8. LA SINTESI PROTEICA: TRASCRZIONE
Nella seconda metà dell’Ottocento, cominciò a farsi strada
nella storia della biologia l’idea che il i geni sono fatti di DNA.
All’inizio del Novecento, poi, i genetisti avevano già stabilito
una relazione fra i geni e i cromosomi, ma furono necessari
altri cinquant’anni per comprendere il ruolo centrale del
DNA. La struttura del DNA proposta da Watson e Crick spiegava due funzioni fondamentali del DNA - Il
materiale genetico va incontro a duplicazione, che può realizzarsi facilmente grazie alla complementarietà
delle basi appaiate: ogni filamento, separato da quello complementare, può essere utilizzato come stampo
per produrre un nuovo filamento. - Nel materiale genetico è depositata l’informazione genetica di un
organismo. Le informazioni genetiche sono contenute nella sequenza lineare delle basi azotate che
formano ciascun filamento. I geni guidano la costruzione delle proteine. I genetisti statunitensi George W.
Beadle ed Edward L. Tatum ipotizzarono che l’effetto sull’organismo dell’espressione di un gene, cioè il
fenotipo, fosse mediato dall’attività di un enzima; formularono l’ipotesi «un gene, un enzima» -> Un gene,
una catena polipeptidica. L’informazione passa dal DNA alle proteine. Crick cominciò a considerare il
problema del rapporto fra DNA e proteine. Questo lo portò al DOGMA CENTRALE DELLA BIOLOGIA
MOLECOLARE: ‘il gene è un tratto di DNA contenente le informazioni per la produzione di una catena
polipeptidica, ma la proteina non contiene l’informazione per la produzione di altre proteine, dell’RNA o
del DNA’ Tale principio solleva due interrogativi: 1. in che modo l’informazione passa dal nucleo al
citoplasma? 2. in che rapporto stanno una determinata sequenza nucleotidica del DNA e una determinata
sequenza amminoacidica di una proteina?
1. La TRASCRIZIONE e l’ipotesi del messaggero. Da un filamento di DNA di un particolare gene si
formasse per copia complementare una molecola di RNA, l’RNA messaggero o mRNA
2. La TRADUZIONE e l’ipotesi dell’adattatore. Una sequenza di DNA si trasforma nella sequenza di
amminoacidi di un polipeptide, tramite un adattatore: deve esistere una molecola adattatrice
capace di legarsi in modo specifico a un amminoacido e di riconoscere una sequenza di nucleotidi:
l’ RNA transfer, o tRNA
La trascrizione richiede:
- uno stampo di DNA per l’appaiamento complementare delle basi: uno dei due filamenti del DNA
- i quattro ribonucleosidi trifosfato: ATP, GTP, CTP e UTP che facciano da substrato
- l’enzima RNA polimerasi che catalizza l’aggiunta di un nucleotide in direzione 5’- 3’ come la DNA
polimerasi ma a differenza di essa non necessita di un primer.
Lo stesso processo è responsabile della sintesi del tRNA e dell’RNA ribosomiale (rRNA). Anche questi RNA
sono codificati da geni specifici. Negli eucarioti vengono anche trascritti piccoli RNA nucleari (snRNA),
microRNA e i piccoli RNA interferenti (small interfering, siRNA). All’interno di ciascun gene viene trascritto
uno solo dei due filamenti di DNA, il filamento stampo, mentre il filamento complementare resta non
trascritto.
La trascrizione prevede tre fasi:
1. L’INIZIO della TRASCRIZIONE richiede un PROMOTORE, una speciale sequenza di DNA alla quale si
lega la RNA polimerasi. I promotori sono sequenze di controllo che «dicono» all’RNA polimerasi tre
cose: da dove far partire la trascrizione, quale filamento del DNA trascrivere, in quale direzione
procedere. Una parte di ogni promotore è il sito di inizio, dove incomincia la trascrizione.
Esistono differenze fra i PROMOTORI degli eucarioti e quelli dei procarioti. Nei PROCARIOTI, il promotore
è una sequenza di DNA situata nell’estremità 5’ della regione che codifica una proteina; possiede due
sequenze fondamentali: la sequenza di
riconoscimento, ossia la sequenza riconosciuta
dall’RNA polimerasi (sequenza – 35) , e il TATA box
(così denominato poiché ricco di coppie di basi AT)
sequenza a - 10, che si trova più vicino al sito di inizio
e in corrispondenza del quale il DNA inizia a
denaturarsi per esporre il filamento stampo. La
trascrizione comincia all’interno della bolla di
trascrizione in un sito da cinque a nove paia di basi
oltre la sequenza -10. Esistono fattori di trascrizione,
fattori sigma nei procarioti, che possono aiutare la
RNA polimerasi a determinare quale gene ed in quale
momento della vita della cellula deve essere
espresso.
L’RNA polimerasi degli eucarioti non è in grado di legarsi semplicemente al promotore e di iniziare a
trascrivere; essa infatti si lega al
DNA soltanto dopo che sul
cromosoma si sono associate varie
proteine regolatrici dette fattori di
trascrizione. Il primo fattore di
trascrizione si lega al TATA box,
inducendo un cambiamento del DNA,
favorendo così il legame di altri
fattori di trascrizione (tra cui l’RNA
polimerasi) che vanno a formare il
complesso di trascrizione.
