vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Tutti i cittadini sono diventati potenziali partecipanti nelle innumerevoli interazioni e dibattiti pubblici e sono
diventati narratori, reporter, editori e broadcaster. I politici fanno ampio uso di Internet e si assiste dunque ad
una vera e propria virtualizzazione dello spazio politico.
Inizialmente, comunque, l’empowerment fornito da Internet è stato oggetto unicamente di ricerche
empiriche: la conclusione è stata che Internet riduce l’uso di altre forme di comunicazione, compresa la
partecipazione ad associazioni pubbliche e l’impegno civico. Altri studi, tuttavia, sostenevano che internet
sostituisse o aumentasse addirittura l’impegno civico e che fosse significativo per il coinvolgimento sociale.
Le persone, tuttavia, preferiscono entrare in forme di partecipazione politiche visibili, non rischiose e quasi
non effettive, piuttosto che in forme a lungo termine e rischiose. Secondo Shirky e GladWell i movimenti
sociali e le organizzazioni non governative devono “costruirsi” tramite i media con legami deboli per
raggiungere un’audience più ampia, attiva e simpatizzante.
Gli informatici, alla fine, hanno concluso che Internet è una vera e propria infrastruttura. Ormai il 50% dei
cittadini delle nazioni appartenenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)
usa Internet e le differenze con le altre nazioni sono ora minime.
La teoria della sfera pubblica di Habermas
Habermas studia le norme della comunicazione pubblica sociale nei ceti medi dell’Europa del 1800.
Ai tempi le forme di partecipazione erano molteplici e puntavano alla qualità dell’argomento: spazi come i
caffè e i saloni costituivano sfere nelle quali le norme erano condivise da tutti i partecipanti. Anche se queste
norme escludevano le donne e la classe lavorativa, identificano la sfera pubblica come luogo di scambio,
uguaglianza e apertura.
La formazione dell’opinione in una democrazia è influenzata da una rete inclusiva di pubblici sovrapposti e
subculturali aventi confini sociali e sostanziali fluidi nel tempo.
Quest’opinione è mediata dai mass media e fluisce attraverso pubblici diversi e forma quella che Habermas
chiama una struttura anarchica e un complesso che riesce a resistere all’organizzazione. L’opinione pubblica
è, comunque, vulnerabile alla pressione politica che vien dall’alto ed è influenzabile dalle distorsioni
mediatiche.
Possiede inoltre un medium di comunicazione non ristrettiva dove possono essere formulati nuovi problemi e
una comprensione collettiva.
I discorsi pubblici possiedono un potere formale ristretto o addirittura nullo, ma possono articolare
interpretazioni e interessi comuni, soprattutto su Internet.
La sfera pubblica, comunque, è esclusa dal processo decisionale, in quanto quest’ultimo spetta alla sfera
politica, precedentemente influenzata dagli attori del pubblico.
La corrente sfera pubblica-politica è come una cassa di risonanza per problemi che devono essere risolti dal
sistema politico, un sistema di avvertimento con sensori non specializzati (atti a risolvere), ma sensibili ai
problemi della società.
E’ paragonata anche ad un network atto a comunicare informazioni e punti di vista. L’autorità democratica
della sfera pubblica è ancorata alla nozione di democrazia deliberativa, in quanto la volontà politica prende
forma da processi deliberativi. Habermas parla di “proceduralismo epistemico”: per “epistemico” intende
che, tramite la razionalizzazione del discorso pubblico, si può arrivare ad un vero e proprio sapere.
Come detto in precedenza, la sfera pubblica delle società avanzate è eterogenea e complessa e le sfere
“spezzettate” di pubblico si formano con meccanismi di esclusione, ma non possono “indurirsi” in
organizzazioni o sistemi veri e propri. I limiti della sfera pubblica sono permeabili e cambiano nel tempo.
Con l’avvento di Internet, inoltre, la sfera pubblica è diventata ancora più complessa e Habermas è
consapevole delle sfide offerte dalla società contemporanea.
Il costo della democratizzazione è che l’intellettuale non costituisce più un punto focale. (Quindi, dulcis in
fundo, al giorno d’oggi la gente non corre dietro solo alle persone intelligenti, ma anche ai coglioni.)
Quindi come fa l’opinione pubblica a convergere in un punto unico ragionevole?
E’ ovvio che la democrazia sia attenta all’opinione pubblica. La sfera politica, infatti, si sta impigliando con i
mass media e stiamo assistendo, secondo Habermas, ad una liquefazione dei politici, diventati attori
costantemente sotto i riflettori di una campagna mediatica permanente.
La comunicazione politica dipende dunque dalla visibilità e dall’uso del tempo e sta lasciando spazio, a
causa dei social media, anche a non professionisti. La sfera pubblica-politica, dunque, sta diventando sempre
più stabile, grazie ai mass media e lascia spazio a un gruppo di persone esperte e attive che portano avanti la
conversazione e un vasto pubblico di osservatori.
Habermas divide il potere della sfera pubblica in tre parti:
Potere politico, che ha sempre bisogno almeno dell’approvazione del pubblico (trattandosi ormai di
un sistema democratico)
Potere economico e dei media
Tutti questi poteri, però, devono obbedire alla logica della sfera pubblica.
