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PER RIFIUTI PER RIFIUTI
PER RIFIUTI NON PERICOLOSI
INERTI PERICOLOSI
Decreto Legislativo 13 Gennaio 2003, n° 36 3
LOCALIZZAZIONE DI UNA DISCARICA
CONTROLLATA
Fattori Escludenti
• Eccessiva vicinanza da punti di approvvigionamento di acque
potabili
•
Presenza di falde idriche
•
Suoli caratterizzati da eccessiva permeabilità
•
Vicinanza di zone soggette ad esondazione
•
Instabilità delle rocce e dei terreni sui quali insisterebbe
•
Eccessiva vicinanza a nuclei abitati presenti o previsti dagli
strumenti urbanistici
•
Interferenza con sistemi di grande comunicazione
•
Presenza di particolari vincoli pianificatori, incompatibili con la
presenza di un impianto di smaltimento rifiuti 4
LOCALIZZAZIONE DI UNA DISCARICA
CONTROLLATA
Fattori Favorevoli
•
Presenza di terreni naturali a scarsa permeabilità o comunque di
strati impermeabili sufficienti a proteggere eventuali acquiferi
sfruttati a scopo idropotabile
•
Possibilità di garantire il drenaggio continuo dell’ammasso di rifiuti
con deflusso naturale del percolato (per gravità)
•
Presenza di zone già degradate che verrebbero risanate e restituite
all’ambiente a seguito di una corretta gestione della discarica
•
Facilità di accesso legata alle caratteristiche viabilistiche della zona
•
Favorevoli condizioni climatiche, nei riguardi principalmente del
bilancio idrologico
•
Possibilità di inserire la discarica nel paesaggio con impatto visivo
positivo 5
LOCALIZZAZIONE DI UNA DISCARICA CONTROLLATA
La contemporanea considerazione di tutti i criteri, lascia poco spazio
per siti definibili idonei ad ospitare una discarica.
Si prendono in considerazione tutti i vincoli e, per i limiti individuati,
si adottano misure preventive atte a compensare i rischi.
I fattori negativi riscontrati ma comunque accettati costituiscono punti
deboli della discarica progettata e devono essere mantenuti
sotto stretto controllo.
In generale, una sempre maggior cura dovrà essere dedicata alla
localizzazione di discariche dei rifiuti di diversa natura al crescere
della pericolosità dei rifiuti stessi. 6
POSSIBILI FORME DI DISCARICA
A seconda del sito scelto, la discarica può assumere diverse forme;
Discariche in aree depresse
Discariche in rilevato
Discariche in valle
Discariche in pendio
Discariche in caverna 7
Discariche in aree depresse
Occupano spesso aree precedentemente degradate da attività
estrattive, implicando quindi un impatto positivo sul paesaggio
Fondamentale è la realizzazione di una impermeabilizzazione sicura
e la prevenzione delle migrazioni di biogas.
Discarica in area depressa con deflusso Discarica in area depressa con deflusso
forzato del percolato naturale del percolato 8
Discariche in rilevato
Possono creare problemi di impatto visivo, se non inserite in maniera
opportuna in una morfologia già movimentata da rilievi naturali.
Pendenze adeguate: Facilità raccolta percolato;
Difficoltà installazione sistemi di captazione del biogas.
Discarica in rilevato 9
Discariche in valle e discariche in pendio
In entrambe le tipologie le pendenze accentuate permettono di
massimizzare il ruscellamento delle acque superficiali e non
esistono ostacoli al deflusso per gravità del percolato dal fondo
della discarica.
Aspetto importante è la stabilità dell’ammasso, che deve essere
studiata attentamente con particolare riguardo al drenaggio del
corpo della discarica. Infatti la presenza di falde sospese creerebbe
potenziali superfici di scivolamento tra gli strati di rifiuti.
Discarica in pendio con
Discarica in valle rilevato al piede
Discarica in pendio 10
Discariche in caverna
Sono riservate ai rifiuti più pericolosi, considerata anche l’esiguità
di siti disponibili per questo scopo.
Veri e propri depositi perfettamente isolati dall’ambiente esterno,
gestiti come magazzini in cui i rifiuti vengono depositati in appositi
contenitori contrassegnati e catalogati.
Discarica in caverna 11
CONTROLLO DELLE EMISSIONI DALLA DISCARICA
Oltre ai controlli in fase di accettazione e deposito dei rifiuti devono
essere monitorati anche i processi di trasformazione dei rifiuti
depositati e le emissioni ad essi conseguenti.
TRASFORMAZIONI SUBITE DAI RIFIUTI:
• Lisciviazione: prodotta dal contatto tra l’acqua che percolando
attraverso la matrice solida porosa si arricchisce di sostanze
inquinanti (percolato)
• Degradazione biologica della frazione organica con conseguente
produzione di biogas e sottrazione di materia alla fase solida
• Cedimento della massa solida sotto l’effetto della compattazione e
del peso degli strati depositati successivamente 12
La fase solida deve rimanere confinata entro i limiti della discarica,
mentre la fase liquida (percolato) e quella gassosa (biogas) devono
essere estratte in modo controllato e con la massima efficienza.
Necessità di isolare la discarica dall’ambiente circostante attraverso
idonea impermeabilizzazione, convogliando con appositi canali
preferenziali i flussi liquidi e gassosi verso l’esterno. 13
Impermeabilizzazione del deposito
La corretta impermeabilizzazione del fondo e delle pareti del deposito
è una condizione necessaria (non sufficiente) per garantire il controllo
delle emissioni.
