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Leucodistrofie
Per leucodistrofie si intende un gruppo eterogeneo di malattie che interessano la sintesi ed il
catabolismo della mielina. In base al meccanismo patogenetico, possono essere classificate in:
Forme dismielinizzanti, caratterizzate dalla formazione di una mielina anomala;
Forme demielinizzanti, caratterizzate dalla distruzione della mielina.
In base al difetto biochimico, possono essere suddivise in:
Difetti del metabolismo lipidico;
Alterazioni delle proteine della mielina;
Organicoacidurie;
Malattie mitocondriali;
Altre cause note;
Cause non identificate.
Leucodistrofie da alterazione del metabolismo lipidico
1) Leucodistrofia metacromatica (MLD). È la forma più frequente di leucodistrofia. Esistono
forme congenite, forme tardo – infantili, forme giovanili precoci e giovanili tardive, forme
adulte. È caratterizzata da un accumulo di sulfatidi nelle cellule di Schwann e negli
oligodendrociti a causa di deficit enzimatici (come il deficit di ASA).
Le manifestazioni cliniche più importanti sono di tipo motorio. Nelle forme precoci il
paziente avrà delle turbe della deambulazione, mentre in quelle più tardivo l’esordio sarà
caratterizzato da anomalie comportamentali, ipereccitabilità e ansia che precedono i
disturbi motori. Nelle forme avanzate, si assiste ad un deterioramento neurologico che
porta a tetraplegia, epilessia e atrofia ottica.
La diagnosi si effettua con la RMN (iperintensità della sostanza bianca e dilatazione dei
ventricoli) e con i potenziali evocati (alterati ed allungati). Si possono effettuare anche dei
test genetici per identificare le mutazioni più caratteristiche, come quella dell’ASA.
Non esiste una terapia definitiva (alcuni pazienti sono stati trattati con il trapianto di
midollo); l’unico trattamento è quello dei sintomi.
2) Leucodistrofia di Krabbe. È caratterizzata dalla carenza dell’enzima lisosomiale β –
galattocerebrosidasi; viene definita anche leucodistrofia a cellule globoidi per la presenza
nel sistema nervoso di grandi macrofagi con accumuli di galattocerebrosidi. Il danno,
inoltre, è ulteriormente peggiorato dalla proteina psicosina. Si distinguono diverse forme
cliniche.
La forma neonatale ha un’evoluzione rapida ed è caratterizzata da ipereccitabilità in
seguito a stimoli sensoriali e pianto immotivato, cui seguono poi ipertonia, iperreflessia e
crisi convulsive, fino alla morte.
La forma tardo – infantile è quella più rara ed è caratterizzata da uno sviluppo motorio
regolare fino alla comparsa dei sintomi (disturbi della deambulazione, riduzione del visus,
disturbi dell’apprendimento), mentre nelle fasi avanzate il paziente avrà un ipertono
generalizzato, fino alla morte.
Esiste anche una forma adulta.
La diagnosi si effettua con la RMN (aree simmetriche di demielinizzazione), con i potenziali
evocati (alterati) e con la dimostrazione della carenza enzimatica a livello dei leucociti o
dei fibroblasti. I test genetici non sono dirimenti perché alcuni soggetti sani possono