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S.
non sono particolarmente problematiche e sono sostenute da patogeni quali
pneumoniae, H. influenzae, S. aureus M. Catarrhalis
e (questi ultimi 3 però sono molto
importanti per la terapia, poiché producono β-lattamasi che conferisce resistenza alla
penicillina).
Generalmente le forme batteriche si manifestano in modo acuto, con febbre alta,
marcata leucocitosi, faringodinia, odinofagia, linfadenite satellite, presenza di
essudato giallo-biancastro sulla superficie tonsillare (le cosiddette “placche”), cefalea
e vomito. In più, se l’infezione è sostenuta dallo SBEGA, si avranno petecchie sul
palato ed eventualmente disfagia, sintomo di una complicanza che è l’ascesso.
Generalmente la situazione si risolve dopo una settimana di terapia antibiotica.
N.B. non sempre è facile distinguere tra una forma virale e una batterica basandosi
esclusivamente sull’esame obiettivo, perché:
Le placche giallo-biancastre sulle tonsille non sono tipiche solo delle forme
batteriche, ma anche della mononucleosi infettiva (EBV);
L’eritema del palato non è tipico solo delle forme virali, ma anche dell’infezione
da SBEGA, che dà petecchie.
Forme croniche e recidivanti
Le forme acute batteriche, soprattutto quella da SBEGA, possono cronicizzare: i
sintomi diventano meno aggressivi ma persistono per lungo tempo (>3 mesi).
Capita invece molto più frequentemente di trovarsi di fronte a una forma recidivante
o ricorrente: in sostanza si tratta della manifestazione di una forma acuta, ma a
cadenza multipla nel corso di un anno (almeno 3 episodi all’anno per 3 anni). Anche in
questo caso il batterio più propenso a dare forme recidivanti è proprio lo SBEGA. I
motivi di ciò sono da ricercare principalmente nel fatto che la terapia non è adeguata,
o per errori nella scelta del farmaco e/o della posologia, o per una scarsa compliance
dei pazienti, o perché col tempo si sono venuti a creare ceppi resistenti che hanno
sviluppato meccanismi di difesa, o ancora perché il batterio viene spesso protetto dal
biofilm di cui entra a far parte e da altri batteri, anaerobi e produttori di β-lattamasi.
Streptococco β-emolitico di gruppo A
Si diffonde, in genere, all’inizio dell’inverno e alla fine della primavera. Il contagio
avviene tramite le goccioline di Flügge, e dopo un’incubazione di 2-5 giorni si
manifestano i sintomi della faringotonsillite acuta già citati. Colpisce prevalentemente
i bambini in età prescolare e scolare, mentre è molto raro nei bambini sotto i 2 anni, in
cui si manifesta con una sintomatologia attenuata. Esiste anche la condizione di
portatore sano, che non presenta sintomi ma all’esame colturale risulta positivo per
lo SBEGA, quindi può diffondere il patogeno.
Ciò che però preoccupa di questo batterio non è la faringotonsillite in sé, ma le
numerose complicanze, anche gravi, che si possono manifestare in un secondo
momento.
Le complicanze si dividono in:
1. S :
UPPURATIVE
Epiglottidite;
o Tracheo-bronchite;
o Polmonite;
o Mastoidite;
o Otite media;
o Sinusite;
o Ascessi, che possono formarsi in sede:
o Peritonsillare;
Retro-faringea;
Latero-cervicale.
Le raccolte ascessuali tendono poi a scendere verso il basso, fino ad
insinuarsi nelle fasce del collo e, nei casi davvero gravi, nel mediastino,
dando una mediastinite. A causa della formazione di questi ascessi si
possono manifestare alcuni sintomi critici, come marcata disfagia e
conseguente scialorrea (non si riesce a deglutire la saliva), trisma (per
infiltrazione dei muscoli pterigoidei interni) ed eventualmente anche
stridore e/o dispnea;
2. N :
ON SUPPURATIVE
Malattia reumatica;
o Glomerulonefrite post-streptococcica;
o Artrite reattiva;
o
3. M : sindrome dello shock tossico, che può essere data
EDIATE DA TOSSINE
anche dallo Stafilococco.
Diagnosi di infezione da SBEGA
Per la diagnosi sono importanti:
Score di McIsaac, ottenuto con anamnesi ed esame obiettivo:
Temperatura > 38°C 1
Assenza di tosse 1
Adenopatia dolente 1
laterocervicale
Tumefazione o essudato 1
tonsillare
Età tra i 3 e i 14 anni 1
RAD-Test (Rapid Antigen Detection), con tecniche immunoenzimatiche. È poco
sensibile, ma rapido e molto specifico;
Esame colturale, lento ma molto sensibile e specifico, inoltre dà
l’antibiogramma. In sostanza è un esame di conferma, da effettuare se il RAD
risulta negativo ma:
1. Score di McIsaac = 5;
2. Score di McIsaac = 3-4 con alto sospetto di SBEGA. Terapia
medica
Si fonda sugli
antibiotici.
Quello di
prima scelta
è la
penicillina.
Però, come
detto, spesso
ci possono
essere
fenomeni di
resistenza. In
questi casi si
possono
utilizzare:
Penici
lline
semisintetiche (es. Amoxicillina) + acido clavulanico: sono ad ampio
spettro, pertanto non rappresentano la prima scelta. Il problema è che sono le
più prescritte, anche erroneamente, e questo rischia di diventare col tempo un
fattore per la comparsa di nuovi ceppi resistenti;
Cefalosporine: costose ma efficaci, ad ampio spettro;
Macrolidi: meno efficaci, da usare solo in casi selezionati di farmaco-resistenze
o reattività crociate;
Clindamicina.
Terapia chirurgica
Spesso in seguito a una complicanza di tipo suppurativo, nelle forme croniche o in
alcune forme recidivanti non è più possibile intervenire con la sola terapia medica, e si
opta per la tonsillectomia tramite dissezione a freddo (si possono utilizzare anche
altri metodi, ma la dissezione a freddo è quella indicata).
Le linee guida italiane per ricorrere alla chirurgia sono le seguenti:
A B < 3 B > 3
DULTI AMBINI ANNI AMBINI ANNI
OSAS OSAS + marcata OSAS + marcata
Tonsillite batterica ipertrofia tonsillare ipertrofia tonsillare
(grado 3-4) (grado 3-4)
acuta ricorrente