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Nelle linee pure che lui aveva preso le piante avevano tutti e due i caratteri del
seme verde (giallo), (avendo lo stesso allele vengono chiamate omozigoti), ma
le piante della prima generazione filiale sono differenti, sono dette eterozigoti,
perché presentano un allele per il colore giallo e un allele per il colore verde.
Lui non sapeva spiegarsi il perché, ma in tutti i casi simili uno dei due caratteri
risultava dominante rispetto all’altro, mentre l’altro era considerato recessivo.
Mendel osservò che, nella F2, il carattere recessivo che sembrava scomparso
nella F1, ricompare in 1/4 degli individui della F2 che presentano fenotipo
recessivo, mentre i restanti 3/4 presentavano fenotipo (l’aspetto esterno
determinato dagli alleli del genotipo [l’insieme di tutti i caratteri genetici])
dominante.
Un buon modello deve permettere di fare delle previsioni!
Mendel allora fecondò una pianta della F1 con una pianta a semi verdi (due
soggetti diversi, su cui fare delle previsioni), Mendel si aspettò una
probabilità del 50% che si presentino semi verdi o semi gialli, infatti ottenne
circa 2000 semi verdi e circa 2200 semi gialli. La stessa probabilità la
ottenne anche studiando l’incrocio con le piante che presentano gli altri
caratteri.
Questo gli permise di formulare la Prima Legge di Mendel, o Principio della
Segregazione:
“I due membri di una coppia di geni (alleli) segregano (cioè si separano)
durante la formazione dei gameti”
Mendel non si accontenta qui, incrociò anche due linee pure che differiscono
per due caratteri nello stesso momento (semi gialli e lisci / semi verdi e rugosi).
L’incrocio dà delle piante eterozigoti per entrambi i caratteri nella prima
generazione filiale. Mendel sapeva cosa aspettarsi conoscendo la dominanza
del giallo sul verde e del liscio sul rugoso.
Mendel prosegue incrociando la pianta eterozigote della F1 con piante
omozigoti recessive per i geni, ottiene come risultato tutti e quattro i fenotipi
possibili nelle stesse proporzioni, perché nell’eterozigote originale quando si
formano i gameti, essendo ciascuno di questi geni su un cromosoma diverso, i
genotipi che si creano sono quattro. Ottenendo così caratteri che non erano
presenti nella generazione parentale (gialli e rugosi / verdi e lisci) secondo le
proporzioni 9:3:3:1 su 16 zigoti ottenuti dall’incrocio.
Questo esperimento gli permette di apportare le osservazioni citate sopra,
permettendogli cosi di enunciare la Seconda Legge di Mendel (o Principio
dell’Assortimento Indipendente):
“I geni che controllano caratteri diversi si distribuiscono nei gameti in modo
indipendente gli uni dagli altri”.
Mendel definisce le leggi dell’ereditarietà e le collega al processo di
produzione dei gameti (si sapeva che esistevano, ma non si sapeva come
si riproducevano o dove fossero situati i geni).
Per 30 anni Mendel non è stato minimamente considerato fino a che , 35 anni
dopo, nel 1900, tre ricercatori (De Vries, Correns e Tschermak) che non
poterono ignorare il lavoro di Mendel, e loro dovettero citarlo per forza nella
pubblicazione del loro articolo “The Birth of Genetics” spiegando esattamente
tutto quello che Mendel fece. Nel frattempo si erano capite più cose rispetto ai
cromosomi, alla produzione dei gameti, e le nuove scoperte davano credito a
quello che Mendel aveva già scoperto 35 anni prima. Quindi si cominciò a
pensare che i geni si trovassero sui cromosomi, ma ci vollero altri 50 anni prima
di dimostrare che l’informazione genetica è digitale e scritta nel DNA.
Però cominciarono a presentarsi eccezioni, e in alcuni esperimenti del 1950 si
accorsero di altri aspetti. (ad esempio cosa succede quando due caratteri si
presentano sullo stesso cromosoma? Mendel aveva preso, quasi per caso,
piante che presentavano diversi caratteri singoli e che si trovavano su
cromosomi diversi).
Attorno al 1910 circa ci furono degli autori che cominciarono ad avere risultati
un po’ diversi da quelli espressi da Mendel; furono presi in considerazione da
Bateson alcuni caratteri riguardanti il colore del fiore e le caratteristiche del
polline. Osserv Attesi
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