vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Samuel Richardson
L’epistolario, raccolta di lettere che però raccontano una storia è uno dei primi
romanzi di Richardson. Egli era un imprenditore di se stesso: in una lettera scrive di
aver avuta solo common school education, avanti nella vita ne risente soprattutto
perché gli avrebbe dato accesso al clero, che era sinonimo di sicurezza economica. Nel
momento in cui non ci riesce si lancia nell’editoria, diventa tipografo, diventa editore,
talmente importante nell’editoria del tempo che diventa presidente della Stationary
Company. Ovviamente in quel momento la Stationars’ Company è una sorta di gilda
degli editori, coloro che producono materialmente i libri. Nella sua scrittura per
guadagno, Richardson scrive questi inserti, raccolti in seguito in un volume, chiamato
Familiar letters on Important Occasions, modelli di lettera per occasioni particolari,
scritti per i country readers, le persone poco colte. A partire da questa stesure di
Pamela
lettere, parte l’idea di scrivere un romanzo epistolare, del 1740. Questo
romanzo arriva abbastanza tardi perché Richardson non concepisce se stesso come
romanziere, però avendo tanto a che fare col mondo dell’editoria, vedendo che il
romanzo è un genere popolare, da imprenditore di se stesso si impegna nella stesura
del suddetto romanzo. L’autore si presenta come curatore di una raccolta di lettere o
un diario, questo è un espediente narrativo che fa parte dell’inizio della storia del
romanzo; la troviamo in Defoe, anche in Swift, che nella sua prefazione scrive delle
vicende editoriali del diario, però la differenza sta nel fatto che egli depotenzia il
discorso dell’autenticità, invece gli autori di novel nelle prefazioni curatoriali dei primi
romanzi servono a dare più veridicità alla finzione. Le voci narranti sono sei e questo
distingue il romanzo dalla forma diario o memoriale, usata molto spesso da Defoe:
Robinson Crusoe è un diario, Moll Flanders è un memoirs, quindi con una protagonista
che poi scrive la storia della sua vita. In Pamela la struttura invece è già più elaborata
avendo sei punti di vista, alcune lettere arricchiscono semplicemente di dettagli, la
cosa ancora più interessante è che le sei voci hanno anche sei stili diversi, da questo
capiamo che Richardson è un narratore davvero raffinato. La narrativa è quella
dell’eroina in pericolo ma la novità sta nel fatto, che ritroveremo anche negli altri
novels, che si salva da sola, a differenza del primo gotico che riprende i dettami del
romance. L’atteggiamento dell’eroina se da una parte è autonomo e indipendente, ma
comunque si devono salvare secondo i costumi del tempo, quindi costrizione, regola e
normativa. L’eroina si salva con la propria condotta, perché è una persona religiosa e
la propria moralità. Mirella Billi scrive che Pamela si afferma nei confronti del potere
maschile: lei riesce ad ottenere qualcosa da questa sua situazione di pericolo. Le
lettere sono molto dedicate all’introspezione e all’analisi dei propri sentimenti, aspetto
di profonda novità tipico del novel. Attraverso il modo in cui i personaggi provano le
loro emozioni, il lettore assorbe suggestioni, codici di comportamenti, quindi il
romanzo arricchisce e normalizza i sentimenti, Pamela dà inizio al novel of sensibility;
concetto abbastanza sfaccettato legato all’educazione femminile del ‘700, raccontano
del rapporto delle donne con la ragione. Nel 1742 Richardson scrive il sequel chiamato
Pamela in her exorted condition, un motivo ben preciso che doveva scrivere un sequel,
tutte le protagoniste di questi romanzi sono donne non sposate, che cercano il
matrimonio. Il motivo vero è stato Henry Fielding scrivendo più parodie di Pamela,
Shamela, che vede nella protagonista non un baluardo della virtù, ma come una donna
calcolatrice. Egli prende in giro l’idea di Richardson che l’epistolario dà accesso alle
emozioni profonde, l’idea che l’epistolario è più immediato. Joseph Andrews il fratello
Pamela, vive la stessa situazione di Pamela, essere insidiato dalla sua padrona; la