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ANTROPOLOGIA CULTURALE
Definizione di antropologia
Antropologia significa letteralmente "studio del genere umano", tuttavia si tratta di una definizione vaga ed imprecisa poiché sono molte le scienze e i saperi che studiano il genere umano, come ad esempio la sociologia che studia il comportamento dell'uomo all'interno della società, o la psicologia che studia la mente umana. Si tratta di una definizione imprecisa perché non ci suggerisce l'oggetto di studio. Ciò di cui ci occuperemo noi è ossia lo studio dei comportamenti ed espressioni del genere umano in tempi e luoghi diversi. È necessario porsi due quesiti: come e quando è nata questa disciplina? Cosa fa chi la pratica?
Comparsa dell'antropologia
Le origini dell'antropologia come disciplina scientifica non sono facili da stabilire. I primi cenni risalgono al greco Erodoto (VI secolo a.C), il quale non parlò mai di antropologia.
anche se le sue osservazioni delle differenze di costumi tra i popoli che incontrava hanno un sapore antropologico. Le radici dell'antropologia più riconoscibili risalgono all'umanesimo europeo che pone l'umanità al centro della riflessione filosofica e della produzione artistica. Il genere umano secondo gli umanisti diviene un soggetto capace di esplorare la natura e capirne i meccanismi nascosti. La svolta per l'antropologia si ebbe con la scoperta e la conquista dell'America, poiché gli europei cominciarono a interrogarsi circa la natura di queste popolazioni definite primitive e selvagge. Con l'espansione coloniale e i traffici commerciali si intensificarono i rapporti tra europei e gli altri popoli, di conseguenza iniziarono a sorgere problemi di ordine etico, morale e religioso dovuti alle differenze tra popoli che portarono gli europei a descrivere i costumi e le istituzioni sociali dei popoli lontani. Alla base di queste descrizioninon vi è però un progetto scientifico: ciò avvenne solo verso la fine del Settecento, quando filosofi e scienziati naturali cominciarono a elaborare una teoria "unitaria" del genere umano, concepito come un' unica specie e come un complesso di individui potenzialmente dotati delle stesse facoltà. L'illuminismo pone le basi per lo sviluppo del sapere antropologico, smontando alcune delle rappresentazioni ancora legate alla verità della Bibbia che facevano d'ostacolo alla comprensione dell'alterità. Si parla di antropologia come disciplina accademica solo a partire dall'Ottocento, nel corso del quale infatti si diffuse un maggiore interesse per l'esotico, soprattutto per via delle nuove colonie in Asia e in Oceania, mentre in America i nativi venivano confinati nelle riserve. Colonie e riserve furono infatti per gli antropologi luoghi privilegiati del loro lavoro. Campo di intervento degli antropologi Oggi gliantropologi studiano le culture andando a soggiornare nei contesti che sono oggetti di studio. Non è sempre stato così, infatti ci sono stati nel corso del tempo cambiamenti sia per quanto riguarda l'oggetto di studio sia per i metodi. In passato gli antropologi si sono occupati dello studio di popoli geograficamente lontani, che per molto tempo sono stati definiti "primitivi" e "selvaggi" perché forniti di una tecnologia semplice o con costumi diversi rispetto a quelli dell'occidente. L'antropologia veniva infatti definita come studio dei popoli "senza". Con il passare del tempo a questi popoli se ne sono aggiunti altri geograficamente più vicini e con istituzioni più simili. L'antropologia moderna studia fenomeni e le popolazioni del mondo di oggi. Infatti gli antropologi moderni si trovano a lavorare in contesti nuovi; lo sfruttamento degli esseri umano è un fenomeno sempre più in.aumento e non solo nei paesi poveri. Le forme di schiavità, come lo sfruttamento e la prostituzione minorile, si accompagnano ad altri fenomeni come le guerre, la povertà e le malattie che mentre nei paesi ricchi sono curabili, in quelli poveri sono ancora mortali. Gli antropologi d'oggi si trovano spesso a fare ricerca in questi tipi di contesti di violenza, povertà, malattia e guerra. Quando l'antropologia era una scienza agli albori, gli antropologi avevano raramente l'occasione di visitare di persona i popoli che studiavano; i loro studi si basavano infatti su testimonianze e informazioni raccolte da viaggiatori, esploratori, militari ecc.. Tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del XX secolo, gli antropologi cominciarono a recarsi personalmente sul luogo di studio di interesse inaugurando la pratica della ricerca sul campo. Da qui si prende coscienza del fatto che nessuna osservazione è neutra e che è necessario andare da soli a.occupiamo è un'attività di ricerca legata a un contesto storico. L'antropologia culturale è un sapere critico, in grado di non rimanere prigioniera dei propri orizzonti, con una visione comparativa e globale che si pone l'obiettivo di comprendere ogni popolo con il fine di arrivare a un confronto.
