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DNA:
Nel 1945 viene scoperto che il DNA è l’elemento portatore dell’informazione
biologica attraverso gli studi di genetisti, biologici, chimici ecc. Il primo contributo
interessante lo abbiamo nel 1871 da parte di Miescher che isola da delle bende
infette i globuli bianchi dai quali estrae i nuclei producendo un preparato formato
essenzialmente dal materiale genetico. Questo materiale (denominato nucleina)
viene analizzato e si nota che è acido e molto ricco in fosforo; si nota inoltre che è
composito e la sostanza acida viene detta acido nucleico. Si notano delle
nucleoproteine appartenenti ad un gruppo basico associate con il materiale acido.
Queste proteine sono dette istoni e presentano un contenuto elevato di lisina e/o
arginina (in alcune specie a sostituire gli istoni troviamo le protamine che presentano
una struttura relativamente semplice e presentano una carica netta positiva causato
dall’elevato contenuto di arginina). Con studi sui pesci si nota che nelle cellule
somatiche c’è una maggiore presenza di istoni mentre nelle cellule sessuali si
nota una maggiore presenza di protamina e si comprese quindi che
l’informazione genetica è all’interno dell’acido nucleico.
Struttura primaria:
Levene scoprì che l’acido nucleico è un polimero composto da 4 nucleotidi.
Questi monomeri sono formati a loro volta da uno zucchero pentoso, un gruppo
fosfato e una porzione contenente azoto. Si scoprì in seguito che gli acidi nucleici
possono essere di 2 tipi: formati da ribosio, in questo caso l’acido nucleico viene
rappresentato con la sigla RNA ossia acido ribonucleico, o da 2-desossi-ribosio, in
questo caso l’acido nucleico viene rappresentato con la sigla DNA ossia acido
desossiribonucleico. In questi acidi non vi è mescolanza di uno zucchero rispetto ad
un altro: c’è la presenza di un solo tipo di zucchero in ciascun acido nucleico. A
marcare questa differenza si vide che la distribuzione non era la stessa: nel nucleo vi
è una netta prevalenza di DNA con quantità di RNA diverse a seconda dell’intensità
dell’attività metabolica cellulare con quantità elevate nel caso di cellule più attive.
L’RNA è più presente nel citoplasma e il DNA è presente nel citoplasma solo
in organelli come i mitocondri e i cloroplasti. Un altro componente che varia tra DNA
e RNA è la componente azotata: queste basi azotate possono essere di 4 tipi e 3 di
loro potevano essere comuni a RNA e DNA mentre una era diversa. Si nota che queste
basi erano composte da atomi di carbonio e di azoto formanti anelli: pirimidine
quando è presente un solo anello, purine con doppio anello. Si scoprì che
potevano esserci in RNA e DNA 2 purine, Guanina e Adenina, mentre la variazione si
ha con le pirimidine: Citosina comune ad entrambi mentre Timina presente solo nel
DNA e Uracile presente solo nell’RNA. Quindi l’unica cosa che varia fra i vari nucleotidi
sono le basi azotate.
Si è deciso di dare il suffisso “primo” agli atomi di carbonio delle basi azotate: in
posizione 2’ nel desossiribosio è presente un atomo di idrogeno mentre nel ribosio è
presente un OH che lo rende nettamente più instabile.
Il gruppo fosfato è legato all’atomo di carbonio presente in posizione 5’. Questo
gruppo fosfato presenta un atomo di idrogeno dissociato e quindi dona al DNA una
carica negativa. La carica negativa, in vivo, è saturata da ioni metallici come
Magnesio, Manganese, Zinco, Calcio e questo è necessario perché in caso contrario il
pH avrebbe un valore di 3 che renderebbe difficile svolgere molte reazioni chimiche
necessarie alla vita. La base azotata è legata nel carbonio 1’ attraverso un
legame glicosidico carbonio-azoto coinvolgendo gli atomi di azoto in posizione 9 per
le purine mentre l’atomo di azoto in posizione 1 per le pirimidine. Generalmente i
biopolimeri a base zuccherina hanno una scarsa solubilità in acqua ma in DNA e RNA si
ha una elevata solubilità in acqua.
Levene ipotizzo che il gruppo fosfato facesse da ponte fra i nucleotidi: si realizzava un
ponte fosfodiesterico che impegnava gli atomi di carbonio in 5’ e 3’ di
nucleotidi adiacenti. Ipotizzò, inoltre, che il DNA fosse un anello composto da solo 4
pirimidine (1:1:1:1) ed era quindi inadatto per la manifestazione di un determinato
carattere. Questa ultima teoria si rivelò scorretta e nuove analisi da parte di Chargaff
rivelarono che il contenuto di pirimidine poteva variare in percentuale (solo in E. coli
viene confermata l’ipotesi di un rapporto equimolare) e che nelle cellule si nota solo
una quasi ugualianza fra A e T e una quasi uguaglianza fra G e C. Questa caratteristica
non dipende nemmeno dal livello di ploidia. Quello che Chargaff nota è che la
composizione in basi del DNA varia da specie a specie: il contenuto in basi
del DNA corrisponde al primo elemento della firma genomica della specie. Si
scoprì che il DNA è una molecola molto lunga formata da centinaia di migliaia di
nucleotidi agganciati l’uno all’altro: questo lo rende una molecola estremamente
variabile e quindi è possibile che questa sequenza possa portare, in determinati tratti,
l’informazione biologica. Con ulteriori studi viene confermato che il contenuto di A
sia in rapporto 1:1 con T e che G sia in rapporto 1:1 con C (era quindi possibile
calcolare la percentuale di tutti i nucleotidi conoscendo la percentuale di uno solo):
questo permette di ipotizzare la presenza di relazioni fra le basi. Se si sommano le
percentuali A + G si nota che sono uguali alla C + T. Citosina e Adenina sono
amminobasi per la presenza in posizione 4 e 6 di un gruppo amminico mentre
Guanina e Timina sono chetobasi per la presenza in posizione 4 e 6 di un gruppo
chetonico: la somma delle percentuali di amminobasi è uguale alla somma delle
percentuali di chetobasi. Si inizia a ipotizzare, quindi, la presenza di una struttura
secondaria del DNA.
