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K).
Vasi corticali e sui pedicelli astrocitari ricevono contatti da fibre contenenti Ach,
NA, 5HT, GABA, dopamina, peptidi. Sull’endotelio non ci sono recettori per Glu.
NO e prostaglandine vengono rilasciate dai neuroni e causano vasodilatazione.
Quindi l’attività di gruppi di neuroni aumenta il flusso di sangue in quel preciso
gruppo di neuroni.
Si è visto che quando c’è un’intensa attività neuronale, il flusso ematico
aumenta molto, come anche la captazione di glucosio, con minor aumento del
consumo di O2, quindi la maggior parte del glucosio viene utilizzato nella via
glicolitica senza poi entrare nel ciclo di Krebs e nella fosforilazione ossidativa,
si produce e si rilascia lattato. Quindi una parte di energia viene fornita ai
neuroni grazie al lattato formato nelle cellule gliali. Gran parte dell’energia
utilizzata dalle cellule gliali e dei neuroni è necessaria per l’attività delle pompe
Na/K. Nei neuroni attivi, il consumo di questa pompa aumenta ulteriormente.
Durante l’attività sinaptica, nelle sinapsi glutammatergiche, il Glu viene captato
dagli astrociti in cotrasporto con 3 molecole di Na. Il Na intracellulare aumenta
e stimola fortemente l’attività della pompa Na/K, che consuma più ATP. Quando
l’ATP diminuisce si attiva la glicolisi. Il glucosio diminuisce e viene captato
all’esterno. Il glucosio viene trasformato in lattato che viene captato dai
neuroni. Quindi tutto viene coordinato localmente.
I neuroni utilizzano buona parte del lattato delle cellule gliali per ricavare
15-18 moli di ATP per ogni mole di lattato. Una parte la convertono in
glutammato. Lo scambio di Glu tra neuroni e cellule gliali è dimostrato dalla
presenza dei moltissimi trasportatori presenti su entrambi i tipi cellulari.
Il lattato di provenienza sistemica viene captato molto poco, solo in casi di
sforzo intenso (perchè ci sono pochi sistemi di captazione dal circolo).
Il glicogeno cerebrale si trova soprattutto negli astrociti. Noradrenalina,
istamina, serotonina, etc. stimolano la glicogenolisi. Glicogeno si trova anche
nelle cellule ependimali dei ventricoli e in alcuni neuroni del tronco encefalico.
L’attività neuronale mobilizza rapidamente questa piccola riserva di glicogeno.
Nell’insieme astrocita e neurone costituiscono l’unità energetica cerebrale.
In passato si è creduto che il neurone fosse metabolicamente indipendente, ma
si è visto che questo scambio di neurotrasmettitori (ciclo Glu-Gln) sia la
produzione di lattato sono degli elementi molto importanti per la regolazione
del microambiente neuronale.
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Barriera emato-encefalica
Protegge il SNC dalle variazioni momentanee che si possono avere a livello del
circolo (per esempio dopo un pasto aumentano in modo significativo molti
elettroliti, come anche tossine e microrganismi). Quindi questa barriera
costituisce un ostacolo. Ha una permeabilità selettiva.
E’ permeabile a molecole lipofile come ossigeno, CO2 e alcool.
Molte altre molecole devono raggiungere il parenchima cerebrale: tutti i
nutrienti. Questi lo fanno con trasportatori specifici: per glucosio, L-Dopa
(precursore della dopamina, utile per la terapia al Parkinson), Colina,
aminoacidi.
Piccole molecole proteiche come insulina o leptina vengono endocitate e
trasferite da un versante all’altro della barriera. La barriera è costituita da un
endotelio non fenestrato, molto poco permeabile, che presenta molte giunzioni
strette. La presenza di queste giunzioni e la loro regolazione dipende dai
pedicelli degli astrociti.
Anche il trasporto per pinocitosi è scarso.
Sotto l’endotelio c’è la membrana basale e poi i pedicelli degli astrociti. In più
ci sono i periciti.
Ci sono piccole aree del SNC in cui la barriera ematoencefalica è scarsa: l’area
postrèma, aree coinvolte nel rilascio di ormoni, epifisi, eminenza mediana. In
queste aree sono riconosciute molecole tossiche che evocano vomito,
regolazione endocrina, osmolare.
Liquido cefalorachidiano
La funzione è di tipo protettivo, per ridurre l’impatto di danni meccanici. Il
volume totale è intorno ai 140 ml, con una produzione di 500 ml/giorno. C’è un
ricircolo continuo. Viene prodotto continuamente e riassorbito dalle
granulazioni aracnoidee del Pacchioni e dai villi aracnoidali. Il liquor ed il liquido
extracellulare hanno una composizione simile. Su un volume di circa 1,5 L di
liquido cerebrale, 1000 ml sono rappresentati dal contenuto cellulare, 150 ml
sono rappresentati dal sangue, più 250-300 ml rappresentati da liquor e liquido
interstiziale.
Il liquor si trova nei ventricoli e negli spazi subaracnoidei. Ci sono delle
giunzioni aperte per scambi tra liquor e liquido extracellulare a livello della pia
madre e delle cellule ependimali dei ventricoli.
Il prelievo di liquor è importante per capire cosa sta succedendo a livello
dell’encefalo.
Il liquor non ha cellule del sangue e ha pochissime proteine, per quanto
riguarda la concentrazione elettrolitica, rispetto al plasma c’è una minor
concentrazione di K ed una maggiore di Na e Cl. E’ isotonico con il plasma.
