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CARATTERI GENERALI DEI PLASTIDI
- I plastidi sono organuli semi autonomi e si trasmettono di cellula in cellula, si
moltiplicano per scissione binaria, tipica delle cellule batteriche (quindi i plastidi hanno
avuto origine quando la cellula procariota è stata inglobata da quella eucariota, teoria
endosimbiotica);
- Esistono delle cellule vegetali nei procarioti che sono in grado di effettuare la fotosintesi e
che nel corso dell’evoluzione, hanno mantenuto le caratteristiche che sono tipiche delle
cellule batteriche.
- Nelle cellule embrionali, troviamo i plastidi, che non sono differenziati e prendono il nome
di “proplastidi”. Le cellule embrionali danno origine alle cellule meristematiche, ovvero
cellule di un tessuto da cui poi deriveranno gli altri tessuti differenziati; normalmente le
cellule meristematiche si trovano agli apici della radice e del caule.
- I proplastidi sono di piccole dimensioni, presentano un sistema di endomembrane
scarsamente sviluppato. Sono delimitati da una doppia membrana.
Quando si differenziano assumono funzioni e aspetto, che derivano da fattori esterni come:
- luce (importante per attivare almeno un tipo di plastidio);
- temperatura ( importante per il metabolismo cellulare);
- sali soluti come ad esempio il ferro.
Derivano anche da fattori interni come: il nucleo.
Come si differenziano i proplastidi?
• Se il proplastidio è colpito dalla luce, diventa un giovane cloroplasto.
Il processo è lento, perchè deve esserci il tempo necessario affinchè si attivi la molecola di
clorofilla (che prima di diventare clorofilla, è una protoclorofilla, la quale viene idrogenata e
trasformata in clorofilla). Il cloroplasto poi si sviluppa e inizia la fotosintesi.
• Il proplastidio, può diventare anche un leucoplasto se la cellula non riceve luce (leucos=senza
colore), quindi i pigmenti che ci sono all’interno di questo plastidio non vengono attivati.
• Il cromoplasto, è un plastidio che non contiene la clorofilla a, ma si colora grazie ad altri
pigmenti: la colorazione varia dal giallo al rosso. Il leucoplasto può diventare cloroplasto o
cromoplasto. Il cloroplasto può diventare leucoplasto e cromoplasto, più difficilmente un
cromoplasto può diventare cloroplasto.
• A volte il cloroplasto può trovarsi in una condizione intermedia: in questo caso, ci troviamo
di fronte a un “ezioplasto”. In genere questo fa parte della fase intermedia tra il passaggio da
protoplasto a cloroplasto, in quanto un ezioplasto è un plastidio che non ha ancora attivato la
clorofilla.
Plastidi adulti
I plastidi sono delimitati da un involucro, costituito da membrana esterna e interna (separate
da uno spazio), che circonda una sostanza amorfa detta “stroma”.
Differenze tra membrana esterna e interna:
MEMBRANA ESTERNA: - ricca di galattolipidi, quindi ha bassa densità;
- è permeabile a molecole di modeste dimensioni, grazie alla
presenza di porine (proteine transmembrana che formano canali
idrofilici);
- si trova il complesso multiproteico Toc, un macchinario che
riconosce le proteine e le trasferisce all’esterno;
MEMBRANA INTERNA: - è sede di enzimi coinvolti in vie biosintetiche del plastidio;
- si trova il complesso Tic, che seleziona i metaboliti e permette il
passaggio di piccole molecole;
Entrambe devono riconoscere le proteine codificate dal nucleo, essenziali per la struttura e
funzionalità del plastidio.
Le proteine che troviamo a livello di membrana del plastidio, sono proteine strutturali che
vengono costruite all’esterno dell’organulo, cioè codificate dal nucleo e costruite nel
citoplasma.
La produzione di proteine all’interno del proplastidio, si ha in quanto lo stroma contiene DNA,
RNA e ribosomi cioè gli elementi necessari per la sintesi delle proteine.
Questi elementi ci riportano alla teoria endosimbiotica, con la quale viene giustificata la
presenza dei plastidi all’interno della cellula eucariota vegetale: i ribosomi nello stroma, hanno
le stesse dimensioni dei ribosomi batterici.
Plastidi
Si dividono in tre gruppi : CROMATOFORI
Fotosinteticamente attivi Fotosinteticamente non attivi
- plastidi che contengono clorofilla a - non contengono pigmenti fotosintetici,
e altri pigmenti non verdi; ma altri pigmenti;
Abbiamo poi i LEUCOPLASTI, che non contengono pigmenti differenziati e hanno funzioni di
riserva.
Cromatofori fotosinteticamente attivi
CLOROPLASTI: Sono quelli che noi troviamo a partire dalle alghe verdi, le briofite e tutte
le piante superiori (si trovano quindi in tutte le piante verdi).
I pigmenti contenuti sono le clorofille a-b-c-d-e e poi altri pigmenti
definiti carotenoidi.
FEOPLASTI: non è verde, ma appaiono di colore bruno e contengono la clorofilla “a”e c; il
colore bruno è tipico delle alghe brune dette (feoficee). Il pigmento che da la
colorazione bruna è la fucoxantina, che maschera il verde della clorofilla a.
RODOPLASTI: contengono clorofilla a, d, c e un altro pigmento, ovvero la ficoeritrina.
Questi sono tipici delle alghe rosse, fotosinteticamente attive, ma la ficoeritrina
prevale sulle clorofille.
ARCHIPLASTO: qui troviamo la clorofilla a, la ficocianina e la ficoeritrina.
