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Vena porta: deriva dalla confluenza di tre rami:
vena splenica o lienale
– vena mesenterica superiore
– vena mesenterica inferiore
–
penetra nel fegato normalmente con due o più radici.
Le affluenti, che sono dei rami minori rispetto alle tre radici principali, sono:
vena gastrica sinistra
– vena gastrica destra
– vene cistiche
– (vena ombelicale che poi diventa legamento rotondo)
–
Generalità sulla porta
La definizione di una vena porta: vena situata tra due sistemi capillari.
Di conseguenza è anomala, e anche quelle vene epatiche che dal sistema capillare del fegato porta
sangue alla vena cava inferiore: rete mirabile venosa.
Anastomosi porta-cava: sono delle zone in cui in una certa parte dell'organo il sangue defluisce
lungo vene che portano lungo la vena cava e in altre parte lungo vene che portano alla porta e tra
queste due "vie" ci sono delle anastomosi.
Circolo esofageo: nella parte bassa dell'esofago abbiamo una rete capillare che defluisce nella
porta, mentre nella parte alta abbiamo il sistema di emiazigos che va nella cava inferiore.
Ipertensione nelle zone di anastomosi---> emorragia che riversa il sangue nell'esofago e viene poi
vomitato.
Piccole vene porte in rapporto col fegato, vene porte accessorie:
vene cistiche
– vene del legamento falciforme
– vene del legamento coronario
–
Tutto il sangue che ha circolato nel fegato che viene dai diversi vasi che abbiamo visto, circola nei
capillari sinusoidi, raccolto nelle vene centrolobulari che andranno a confluire nelle tre vene
epatiche o sovraepatiche ed infine nella vena cava inferiore che è in stretto rapporto con il fegato.
Segmenti del fegato
Si è posto il problema di identificare delle parti che potessero essere oggetto di epatoctemie parziali.
Si possono identificare dei segmenti in base all'irrorazione: sono 8. (non sono da sapere)
Sono relativamente autonomi l'uno rispetto all'altro per quanto rigurada la distribuzione della vena
porta rispetto ad un altra.
Linea di Cantlie: segue la fossa cistica, l'ilo, passa a sinistra della vena cava inferiore. Separa le due
grosse parti che corrispondono all'insieme di segmenti che sono vascolarizzati dai due rami della
vena porta (quindi due grossi territori all'interno dei quali si identificano i vari segmenti)
Anatomia microscopica del fegato
Innanzitutto sappiamo che c'è poco connettivo: è un organo
parenchimatoso in cui il parenchima è abbondante. Il connettivo è posto
in superficie: la Glissoniana riveste tutto il fegato in superficie,è a sua
volta rivestita dal peritoneo viscerale, e una volta arrivata a livello
dell'ilo segue i rami della porta, a. Epatica, dotti biliari e si spinge
all'interno del fegato.
Gli epatociti veri e propri sono molto omogenei: se guardiamo una
sezione di fegato a medio ingrandimento li vediamo: sono delle lamine
di cellule con un citoplasma ampio e ben colorabile, e possiedono uno due nuclei. Fra una lamina di
cellule e quella vicina ci sono degli spazi che sui vetrini sembrano vuoti, ma ad alti ingrandimenti
vediamo dei vasi che sono dei capillari sinusoidi. Quindi si tratta di cellule molto vicine ai vasi.
La superficie di ogni cellula presenta una doccia sulla
membrana plasmatica che si combina con quella della cellula
adiacente per formare un canalicolo biliare: la bile prodotta
dagli epatociti viene riversata qui, i capillari biliari non hanno
una parete propria.
Schema di un epatocita Un nucleo, con molti mitocondri, Rer
abbondante, Golgi accumulato in
certe zone.
La cellula in sezione ha una forma
poligonale: i poli di questo poliedro
sono rivolte verso i sinusoidi: per
questo sono dette poli vascolari. Fra
la parete del sinusoide e la membrana
plasmatica della cellula c'è uno
spazio molto importante detto spazio
di Disse: contiene un liquido
intercellulare abbastanza simile alla
linfa ma è carico di metaboliti. Ci
sono altre faccette di questo poliedro
che si chiamano poli biliari dove si
formano le docce che danno origine
ai capillari biliari che hanno una parete complicata e non liscia.
I complessi di Golgi sono rivolti verso il canalicolo biliare. Ai lati del canalicolo ci sono delle
giunzioni cellulari. Attorno al capillare sinusoide troviamo delle fibre reticolari, molto sottili e
abbondanti. Schema di capillare sinusoide: è
discontinuo, ci sono delle cellule endoteliali
e degli interstizi tra una cellula e l'altra che
possono permette dei passaggi. Hanno
quindi un calibro non costante per le
caratteristiche discontinue della parete. Nei
sinuosidi del fegato abbiamo delle cellule
endoteliali ma altri due tipi cellualri:
sul versante interno del vaso: cellule
– di Kupffer che sono dei macrofagi
con attività fagocitaria marcata, partecipano alla formazione del vaso
sul versante esterno dell'endotelio: cellule di Ito o stellate, non è ben chiara la funzione,
– sono coinvolte quasi certamente in eventi patologici del fegato come la cirrosi epatica dove
aumenta notevolmente la compenente di connettivo
Sezione di fegato a piccolo ingrandimento: notiamo un disegno geometrico messo in evidenza da
dei vasi dove non si vede, se non a forte ingrandimento, del connettivo, e degli altri spazi dove il
connettivo è abbondante: vene centrolobulari (al centro del lobulo epatico classico) e sono l'inizio
del sistema delle vene sovraepatiche, mentre invece gli spazi periferici con del connettivo sono detti
spazi portali perchè come componente principale c'è un ramo della vena porta, uno o pià rami della
a. Epatica e di dotti biliari, tutti avvolti da connettivo.
