurometaboliche delle funzioni cognitive e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Poli Andrea.