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LIBERTARIANISM

Molti liberisti riconoscono che la teoria di Nozick non coglie l’obiettivo. Se si parte dall’idea che le

persone contano tutte allo stesso modo (principio kantiano), allora la giustizia richiederà qualcosa

di diverso dall’auto-appartenenza. Perciò si possono distinguere due diverse teorie.

LIBERISMO COME TEORIA DEL VANTAGGIO RECIPROCO

Questa teoria viene spesso esposta in termini contrattualistici, anche se può creare confusione in

quanto la cornice contrattualistica era stata già utilizzata per parlare di liberalismo ugualitario. Ci

sono, però, alcuni tratti che lo contraddistinguono.

Per Rawls l’espediente del contratto è legato al nostro dovere naturale di giustizia, in quanto le

persone contano come fini in sé e perciò hanno diritto a uguale considerazione. L’espediente del

contratto ci aiuta a stabilire il contenuto di questo dovere naturale; per far sì che il contratto riservi

uguale considerazione, la posizione originaria fa astrazione da quelle differenze naturali (talento e

forza) che potrebbero creare diversità di potere contrattuale. Eliminando questo differenze

arbitrarie, dunque, il contratto sostituisce alla disuguaglianza fisica, un’uguaglianza morale.

Per i liberisti del vantaggio reciproco, non esistono doveri naturali o pretese morali che precedono

il contratto. Dietro la nostra naturale disuguaglianza fisica non c’è nessuna uguaglianza morale. Le

nostre nozioni morali di giusto e sbagliato non precedono il contratto, anzi sono poste in essere da

esso. I liberisti si rifanno alla teoria Hobbesiana, e affermano che nelle nostre azioni non esiste

nulla di naturalmente giusto o sbaglia, nemmeno se tali azioni arrecano danni. L’unica soluzione

vantaggiosa, perciò, è accordarsi in modo da escludere danneggiamenti. Secondo loro, fare dei

torti ai propri simili non è una cosa intrinsecamente sbagliata, ma alla lunga è interesse di tutti

accordare delle convenzioni che definiscono il giusto e l’ingiusto (esempio: definire il furto come

sbagliato è razionale e vantaggioso). Il maggior esponente di questa teoria è Gauthier, il quale

presenta il contratto come un artificio morale per porre dei limiti a tutto ciò che gli esseri umani

possono naturalmente fare. Tuttavia, i vincoli derivanti dal contratto combaciano sì con i doveri

della tradizione, ma solo in parte. Infatti, se sia vantaggioso astenersi a una convenzione dipende

dalle proprie preferenze e poteri, così che le persone forti e ben dotate potranno negoziare

condizioni più favorevoli per sé. Questo, per i sostenitori del vantaggio reciproco non è un

problema perché la teoria stessa non riconosce che gli individui possiedono uno status morale

intrinseco.

I liberisti ribadiscono che il rispetto dell’auto-appartenenza è reciprocamente vantaggioso, in

quanto è interesse di tutti riconosce l’auto-appartenenza degli altri e astenersi dal costringerli a

promuovere il nostro bene. Il vantaggio reciproco, tuttavia, non giustifica nessun altro diritto,

nemmeno il diritto a un’equa quota di risorse avallato dal principio di differenza. Un diritto simile

sarebbe sicuramente vantaggioso per i poveri ma i ricchi hanno interesse a proteggere le proprie

risorse e i poveri non sono in grado né di impadronirsene né di far sì che i costi della loro difesa

superino i benefici. Dunque, il calcolo del vantaggio reciproco approda al liberismo perché tutti

hanno l’interesse e la capacità di insistere sulla propria auto-appartenenza, mentre coloro che

hanno interesse a puntare sulla redistribuzione non sono così forti da riuscire a farsela concedere.

Ma davvero l’auto-appartenenza verrebbe garantita a tutti? Secondo Buchanan se le differenze tra

le persone sono sufficientemente grandi, i più forti posso eliminare o schiavizzare i deboli, perciò

possiamo affermare che solo un uguale dotazione iniziale può garantire l’auto-appartenenza.

Infine, considerato che i teorici del vantaggio reciproco abbandonano totalmente l’idea che le

persone abbiano un intrinseco status morale, l’approccio non è più un’interpretazione della

giustizia ma un’alternativa vera e propria della giustizia.

LIBERISMO COME TEORIA DELLA LIBERTA’

Molti liberisti difendono la libertà che preferiscono. Alcuni sostengono un principio di libertà che

afferma che nella società si deve massimizzare la libertà stessa. Questi, difendono le loro libertà

preferite sostenendo che il loro riconoscimento massimizza la libertà tra gli uomini. Altri

sostengono un altro principio che afferma che le persone hanno diritto alla libertà più ampia

compatibile con un’uguale libertà per tutti. Come vedremo, il primo principio è assurdo e non

riverse alcun fascino, mentre il secondo è una confusa riproposizione dell’argomento ugualitarista.

Dettagli
A.A. 2015-2016
2 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentinapagliarini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli - (LUISS) di Roma o del prof Maffettone Sebastiano.