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DEFINIZIONE DI UN SEGNALE
Un segnale è un'ogni della fisica che varia nel tempo, ed è proprio la variazione nel tempo che porta l'informazione. Il modo più conveniente per studiare, elaborare un segnale è quello di schematizzare il segnale stesso come una funzione matematica di una o più variabili.
CLASSIFICAZIONE DEI SEGNALI
Segnali a tempo continuo
Il dominio della funzione è l'insieme dei numeri reali. La variabile indipendente può assumere con continuità tutti i valori compresi entro un certo intervallo, eventualmente illimitato.
Segnali a tempo discreto/campionati
Il dominio della funzione è l'insieme (discreto) dei numeri interi. Questi segnali vengono chiamati, in matematica successioni, ma nella teoria dei segnali vengono chiamati sequenze. n(t): IN -> R (C)
Segnali ad ampiezza continua
Possono assumere con continuità tutti i valori reali di un intervallo (eventualmente illimitato).
Segnali ad ampiezza discreta
Hanno come codominio un insieme numerabile, eventual-mente illimitato.
Segnali analogici/continui
Sono i segnali a tempo continuo e ad ampiezza continua.
x(t): R -> R
o x(t): R -> C
Segnali numerici/digitali
Sono i segnali a tempo discreto e ad ampiezza discreta.
x(t): IN -> N
Questi segnali hanno grandi vantaggi, perché al contrario dei segnali analogici hanno valori finiti.
Segnali periodici
Nel caso di segnali a tempo continuo, diremo che un segnale è periodico se:
∃ T: x(t) = x(t+T) T ∈ ℝ
Cioè significa che il "segnale si ripete uguale a se stesso dopo un periodo di tempo T.
Segnali aperiodici
Un segnale è aperiodico se:
∀ T: x(t) ≠ x(t+T) T ∈ ℝ
Tutti i segnali che abbiamo visto finora sono segnali determinati o deterministici, cioè quando il segnale è noto attraverso un grafico, o attraverso una ben definita espressione matematica. In moltissimi casi, invece, non è possibile conoscere con esattezza a priori il valore assunto da un segnale in un certo istante, e questi segnali sono chiamati segnali aleatori, per i quali è necessario ricorrere a tecniche basate sulla teoria della probabilità e dei processi aleatori.
Proprietà elementari dei segnali determinati
Supponiamo di avere una certa resistenza R alla quale applichiamo una certa tensione V(t), e che viene attraversata da una certa corrente i(t). Allora sappiamo che per effetto Joule la potenza dissipata è uguale a: v2(t)/R oppura i2(t)R ⇒ ponendo R=1 la potenza istantanea di un segnale è legata al quadrato del segnale stesso.
Potenza istantanea
P = x2(t)
Dalla potenza posso ricavare l'energia:
Energia (potenza dissipata)
Es = ∫T x2(t) dt
SERIE DI FOURIER
Faremo un parallelo tra l'algebra lineare e la teoria dei segnali. Dato uno spazio vettoriale V si può introdurre il concetto di base, quando all'interno dello spazio è definito il prodotto scalare:
i Vi*
Quindi, se lo spazio vettoriale sarà reale, il prodotto scalare restituirà un valore reale, se lo spazio vettoriale sarà complesso, il prodotto scalare restituirà un valore complesso.
Un altro modo per definire il prodotto scalare è:
∑i=1 Vi Wi*
Allora, si può definire la norma di ν come segue:
❚ν❚ = <ν, ν>
Quindi, è possibile individuare una base ortonormale dello spazio:
zi,..., zm dove le componenti di zi sono vettori
<zi, zj> = 1 X i=j
<zi, zj> = 0 X i≠j
} ORTONORMALI
Se ho la base:
∀ν ∈V ⇒ν ≈ ∑i=1n Viei
dove Vi = <ν, ei>
Questa scomposizione non soltanto esiste, ma è unica.