In realtà non possiamo parlare di un organulo preciso, in quanto facendo
parte dei procarioti, non hanno un plastidio vero e proprio, ma troviamo i
pigmenti come la clorofilla a e poi ficocianine e ficoeritrine che conferiscono
il colore azzurro.
Cromatofori fotosinteticamente inattivi
Troviamo solo i cromoplasti: - presentano delle membrane interne, ma non hanno un
sistema tilacoidale;
- Il passaggio da cloroplasto a cromoplasto si ha in seguito alla
degradazione delle clorofille e dell’apparato fotosintetico;
- I pigmenti presenti sono i carotenoidi, in particolare le
xantofille (giallo) e i caroteni (arancio);
- Il colore dei fiori e dei frutti è importante perchè attira animali
impollinatori e animali che sono coinvolti nella dispersione
dei semi.
- Nelle foglie senescenti (invecchiate), i plastidi posso assumere
un aspetto simile a quello dei cromoplasti, in realtà questi
organelli vengono detti “gerontoplasti” e rappresentano uno
stadio degenerativo irreversibile dei cloroplasti.
Leucoplasti
Hanno funzione diversa in base alla sostanza che contengono:
- Accumulano: amido (amiloplasti, accumulano carboidrati sottoforma di amido), oli,
proteine (proteinoplasti), lipidi (elaioplasti);
- Gli amiloplasti: - si ha l’evoluzione dal proplastidio al leucoplasto. Il proplastidio ha un
sistema lamellare accennato da cui si forma una vescicola iniziale che si
accresce, detta “vescicola amilifera”, dove si accumulerà l’amido
secondario (derivato dalla fotosintesi).
- sono in grado di polimerizzare gli zuccheri solubili, ma non sanno
sintetizzarli. L’amido secondario degli amiloplasti, è una riserva a lungo
termine.
- Questi organelli si trovano in particolare nelle cellule parenchimatiche
di tutti gli organi, ma sono più abbondanti nelle parti d’accumulo della
pianta come radici, tuberi, rizomi ecc..
- Gli amiloplasti maturi, hanno lo stroma interamente occupato dai
“granuli d’amido”, e la loro forma dipende dall’accumulo di strati di
amido intorno ad un centro di formazione definito “ilo” (può essere
centrale o eccentrico). ⲁ-glucosio
- L’amido è un polimero di (monomero): l’amilopectina (ha
una catena ramificata, legami 1-6) e l’amilosio (ha una catena con
andamento sferoidale, legami 1-4).
L’amilopectina è dominante rispetto all’amilosio, inoltre se a contatto
con l’acqua, l’amilosio è solubile mentre l’amilopectina no.
Se colorati con lo iodio, l’amilopectina diventa rosso-viola e l’amilosio
azzurrino.
I granuli interi invece, in presenza di iodio, diventano azzurro-viola,
in quanto il colore dell’amilosio è più intenso dell’amilopectina.
- Gli amiloplasti non accumulano solo carboidrati: nelle cellule della cuffia
radicale (apice radicale), gli amiloplasti funzionano come statoliti,
ovvero sono coinvolti nella percezione dello stimolo gravitropico (la
radice si accresce verso il basso, gravità positiva, mentre il tronco verso
l’alto, quindi gravità negativa).
Il peso esercitato dai granuli stimola la divisione delle cellule
meristematiche, che in base alla posizione degli statoliti, sarà più
frequente da un lato rispetto a un altro.
- L’amido secondario è una riserva, ma in alcune specie come polisaccaride
di riserva la pianta utilizza l’”inulina” che si trova nel vacuolo ad esempio
nella Dalia e nell’Inula viscosa.
Cloroplasti
Cosa contiene il cloroplasto?
Nelle piante inferiori (es. alghe) i cromatofori sono pochi, grandi, con forma appiattita,
lobati, nastriformi o stellati. Nelle piante superiori sono numerosi, piccoli, di forma
lenticolare e non sono regolari (hanno una parte piana e l’altra convessa).
Perciò dal passaggio di piante inferiori a quelle superiori, si ha un vantaggio per le piante
superiori: il fatto che i cloroplasti sono numerosi e molto piccoli, gli permette di orientarsi
all’interno della cellula in modo che gli arrivi la quantità di luce necessaria per la fotosintesi.
All’interno del cloroplasto, troviamo dei ripiegamenti di membrana tilacoidali, che si sviluppano nello
• All’interno del cloroplasto, troviamo delle regioni più scure chiamate “grana”, cioè dei
stroma. In alcune regioni i tilacoidi formano vescicole appiattite che si sovrappongono e formano i
sacchi membranosi a forma di disco che sovrapposti prendono il nome di “tilacoidi granali”.
“grana”, mentre le membrane singole che non formano i grana, costituiscono i tilacoidi intergrana.
Ci sono poi i tilacoidi stromatici, che si trovano generalmente lungo l’asse maggiore del
I tilacoidi stromatici si trovano lungo l’asse maggiore del cloroplasto e uniscono i grana.
cloroplasto e uniscono i grana. L’insieme dei tilacoidi, costituisce un sistema chiuso di
L’insieme dei tilacoidi, costituisce un sistema chiuso di membrane che racchiude una singola camera
membrane che racchiude una singola camera detta “lume”.
detta lume.
• Il sistema dei tilacoidi è immerso nello stroma. In questo possiamo osservare delle masse
lipidiche detti plastoglobuli, che contengono i carotenoidi, invece i pigmenti clorofilliani
sono contenuti nei sistemi di membrane.
• Il DNA è una cellula nel suo insieme, ma si divide in DNA nucleare e DNA plastidiale.
• Negli organismi inferiori con i cloroplasti grandi, troviamo dei centri detti “pirenoidi”, i qu