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Estratto del documento

Y I T

= (c + +G−c )

0 1

1−c

1

Il primo fattore è chiamato moltiplicatore, l’altro è chiamato spesa autonoma; la

produzione dipende dalla domanda, che a sua volta dipende dal reddito, che è uguale alla

produzione.

Quando nei problemi devo trovare Y = Z, faccio 1 – il coefficiente di Y.

Il moltiplicatore delle imposte:

−c 1

1−c 1

Il moltiplicatore della spesa pubblica e di molto altro, quando sono indeciso uso questo:

1

1−c 1 C Y Inclinazione ZZ moltiplicatore

0

↓ fiducia imprese, minor ↓ ↓ / /

investimento

 fiducia cons., maggior   / /

investimento

Riduzione spesa pubblica ↓ ↓ / /

Aumento PMAC    

Mercato della moneta:

s

M : offerta di moneta, regolata dalla BCE.

d

M : domanda di moneta, è l’unica cosa che posso determinare dato che l’offerta è fissa.

Più alto è il tasso di interesse dei titoli, più è conveniente tenere titoli invece che moneta;

Derivazione della domanda di moneta:

d

M Y ∙ L i

( )

=€ d

Questa equazione ci dice che M è uguale al reddito nominale €Y moltiplicato per una

funzione del tasso di interesse i, indicata con L(i); il segno meno sotto i indica che il tasso

d’interesse ha un effetto negativo sulla domanda (€Y positivo). È inclinata negativamente

Δ Δ

: spostamento lungo la curva. : spostamento della curva ( dx).

i €Y d

La condizione di equilibrio è: Offerta di moneta (M) = Domanda di moneta M ;

Curva LM. M = €Y L(i). M → ↓i; €Y → i (sposta LM a dx)

Operazione di mercato aperto espansiva: la Banca Centrale acquista titoli; la moneta in

circolazione nell’economia aumenta di pari importo.

2

Operazione di mercato aperto restrittiva: la BCE vende titoli; la moneta in circolazione

diminuisce di pari importo.   

 =  +

Assumiamo che gli individui tengano una proporzione fissa della loro moneta in circolante,

pari a c, e una proporzione fissa in depositi, pari a (1-c). La domanda di circolante e di

depositi in conto corrente saranno definite dalle seguenti formule:

d d d d

CI M D M

=c =(1−c)

La relazione tra riserve, R, e depositi, D, sarà: R = θ D θ = R/D

Combinando le equazioni, si ottiene che la domanda di riserve da parte delle banche è data

da:

d d

R M

=θ(1−c) d

La domanda di moneta emessa dalla banca centrale (H , cioè la base monetaria, opposta ai

titoli) è data dalla domanda di circolante più la domanda di riserve, sostituendo abbiamo:

d d d [ ]

[ ]

H c+ θ(1−c) M H c 1−c € YL(i)

( )

= = +θ

La condizione di equilibrio è che l’offerta di moneta emessa dalla banca entrale sia uguale

d

alla domanda di moneta emessa dalla banca centrale, ossia H=H .

Possiamo anche pensare in termini di domanda e offerta di riserve. La condizione secondo la

 

quale domanda e offerta di riserve devono essere uguali è data da:  − =  .

Possiamo anche pensare l’equilibrio in termini di uguaglianza tra domanda e offerta

 d

aggregata di moneta. Condizione di equilibrio mercato base monetaria  =  (M = M )

1

[ ]

H= c 1−c € YL i H=M

( ) ( )

+θ [ ]

c 1−c

( )

Nella parte sx dell’equazione abbiamo l’offerta aggregata di moneta, nella dx la domanda

aggregata di moneta. L’offerta aggregata di moneta è uguale alla moneta emessa dalla banca

centrale H moltiplicata per il moltiplicatore della moneta (che il primo membro a sx); la

quantità di moneta emessa dalla banca centrale è chiamata moneta ad alto potenziale, o base

monetaria. c + teta (1- c) < 1. Dato che c < 1 e teta < 1

La condizione di equilibrio nel mercato dei beni è data dalla relazione IS:

Y =  + C ( – ) + (, ) + 

0 1

Rappresenta la relazione fra il tasso d’interesse e il livello della produzione che danno

l’equilibrio nel mercato dei beni. Y fa aumentare I, mentre i fa diminuire I.

Una riduzione di i fa aumentare I ed esso fa aumentare Y, per tale ragione la curva è inclinata

negativamente. Nei problemi metto sempre Y = Z

Ogni fattore diverso da i e che modifichi Y fa spostare la curva: G, C , ↓T o cresce la

0

fiducia dei consumatori la curva si sposta verso destra e viceversa.

La relazione LM è:

M =YL(i)

P 3

A sinistra abbiamo l’offerta reale di moneta, cioè lo stock di moneta in termini di beni (e non

d s

di euro) e a dx abbiamo la domanda reale di moneta. (equilibrio: M = M )

È inclinata positivamente perché un maggiore livello di produzione implica maggiore

domanda di moneta (data l’offerta) e quindi un maggiore tasso di interesse

Ogni fattore che sia diverso da Y e che provochi una variazione del tasso d’interesse di

equilibrio sposta la curva;  M/P → la curva si sposta verso il basso.

Se le mettiamo in uno stesso grafico otteniamo: ogni punto della curva IS (che è inclinata

negativamente) corrisponde all’equilibrio sul mercato dei beni (relazione fra i e Y). Ogni

punto della curva LM (che è inclinata positivamente) corrisponde all’equilibrio sul mercato

finanziario (della moneta) (relazione fra i e Y). Ma SOLO nel punto di incrocio delle curve

entrambe le condizioni sono soddisfatte.