Utilizzando la definizione di norma e applicandola a ν
ν = ∑i=1n Vizi
❚ν❚2 = ∑i=1❚Vis2❚ ⇒ Th. di Pitagora
SERIE DI FOURIER IN SOLI COSENI
Ponendo
C0 = A0 ||Cm||2 = Am, ∠Cm = ρm con ρ0 = 0
x(t) = A0 + Σm = 1+∞ Am cos(2πmt/T + ρn)
ATT: Vale solo per segnali reali
Am = spettro di ampiezza
ρm = spettro di fase
- ||Cm|| = λm = f frequenza che si muove su un cerchio di raggio ||Cm|| alla velocità di 2πm/T
Se facessimo la somma dei due fasori, otterremmo qualcosa che si muove sull'asse reale, quindi un coseno. Le frequenze negative (anche se in realtà non esistono) servono perché accoppiate con quelle positive formano un coseno puro (reale).
Tutto questo vale esclusivamente per segnali reali; in quanto i segnali complessi non godono della simmetria hermitiana, quindi si andrebbe a finire nel campo immaginario.
Un altro modo per scrivere la serie di Fourier è:
x(t) = A0 + Σm=1+∞ Am cos ρm cos 2πmt/T + Σm=1+∞ Am ρm sen 2πmt/T
ponendo Am cos ρm = am, Am sen = bm, con a0=0 e b0=0
x(t) Σ Σm=0∞ am cos 2πmt/T + bm 2πmt/T
SERIE DI FOURIER IN SENI E COSENI
Quindi si avrà un certo segnale troncato
nΔP(t) e con
nΔ(t) si definisce il segnale che prende la parte diversa da 0 e la ripete nel tempo.
Quindi posso applicare le serie di Fourier a nΔP(t)
nΔP(t) = ∑m Cm ej2πfmt
Cm = 1/Δ ∫-Δ/2Δ/2 nΔP(t) e-j2πfmt dt
Se mando Δ→∞?
nΔP(t) → n(t) puntualmente.
Con il passaggio al limite come cambieranno le due relazioni delle serie di Fourier?
Prima di tutto finchè Δ è finito si ha che:
fm = m/Δ
Per Δ→∞ le spaziature tra le righe dello spettro si avvicineranno sempre di più fino a diventare continue.
Le sommatorie diventerà un integrale:
x(t) = ∫ℝ X(β) ej2πβt df
Cm cioè m non saranno più interi ma reali.
Mentre Cm = 1/Δ ∫-Δ/2Δ/2 nΔP(t) e-j2πfmt dt diventerà:
X(β) = ∫ℝ x(t) e-j2πβt dt
Dimostrazione
X(β) = ∫ℝ x(t) * e-2πβ jt dt = ∫ℝ ( x(t) + x(-t)/2 + x(t) - x(-t)/2 ) * e-2πβ jt dt =
= ∫ℝ x(t) + x(-t)/2 * e-2πβ jt dt + ∫ℝ x(t) - x(-t)/2 * e-2πβ jt dt =
= ∫ℝ x(t) + x(-t)/2 * cos(2πβ t) - j ∫ℝ sen(2πβ t) * x(t) - x(-t)/2 =
= ∫ℝ x(t) + x(-t)/2 * cos(2πβ t) dt - j ∫ℝ sen(2πβ t) * x(t) - x(-t)/2 dt
Parte Pari Reale Parte Dispari Immaginaria
(7)
L'operatore trasformata di Fourier è lineare
x1(t) ⇔ X1(β)
x2(t) ⇔ X2(β)
⇒ x1(t) + x2(t) ⇔ X1(β) + X2(β)
Questa proprietà non vale nè per lo spettro di ampiezza
nè per lo spettro di fase!
|X1(β)| + |X2(β)| |ejφ1(β) * ejφ2(β)| ⇒ φ1 + φ2
NO!!!
Esempio:
∫ ξ |e-a|t|| a > 0
e-a|t| = u(t) e - a t + u(-t) e-at
= 1/a + j2πβ + 1/a - j2πβ = a - j2πβ + a + j2πβ/a2 + 4π2 β2 = 2a/a2 + 4π2 β2