2. Allungamento
Dopo che l’RNA polimerasi si è legata al promotore apre il DNA e legge il filamento stampo in direzione
3'→5‘. Come la DNA polimerasi, anche la RNA polimerasi aggiunge i nuovi nucleotidi all’estremità 3' del
filamento in crescita, quindi la direzione in cui cresce l’RNA è da 5' a 3', ma non ha bisogno di un primer per
dare inizio al processo. I ribonuclosidi
trifosfato vengono usati come substrati e
utilizzano il rilascio dei due fosfati come
energia per la polimerizzazione. Il nuovo
RNA si allunga verso l'estremità 3'
partendo dalla prima base che costituisce
l'estremità 5'; di conseguenza l’RNA
trascritto è antiparallelo al filamento di
stampo del DNA.
3. Terminazione
Analogamente al sito di inizio, sul filamento stampo del DNA ci sono particolari sequenze di basi che ne
stabiliscono la terminazione. Negli eucarioti i meccanismi non sono ancora ben chiari. Nei batteri esistono
due meccanismi: l’RNA forma un’ansa nella parte
terminale causando il distacco della RNA
polimerasi oppure esistono sequenze sull’RNA alle
quali si legano proteine che inducono il distacco
dell’RNA dal DNA stampo. Negli eucarioti il primo
prodotto della trascrizione è più lungo dell’mRNA
maturo e deve andare incontro a un notevole
processo di trasformazione prima di essere tradotto.
L’informazione per la sintesi proteica risiede in un codice genetico. La sequenza di nucleotidi che compone
l’RNA contiene le informazioni necessarie a ottenere gli amminoacidi: è il linguaggio del codice genetico.
Ogni sequenza di tre basi lungo la catena polinucleotidica dell’RNA è un’unità di codice, o CODONE, e
specifica un particolare amminoacido. Ciascun codone è complementare alla corrispondente tripletta di
basi nella molecola di DNA su cui è stato trascritto. Il codice genetico crea una corrispondenza tra i codoni e
i loro specifici amminoacidi. Esistono molti più codoni di quanti siano i diversi amminoacidi delle proteine.
Con quattro possibili «lettere» (le basi) si possono scrivere 64 parole di tre lettere (i codoni), ma gli
amminoacidi specificati da questi codoni sono solo 20. AUG, che codifica la metionina, è anche il codone di
inizio, il segnale che avvia la traduzione (o sintesi proteica). Tre codoni (UAA, UAG, UGA) funzionano da
segnali di terminazione della traduzione, o codoni di stop; quando il dispositivo per la traduzione
raggiunge uno di questi codoni, la traduzione si interrompe e il polipeptide si stacca. Il codice è degenerato
ma non è ambiguo. infatti a quasi tutti gli amminoacidi corrispondono più codoni. Perciò si dice che il
codice è degenerato. Il codice genetico non è però ambiguo: un amminoacido può essere specificato da più
codoni, ma un codone può specificare un solo amminoacido. Il codice genetico è (quasi) universale, un
codone specifica sempre lo stesso amminoacido. Quindi il codice deve essersi affermato in tempi remoti e
da allora si è conservato immutato durante tutta l’evoluzione.
Il CAP facilita il legame dell’mRNA maturo al ribosoma e protegge l’mRNA
dalla digestione da parte delle ribonucleasi.
La coda di poli-A può facilitare la
fuoriuscita dell’mRNA maturo dal
nucleo ed è importante per la
stabilità dell’mRNA
Geni interrotti e lo SPLICING del pre-mRNA negli EUCARIOTI. Molti geni che codificano proteine
contengono anche sequenze non codificanti, dette INTRONI, intercalate ai tratti codificanti che sono
chiamati ESONI. I geni formati da esoni e introni sono chiamati geni interrotti; ognuno di essi inizia e finisce
con un esone. Ogni esone codifica una piccola parte della proteina; queste parti sono definite domini. Gli
introni sono presenti in quasi tutti i geni degli
organismi eucarioti. Nel caso dei geni interrotti, la
produzione di mRNA comporta, oltre alla
trascrizione, un passaggio ulteriore: la rimozione
dal trascritto primario di mRNA, definito pre-
mRNA, dei trascritti degli introni e la successiva
saldatura dei trascritti degli esoni: SPLICING
dell’RNA. Lo SPLICEOSOMA: un apparato per tagliare ed unire l’RNA. Molecole
fatte di RNA e proteine chiamate snRNP si legano a sequenze consenso
che delimitano gli introni nei trascritti di pre-mRNA. Successivamente si
legano altre proteine, dando origine a un gran complesso, lo
spliceosoma, che determina con grande precisione la posizione di ogni
taglio nel pre-mRNA.
9. SINTESI PROTEICA: TRADUZIONE
delle informazioni portate dall’mRNA avviene nei ribosomi e richiede la
presenza di tRNA, enzimi, fattori di vario genere, ATP e amminoacidi.
Trascrizione e traduzione sono accoppiate nei batteri, mentre negli
eucarioti sono separate. Negli eucarioti le catene polipeptidiche si
allungano a mano a mano che vengono aggiunti nuovi ribosomi; Questo fenomeno porta alla
formazione di POLISOMI che aumentano la velocità di sintesi proteica.
Struttura del tRNA Il caricamento dei diversi tRNA avviene grazie a una famiglia di
enzimi, gli amminoacil-tRNA-sintetasi, che legano l’amminoacido al
tRNA tramite un legame ad alta energia.
I ribosomi sono strutture
complesse in grado di assemblare
correttamente una catena polipeptidica, trattenendo nella giusta posizione l’mRNA e i tRNA carichi.
Ognuno è costituito da due subunità, una maggiore e una minore che si uniscono solo
durante la traduzione.
Negli eucarioti, la subunità maggiore è composta da tre molecole diverse di RNA
ribosomiale (rRNA) e da 45 molecole proteiche differenti; la subunit&a
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