A seconda della natura e delle caratteristiche del terreno che ospita la
discarica Impermeabilizzazione Impermeabilizzazione
naturale artificiale 14
Impermeabilizzazione naturale
Attuabile in terreni caratterizzati da idonei spessori di argilla e privi
di falde idriche sfruttabili a scopo idropotabile.
Tecnicamente ci si limita a regolarizzare il fondo e le pareti del
deposito modellandoli con le opportune pendenze e costipando il
materiale fine.
Si mantiene il terreno indisturbato e nel suo stato di compattazione
naturale, a meno di piccoli strati molto superficiali.
CONTROLLI:
Effettuare opportune prove in sito, per verifìcare che lo spessore del
suolo naturale impermeabile al di sotto del fondo della discarica
raggiunga almeno alcuni metri. 15
Impermeabilizzazione artificiale
Necessaria quando il terreno che ospita la discarica non ha le
caratteristiche di impermeabilità tali da garantire la non diffusione
degli inquinanti.
MATERIAL1:
• Miscele di materiali naturali (argille, limi, ...) e manti di materiali
plastici (PEAD);
• Materiali bituminosi su supporti di cemento.
CARATTERISTICHE DEI MATERIALI
• Permeabilità
• Resistenza meccanica
• Stabilità geotecnica
• Resistenza termica
• Resistenza chimica 16
Ancoraggi del manto di impermeabilizzazione
Al fine di evitare lacerazioni del manto, è opportuno che gli
ancoraggi superiori non siano rigidi.
Ideale è il tradizionale sistema di ANCORAGGIO IN CANALETTA
RIEMPITA DI TERRENO. 17
ANCORAGGIO IN CANALETTA RIEMPITA DI TERRENO.
18
Controllo delle emissioni di biogas
La composizione del gas biologico è stimabile come:
Metano 52-60%
Anidride carbonica 39-45%
Altri gas 5-13%
Potere calorifico 4.400-5.100 kcal/Nmc
Prodotto della degradazione anaerobica della S.O. presente nei rifiuti
effettuata ad opera di particolari ceppi batterici che si sviluppano nel
corpo di rifiuti depositato.
In discariche di inerti, caratterizzate da valori di carbonio residuo
minimi non si hanno quantità apprezzabili di biogas. 19
Andamento temporale della produzione di biogas
• Prima fase instabile durante la quale si hanno idrolisi e
fermentazione acida della S.O.; si hanno brevi punte di biogas,
costituito essenzialmente da CO ed occasionalmente idrogeno. Tale
2
fase dura generalmente qualche mese dalla deposizione.
• Seconda fase stabile che può durare diversi anni e corrisponde alla
degradazione anaerobica della S.O., operata da batteri metanigeni e
acidogeni; si ha un notevole aumento nella produzione di biogas che si
stabilizza e la sua composizione si attesta su valori tipici (CH =55% e
4
CO =45%). Diminuisce la concentrazione di inquinanti nel percolato;
2
in tale fase si può realizzare un positivo recupero di energia dal
biogas.
• Fase di esaurimento in cui diminuisce la produzione di biogas e la
concentrazione del percolato. A questo punto una eventuale rottura
20
del manto di impermeabilizzazione non desta preoccupazione.
!!!!!: scala temporale logaritmica!! 21
Valutazione della produzione di biogas in fase di progetto
Modello matematico che simula l’attività di degradazione da parte dei
batteri basandosi su una cinetica del primo ordine.
dC/dt = - kC
C: Substrato disponibile
k: Coefficiente di biodegradazione
La velocità di produzione di biogas è proporzionale alla velocità di
rimozione del substrato: La produzione specifica di biogas nel tempo è
calcolata: g = G e -kt
o
G : quantità massima di gas producibile a partire dalla sostanza
o
organica disponibile. 22
Il tratteggio verticale rappresenta la porzione di gas che la discarica è
in grado di degradare da sola, grazie alla presenza di batteri che
risiedono nello strato di copertura superficiale, che ossidano il metano
prodottosi.
Durante la fase di esaurimento della degradazione biologica la
produzione di biogas diminuisce progressivamente fino al punto in cui
si può interrompere lo smaltimento controllato di biogas, in quanto è
sufficiente la sola azione biologica della discarica. 23
Smaltimento del biogas
Il biogas è generalmente non tossico, ma comunque pericoloso e di
conseguenza va opportunamente captato e smaltito.
In assenza di un sistema efficiente di smaltimento il biogas si
accumula nel corpo del rifiuto provocando sovrapressioni, con
conseguente fuoriuscita e dispersione.
I principali agenti di pericolo del biogas sono costituiti dall’effetto
asfissiante (CO ) e da quello esplosivo (CH ).
2 4 24
Fasi dello smaltimento del biogas
Captazione
Trasporto
Aspirazione
Pretrattamento
Accumulo
Trattamento
Recupero di energia
Riutilizzo di energia 25
Sistemi di captazione del biogas
Pozzetti trivellati a deposito ultimato
Difficoltà di mettere in comunicazione i pozzetti con il sistema di
drenaggio di fondo
Captazione efficace solo nelle zone libere dal liquido (percolato)
Necessità di installare pompe pneumatiche per l’estrazione periodica
del percolato Aumento considerevole dei costi. 26
Sistemi