Si rinnova 3-4 volte al giorno. Le cellule responsabili sono quelle dei plessi
corioidei, strutture molto vascolarizzate. Sono cellule specializzate, con molti
microvilli e ciglia (4-5) immerse nel liquor.
La formazione del liquor comincia, con una ultrafiltrazione del plasma
attraverso pori e fenestrature dei capillari, che si accumula sotto la membrana
basale delle cellule epiteliali dei plessi corioidei. Poi l’ultrafiltrato passa
attraverso queste cellule, che ne modificano la composizione facendo sì che il
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liquor contenga più Na e Cl e meno K rispetto al plasma. Ci sono quindi diversi
tipi di trasportatori.
Il liquor è secreto continuamente, quindi c’è anche un continuo riassorbimento.
La secrezione genera un piccolo gradiente di pressione (tra la pressione del
liquor e quella che c’è a livello del seno sagittale superiore) che fa sì che il
liquor scorra attraverso i ventricoli, negli spazi aracnoidali e venga riassorbito a
livello del seno sagittale superiore dove si trovano i villi e le granulazioni
aracnoidali. Qui ci sono delle valvole unidirezionali che permettono il passaggio
del liquor dallo spazio subaracnoideo verso lo spazio venoso ma non viceversa.
La permeabilità a livello di queste strutture è relativamente buona e quindi è
relativamente facile riassorbire il liquor.
Nella scatola cranica sono contenuti 1500 ml di liquido. Questa non è
espandibile, quindi se del liquido si accumula, è inevitabile che si venga a
creare una compressione.
I liquidi si possono accumulare in seguito ad una situazione di edema:
aumenta del K extracellulare, del Glu (con associato un maggior
riassorbimento di Na) possono portare ad un aumento di liquidi. L’edema
cerebrale è una situazione molto grave e pericolosa che può comparire durante
le ascensioni in alta quota (mal di montagna).
Un aumento di liquido, l’idrocefalo, è associato ad un ostacolato riassorbimento
del liquor.
Per analizzare il sistema nervoso esistono vari metodi:
1. Sistemi comportamentali (senza investigare particolarmente i meccanismi
che hanno scatenato una determinata risposta).
2. Sistemi non invasivi, come EEG.
3. Esperimenti eseguiti sugli animali o sull’uomo durante interventi di
neurochirurgia.
4. Studi in vitro, in cui non si osserva l’uomo o l’animale nel suo insieme, ma si
fanno degli studi su colture cellulari o fettine di tessuto (in questo caso si
mantiene l’architettura del tessuto).
5. Tecniche di imaging (per esempio la TAC), che permettono di valutare
esattamente cosa succede all’interno della scatola cranica e di vedere in
modo funzionale la risposta di determinate aree a particolari stimoli.
Attualmente viene usata la risonanza magnetica che permette di vedere
l’attivazione di aree per svolgere particolari funzioni.
Così si sono individuate molecole e strutture di canali.
38 Potenziale di membrana
Tutte le cellule hanno un potenziale di membrana, inteso come differenza di
cariche a cavallo della membrana. Quindi fra il lato esterno e della membrana
plasmatica esista una differenza di potenziale elettrico. In condizioni di riposo
questa differenza è negativa all’interno della cellula. Nelle cellule eccitabili
rappresenta il potenziale di membrana di riposo. Questo fa presupporre che
nelle cellule eccitabili questo potenziale possa essere variato. I neuroni hanno
un potenziale di membrana di -65/-70 mV.
Per misurarlo si usano dei microelettrodi, simili a quelli del Patch Clamp, che
però in questo caso deve penetrare all’interno della cellula.
I microelettrodi sono riempiti di una soluzione conduttrice (di solito ricca di K)
e sono collegati ad apparecchiature per la rilevazione. La cellula deve essere
immersa in una soluzione isotonica. Se i due elettrodi vengono messi fuori
dalla cellula il pdm è uguale a 0. Nel momento in cui uno dei due elettrodi
penetra dentro la cellula, il pdm passa al valore effettivo. Se l’elettrodo viene
mantenuto all’interno della cellula senza alcun tipo di stimolazione, si mantiene
il pdm di riposo.
Il potenziale di riposo è solitamente stabile nella maggior parte delle cellule, se
non avviene un certo tipo di stimolo. Questo è vero in tutte le cellule tranne le
cellule pacemaker, che hanno fluttuazioni spontanee, in modo da depolarizzarsi
lentamente e far nascere dei potenziali d’azione.
Le cellule non eccitabili hanno anch’esse un pdm, ma a dei valori meno
negativi, (-10 mV per i globuli rossi).
Le variazioni vengono causate dall’applicazione di neurotrasmettitori o da
stimoli di tipo sensoriali.
Questi stimoli possono far variare il pdm di riposo verso valori negativi:
iperpolarizzazione, cioè una variazione del pdm verso valori più negativi
rispetto al pdm di riposo. In senso opposto, ci possono essere variazioni
positive: depolarizzazioni, in cui il pdm di riposo diventa meno negativo.
La soglia per i canali Nav è di circa -55 mV.
L’esistenza di un pdm implica che ci sia una distribuzione non uniforme di
cariche elettriche tra l’interno e l’esterno della membrana. La differenza di
cariche è molto piccola e riguarda le cariche che si addensano in vicinanza
della membrana plasmatica (c’è un accumulo di cariche negative sul versante
intracellulare ed un accumulo di cariche positive su quello extracellulare), ma
sono molto poche rispetto alla totalità delle cellule e non influiscono
sull’elettronegatività.
All’interno della cellula si trovano pochi ioni Na, molti K, poc