Il termine lobulo classico è quello più evidente ed è il primo storicamente descritto, però poi
successivamente con gli studi istofisiologia e anatomia patologica sul fegato, si è visto che a volte è
comodo abbandonare il concetto di lobulo classico e ragionare su altre unità di divisione.
Il sangue circola dalla periferia verso la vena centrolobulare: per questo notiamo un andamento
radiale. I rami che arrivano dalla vena porta si anastomizzato con quelli della a. Epatica per poi
andare a confluire nella vena centrolobulare.
Un altro modo di suddividere il parenchima epatico è il lobulo portale: è il triangolo che si
otteniene unendo le tre vene centrolobulari: al centri avremo uno spazio portale e quindi la
direzione della circolazione sarà centrifuga e non centripeta come nel lobulo classico.
Terza modalità: acini epatici (importanti in anatomia patologica): si crea un asse connettivo-
vascolare tra due spazi portali: ci sarà un primo settore di questo acino che è più ossigenato, un
secondo settore in cui il sangue è un po' meno ossigenato e una terza zona che arriva fino alla vena
centrolobulare dove il sangue è venoso: quindi sono aree che possono entrare in sofferenza
graduale.
Vie biliari intraepatiche:
La bile viene prodotta all'interno degli epatociti e riversata verso il polo bilare dell'epatocita, scavati
tra queste docce caratterizzate da complessi giunzionali che formano un canalicolo biliare privo di
parete propria. Quindi la bile defluisce dall'epatocita in questi capillari biliari: poi andrà a finire in
dei dotti biliari intralobulari che raccolgono tutti i capillari biliari e che si trovano nello spazio
portale. I capillari che non hanno parete propria si continuano in altri tipi di vie biliari intraepatiche:
colangioli o dotti di Hering, hanno una parete propria formata da un epitelio cubico formato da
colangiociti; man mano che ci si avvicina allo spazio portale l'epitelio si alza diventando cilindrico
semplice con un connettivo che si somma per dar luogo ad una mucosa e si aggiungono anche le
cellule mucipare che aggiungono muco alla bile.
La tonaca propria della mucosa andando verso l'ilo si arricchisce di qualche fibrocellula muscolare
liscia.
Quando si arriva all'ilo del fegato: qui le vie biliari intraepatiche arrivano con due radici poi quando
escono si riuniscono a formare il dotto epatico. La variabilità di disposizione di queste formazioni è
importante nel campo dei trapianti.
Vie biliari extraepatiche
Incominciano a livello dell'ilo del fegato: due radici del dotto epatico che si riuniscono per formare
il dotto epatico propriamente detto, poi c'è una deviazione che è il dotto cistico che conduce alla
cistifellea, colecisti, vescichetta biliare. La bile viene qui accumulata e concentrata, arricchita di
muco e quando arriva materiale nel duodeno c'è una stimolazione della contrazione della cistifellea
che riversa il suo contenuto che andrà a percorrere il dotto cistico in senso inverso.
Dopo abbiamo il dotto coledoco che sbocca a livello della papilla duodenale maggiore insieme al
dotto pancreatico principale.
Dimensioni:
cistifellea: 8-10 cm
– dotto coledoco: 6-8 cm
– CISTIFELLEA
E' situata nella fossa cistica della faccia inferiore del fegato, il peritoneo si comporta in modo
abbastanza variabile: normalmente mantiene la cistifellea nella sua posizione infossata, mentre
molte volte l'avvolge di più (es. Mesocisti). Il fondo della cistifellea si proietta sul punto di Murphy
che è nel margine laterale del retto dell'addome destro e la parte bassa della decima costa.
L'intersezione è il punto cistico.
Non è solo un sacchetta dove si riversa la bile, ma ha anche una funzione assorbente e di
cambiamento della bile. La superficie interna presenta delle depressioni separate da creste che
tendono a scomparire quando la cistifellea si riempe.
Se facciamo una sezione della parete vediamo che c'è un epitelio cilindrico semplice dove ci sono
delle cellule alte con un orletto a spazzola (sono cellule con dei microvilli), non sono in fondo molto
diverse dagli epatociti e hanno in comune la spiccata attività assorbente. Verso il polo apicale si
vedono delle vescicole di pinocitosi, sotto all'epitelio c'è invece una tonaca propria molto
vascolarizzata.
La cistifellea si divide in: fondo, corpo e collo.
Il collo ha dei rilievi trasversali detti valvole che però non sono delle
vere valvole e nella mucosa troviamo delle ghiandole tubulo acinose
essenzialmente mucipare--> produco muco, la bile si concentra.
Al di sotto della mucosa troviamo una tonaca muscolare ed infine una
sierosa nei punti dove è rivestita da peritoneo. Il dotto
cistico si
fonde con
il dotto epatico per dare il coledoco :
questo è il tratto più lungo (7-8 cm) che
da dei rapporti che variano durante il
percorso: il coledoco passa dietro alla
parte alta del duodeno e si infila nella C
duodenale.
Ha diversi