Sempre Habermas sostiene che Internet promuova la comunicazione politica, ma i punti focali della sfera
pubblica sono cristallizzati nei mass media, in quanto sono più strutturati, precisi e mirati. (MASS MEDIA >
INTERNET). La comunicazione politica online diventa importante solo quando si parla di processi reali,
come le elezioni.
Non è stato l’unico a dare meno importanza a Internet.
Il pensiero di Barber
Barber sostiene che Internet e le nuove tecnologie mediatiche non giochino un ruolo favorevole alla sfera
pubblica-politica, in quanto fattori come la preferenza delle immagini al testo, la tendenza degli user di
essere soli o segmentati sottrae dalla possibilità di una decisione collettiva e ben informata. La
digitalizzazione, infatti, suddivide l’informazione e crea diverse nicchie di conoscenza per un mercato di
nicchia (opinioni diverse per favorire un mercato più vario= non si raggiunge un’opinione collettiva). Una
democrazia matura dovrebbe prediligere la vera conoscenza alla semplice informazione e quindi la gente
dovrebbe affidarsi a mediatori affidabili che rendano l’informazione degna di essere accolta. Internet non ne
è capace, perché antepone l’opinione e le esigenze del singolo piuttosto che dell’intera sfera pubblica.
Il personaggio “Daily Me” di Negroponte è una personalizzazione perfetta per Internet, in quanto causa la
frammentazione della sfera pubblica, la sua segmentazione, sfere parallele e gruppi polarizzati (orientati
verso un centro esclusivo di interesse).
Con Internet l’individuo pensa a se stesso e ai propri interessi e non c’è alcuna prova del potenziale
democratico di internet. Il pensiero di Benkler
Al contrario di Hamermas, Barber e gli altri studiosi nominati in precedenza, Benkler sostiene che Internet
ha reso la sfera pubblica ancora più democratica e reattiva, in quanto Internet e i suoi collegamenti
multidirezionali hanno eliminato le barriere della comunicazione e hanno cambiato e migliorato le possibilità
di partecipare nella sfera pubblica. Grazie ai new media, quindi, si assiste ad un’espansione positiva della
sfera pubblica, fatto negativo, al contrario, per i paesi totalitari.
I cittadini non assistono soltanto, ma partecipano a questioni locali e nazionali., diventando soggetti coinvolti
nella comunicazione sociale e politica.
Come possono il ragionamento e la deliberazione rimanere intatti in quella che può essere definita una
cacofonia comunicativa? (come può un individuo ragionare e decidere nel casino causato da Internet,
insomma)
La risposta è che sopravvivono grazie alla struttura di Internet (fatta di link, feed, citazioni, retweet), che
permette all’individuo di orientarsi e diventare familiare con le problematiche alle quali è interessato.
Internet agisce dunque in modo da creare ordine in una rete enormemente attiva e diversificata.
La critica-escapismo di gruppo: C’è comunque chi sostiene che Internet non contribuisca a creare una sfera
pubblica più vasta e organizzata, ma che al contrario porti alla balcanizzazione, ossia alla formazione di
comunità parallele, gruppi isolati che coltivano opinioni introverse e diversificate e che quindi non
contribuiscono alla funzione democratica che necessita la sfera politica.
Internet condurrebbe dunque all’escapismo di gruppo, un’omofilia (somiglianza), contrario ai valori
desiderati.
Infatti, se si formano dei cluster (raggruppamento di persone con idee omogenee), difficilmente questi si
scontreranno con cluster con ideologie diverse e il dibattito, lo scambio di opinioni che danno vita alla
democrazia e che portano ad un’idea collettiva comune non inizieranno mai in principio.
Un dibattito ancora attivo è quello negli USA, dove si cerca di capire se Internet sia da accusare per
un’atmosfera politica ancora più polarizzata, in quanto i seguaci di un determinato partito, per esempio,
seguono solo i bloggers che parlano del loro partito preferito e non si informano sugli altri.
Un altro tipo di critica converge sul fatto che Internet causi marginalizzazione, in quanto vi è solo un’elité di
internet che riceve attenzione, mentre il resto rimane all’oscuro. Internet stabilisce una serie di nodi al centro
dell’attenzione di tutti e una moltitudine di siti visitati di rado.
Eppure Benkler sostiene che tutti questi collegamenti hanno un effetto democratico sorprendente.
L’infrastruttura dei media, infatti, funziona in modo da favorire liberta di espressione, diversità e
conversazione, creando un effetto positivo di convergenza senza troppo controllo e senza che le interazioni,
le pubblicazioni e le ricerche degli individui non vengano disintegrate.
“Sappiamo che la rete segue un certo ordine e che alcuni siti sono più visitati di altri. Quest’ordine, però, è
abbastanza allentato da mostrare un numero sufficiente tra il numero ridondante di strade offerte e l’effetto
è diverso dal numero ridotto di redattori dei mass media.”
Secondo Benkler Internet è ordinato e c’è un numero di collegamenti tale che nessun nodo controlli il flusso
di informazioni. La ridondanza di argomenti riduce l’argomento polarizzato, creando una diversità ordinata
più resistente al controllo dei mass media e rendendo Internet la piattaforma perfetta per la sfera pubblica
democratica. I cittadini prendono parte al dialogo e diventa