Definizioni di cultura
Ciò che gli antropologi chiamano cultura sono modi diversi con cui i gruppi umani affrontano il mondo. L'antropologia però cerca anche di mettere in luce ciò che vi è di comune o di affine tra essi.
Nel tempo il termine cultura ha assunto significati un po' diversi.
La prima definizione di cultura risale a Tylor, che, nel suo libro "Primitive Culture" ha definito la cultura come l'insieme complesso che include i costumi, le capacità e le abitudini acquisite dall'uomo in quanto membro di una società. Tylor sostiene inoltre che tutti gli uomini sono dotati di una
Il concetto di cultura è stato definito in diversi modi nel corso del tempo. Tylor, ad esempio, sosteneva che la cultura fosse l'insieme di conoscenze, credenze, arte, morale, leggi, costumi e altre capacità e abitudini acquisite dall'uomo come membro di una società. Questa definizione implica che la cultura sia un fenomeno sociale e che essa sia un dato universale, comune all'intero genere umano.
Da Tylor in poi vennero date molte altre definizioni di cultura: Malinowski riteneva che tutti gli uomini avessero bisogni primari e bisogni secondari, e sosteneva che la cultura fosse l'insieme delle risposte veniva dato a questi bisogni. Bordieu sosteneva invece che la cultura fosse un insieme di habitus, ossia un sistema di disposizioni fisiche e intellettuali che derivano dall'interiorizzazione di modelli di comportamento e di pensiero socialmente costruiti. Geertz descrive la cultura come capacità di comunicare, come un complesso di idee, simboli, comportamenti e disposizioni che vengono storicamente tramandati e accettati da un certo numero di individui, con cui quest'ultimi si accostano al mondo, in senso sia pratico che intellettuale. Un prodotto culturale è infatti derivato da un processo di condivisione da parte della collettività.
L'antropologia si occupa quindi di studiare le varie differenze e affinità culturali, poiché l'uomo è produttore di cultura. La cultura assume un ruolo fondamentale nell'uomo: come tutti gli esseri viventi dispone di un codice genetico che lo predispone a compiere una serie di azioni ma non indica quali, le azioni che l'uomo compie dipendono infatti dalla sua cultura, ossia quella che gli è stata insegnata dal gruppo a cui appartiene. (Ragazzo dell'Aveyron) Caratteristiche della cultura La cultura presenta forme interne di organizzazione, organizzazione che coincide con i modelli culturali che sono insieme di idee e di simboli propri del contesto in cui l'essere umano vive e sono per lui modelli guida. Questi modelli possono essere classificati come modelli per, ossia modelli-guida secondo cui agire, o modelli di, modelli attraverso cui pensiamo qualcosa. Possiamo dire che la cultura sia "operativa", in quanto mettel'uomo in condizione di agire in relazione ai propri obiettivi, adattandosi sia all'ambiente naturale che a quello sociale e culturale che lo circonda. La cultura è un complesso di modelli tramandati, acquisiti e selezionati; le nuove generazioni infatti ereditano i modelli delle generazioni precedenti e li integrano con modelli nuovi. Il principio di selezione avviene quando, venendo a contatto con modelli di culture differenti, si integrano nuovi modelli o si bloccano quelli incompatibili. Le culture sono in fatti sistemi aperti o chiusi, talvolta alcune culture sono più aperte di altre. Abbiamo visto che a volte dei modelli culturali possono essere imposti anche attraverso la forza e l'uso della violenza. Le culture infatti non sono entità fisse e statiche, bensì prodotti storici, ossia il risultato di incontri, cessioni, prestiti e selezioni. Possiamo dire che la cultura sia differenziata e stratificata. All'interno di una singola cultura.esistono delle differenze di comportamento e di espressioni,