Un’espansione fiscale avviene quando G oppure ↓T, contrazione è l’inverso; un’espansione

monetaria avviene quando M, una contrazione il contrario. Un’espansione monetaria

quindi stimola gli investimenti più di un’espansione fiscale.

SPOSTAM. IS SPOSTAM. LM Δ PRODUZIONE Δ TASSO

D’INTERESSE

 IMPOSTE T SX / ↓ ↓

↓ IMPOSTE T DX /  

 SPESA G DX /  

↓ SPESA G SX / ↓ ↓

 MONETA M / ↓  ↓

↓ MONETA M /  ↓ 

Sia la politica fiscale che monetaria sono espansive: LM ↓ e a dx; IS  e a dx.

Politica monetaria espansiva, fiscale restrittiva: LM ↓ e a dx; IS ↓ e a sx.

Sia la monetaria che la fiscale sono restrittive: LM  e a sx; IS ↓ e a sx.

Politica fiscale espansiva e monetaria restrittiva: LM  e a sx; IS  e a dx.

Gli effetti di un’espansione fiscale sull’investimento I sono ambigui (nella monetaria no),

dato che provoca un aumento sia di Y che di i; Y fa aumentare I, mentre i fa diminuire I.

Quindi senza sapere in che misura operano questi effetti non sappiamo cosa succede ad I.

́

Y c Y I d Y i+ g

( )

=c + −T + + −d

0 1 1 2

1−c −d

1 1 1

i= A− Y

d d

2 2

A: spesa autonoma (c ); 1/d A: intercetta verticale

0 2

 (1 – c – d /d ): inclinazione.

1 1 2

Forza lavoro (L): lavoratori occupati (N) + lavoratori in cerca di occupazione (U).

Tasso di disoccupazione u (U/L). Tasso di partecipazione (L/popolo)

W = salario nominale aggregato, curva WS

e

W F u , z

( )

=P 4

e e

P : livello atteso dei prezzi è direttamente proporzionale al salario (W/P = salario reale).

u: tasso di disoccupazione inversamente proporzionale.

z: vari fattori istituzionali del mercato del lavoro, direttamente proporzionali a W.

Una riduzione dell’indennità di disoccupazione, diminuzione del grado di sindacalizzazione

o una diminuzione del salario minimo spostano la WS in basso e fa diminuire u.

Y =N

Y = produzione. N = occupazione. A = produttività del lavoro A = 1

Un modo semplice per definire come le imprese fissano i prezzi è rappresentato dalla

seguente equazione:

W 1

P=( 1+ μ W

) =

P 1+ μ

Dove μ è il ricarico del prezzo sul costo di produzione, indicato come markup. Se il mercato

dei beni fossero perfettamente concorrenziali P = W (e il markup = 0), ma le imprese

vogliono sempre un quid in più, dato che hanno potere di mercato (nel grafico uso la

seconda).

Il markup è quindi una funzione decrescente del grado di concorrenza esistente nel mercato

dei beni; pertanto ad un maggiore livello di regolamentazione del mercato dei beni (detto

Pmr, ha proporzionalità diretta) corrisponde un più ridotto grado di concorrenza.

L’equazione dei salari: Assumiamo che, nella determinazione dei salari, i salari nominali

e e

dipendano dal livello effettivo dei prezzi, P, piuttosto che dal livello atteso dei prezzi P (P =

P), ciò è vero solo nel medio periodo non nel breve.

Sostituiamo nella formula del salario P (quindi stiamo guardando il medio periodo) e

troviamo la curva del salario reale contrattato o equazione dei salari:

W u , z

( )

=F

P

In un grafico avremo sull’asse Y, il salario reale W/P e il tasso di disoccupazione u su X, con

pendenza della curva decrescente (la curva è anche chiamata WS).

L’equazione dei prezzi: la fissazione dei prezzi da parte dell’impresa comporta che il

rapporto tra il livello dei prezzi e il livello dei salari sia uguale a 1 più il markup; invertiamo

l’equazione per ottenere il salario reale, questa è l’equazione dei prezzi (salario reale di

equilibrio):

W 1

=

P 1+μ

Quest’equazione ci dice che il salario reale fissato dalle imprese è una funzione delle

decisioni di prezzo; un aumento del markup fa aumentare i prezzi a parità di salari, facendo

in tal modo diminuire il salario reale; va inserita nel grafico con l’equazione dei salari ed è

rappresentata come una retta orizzontale (la curva è anche chiamata PS).

Salati reali di equilibrio e disoccupazione: unendo l’equazione dei prezzi e quella del

salario reale otteniamo:

1

F u , z

( ) = 1+u

Il tasso di disoccupazione d’equilibrio è chiamato tasso naturale di disoccupazione u .

n

5

Un aumento dei sussidi di disoccupazione ( z) porta a un aumento del tasso naturale di

disoccupazione (diventa meno “doloroso” rimanere disoccupato) l’equazione dei salari WS

si sposta verso l’alto.

Un aumento del markup ( μ; quindi una diminuzione delle leggi antitrust), da maggiori

poteri di mercato alle aziende che quindi provoca una riduzione del salario reale e un

aumento del tasso naturale di disoccupazione; la PS si sposta verso il basso.

Dalla disoccupazione all’occupazione. u  N↓ (Y = N)

n

N=L 1−u N

( ) =L(1−u )

n n

Dall’occupazione alla produzione.

Se il livello di produzione naturale si raggiunge quando l’occupazione è pari al suo livello

naturale, è dato da: Y

(

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
9 pagine
4 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher albi94r di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Fugazza Carolina.