Struttura secondaria:
Alcuni fisici ipotizzano che il DNA abbia struttura cristallina e quindi si cerca di
studiarlo con la tecnica della diffrazione (i raggi X colpiscono il cristallo
impressionando degli spettri di diffrazione). Fra questi fisici c’erano Rosaline Franklin e
Wilkins che ipotizzarono, in base alla diffrazione regolare notata, una struttura
elicoidale del DNA che fa sì che si venga a generare una spirale di 20 Armstrong
e ipotizzano una distanza di 3-4 Armstrong fra i nucleotidi.
Esperimenti di titolazione acido base fecero notare che se si tratta il DNA con una base
forte, il grado di assorbimento della luce ultravioletta del DNA cambia:
l’assorbimento della luce ultravioletta è dovuta dalla presenza delle basi
azotate (per la loro forma ad anello). Abbiamo un picco di assorbimento intorno ai
260 nanometri mentre nelle proteine con amminoacidi aromatici si ha un
assorbimento intorno ai 280 nanometri: queste 2 lunghezze d’onda si utilizzano per
notare quanto DNA è stato estratto (260 nm) e la sua qualità (grado di assorbimento
della luce ultravioletta a 260 e 280: un rapporto 1:2 indica una buona qualità). Si nota
che se si effettua un cambio di temperatura si ha un cambio di proprietà: la stessa
assorbanza della luce ultravioletta aumenta con la temperatura.
Si nota, inoltre, che con un ritorno alle condizioni di neutralità e di temperatura il DNA
torna alle sue condizioni originali. Il DNA quindi cambia natura (denatura) con
variazioni di pH e temperatura e può rinaturare e tornare a manifestare le
proprietà iniziali. Questa denaturazione è dovuta alla scissione di legami meno forti
come i legami ad idrogeno che al ristabilirsi delle condizioni possono riformarsi: le
relazioni fra basi potevano essere associate alla formazione dei legami ad idrogeno.
Watson e Crick nel 1953 costruirono il primo modello del DNA (grazie ai dati di
Franklin e Wilkins e tutti gli esperimenti precedenti come quelli di Chargaff): la
molecola di DNA è composta da due catene polinucleotidiche avvolte su sé
stesse a formare una spirale. Le due catene non si possono separare senza una
mutuarotazione delle estremità libere. Il diametro della doppia elica è di 20
Armstrong formata da una ossatura di basi azotate interne disposte su un piano
perpendicolare all’asse dell’elica stessa mentre all’esterno troviamo catene
formate dai fosfati e dagli zuccheri. Le basi delle due catene si fronteggiano con
legami ad idrogeno. Ciascuna base è distanziata dall’altra di 3 Armstrong e
sono sfasate di 36 gradi. Il numero di paia di basi (bp: base pairs) è l’unità di
misura della lunghezza della catena del DNA. Le basi di un filamento risultano
appaiate alle basi dell’altro seguendo le regole di Chargaff: A-T con 2 legami ad
idrogeno e C-G con tre legami ad idrogeno (questa regola garantisce che il
diametro della spirale sia sempre fisso a 20 Armstrong). A è la base complementare
di T e C è la base complementare di G ed è quindi necessario conoscere solo la
sequenza di una catena perché questa determina quella dell’altra. Non si formano
legami ad idrogeno fra C e A e legami fra T e G in quanto le chetobasi devono
appaiarsi con le amminobasi. La distanza fra una coppia di basi e l’altra è 3,4
Armstrong. Ci sono 10 coppie di basi per ogni giro. Per rendere disponibile
l’informazione biologica è necessaria una denaturazione, almeno parziale, del DNA.
n
Per calcolare il numero di sequenze di DNA si usa la formula 4 dove n è il
numero di nucleotidi.
Le due catene sono orientate in senso antiparallelo: ad un capo troviamo libero un
gruppo fosfato legato al 5’ mentre all’altro capo troviamo un terminale gruppo OH
legato al carbonio 3’ e ovviamente dall’altra parte della catena si ha la situazione
opposta. Questo ottimizza le distanze fra basi contrapposte all’interno della doppia
elica.
Watson e Crick ipotizzarono che l’andamento della doppia elica fosse
destrogiro: in realtà esistono anche tipi e sezioni di DNA in cui l’andamento è
levogiro. Il DNA descritto da Watson e Crick è detto B-DNA ma esistono anche lo
Z-DNA (che ha struttura meno regolare ed è più allungato) e l’A-DNA (prodotto in
laboratorio). La struttura Z si realizza nel B-DNA con alcune sequenze specifiche in
particolare nel caso di sequenze ricche di citosina e guanina (sequenze poli CG). Sono
quindi presenti isole CG in cui vi è un contenuto relativamente elevato di citosina e
guanina e dove la struttura del DNA sia a Z. La forma Z ha una forma più slanciata e ci
sono 12 coppie di basi per ogni giro.
DNA e cromosomi:
Se si valuta il contenuto medio di DNA pe