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Argomenti:
- Meccanica della frattura lineare elastica
- Statica
- Variabile
- Teoria della plasticità
- Corpi assialsimmetrici
- Dischi rotanti
- Lastre sottili con differente geometria
- Teoria dell'impatto
Meccanica della frattura (Slide 3)
Nella meccanica della frattura si assume che tutti i materiali reali contengano difetti anche se a volte sono di livello microscopico. In base a considerazioni su strutture con difetti, l'effetto di carichi ripetuti, combinazioni particolari di carichi o determinate condizioni ambientali causano la crescita del difetto stesso nel tempo.
1. L'incremento del difetto e la concentrazione delle tensioni che implica un aumento della velocità di crescita del difetto. La resistenza residua diminuisce proporzionalmente al crescere della lunghezza del difetto.
- La meccanica della frattura vede come proprietà dei materiali, stato tensionale e lunghezza del difetto, combinandoli tra di loro, possono portare a conclusioni utili o meno.
Nel grafico (a) siamo in grado di determinare la grandezza iniziale ₁ del difetto, all'inizio la resistenza è elevata, poi aumenta qua linearmente perché ci saranno variazioni tensionali che aumenteranno l'energia di propagazione del difetto, portando a rottura il componente. Ovviamente, all'aumentare del difetto diminuisce la resistenza ₂. La meccanica della frattura è in grado di fornire una risposta soddisfacente alle richieste avanzate.
dare come x in un motore, il valore ke vert (fig.10) è solo il primo di una infinita serie di valori che andrebbero immessi nell’equazione per definire lo stato tensionale. Consideriamo solo il primo termine, perché sostanzialmente mi permette di capire a livello locale, cioè all’apice del difetto, cosa succede per un raggio molto piccolo: in particolare se Gi= ke vert (fig.10) per z=0,5-0.
che sono le condizioni estreme, tutto esce dal settore; formo l’aumento lungo l’unità e per l’unità dall’equazione completa.
Da schiienza di, per z=0,5 lo & non va a zero ma allo unità a nominale. In queste e una intensa capire cosa succede intorno all’apice del difetto, nella zona in cui la equazione completa e lo & x approssimano bene; la zona è quella in cui le due curve convergono abbastanza ed è detta zona di processo.
Immaginiamo che il materiale abbia un comportamento elastico perfettamente plastico; mentre ad un certo E’ il materiale sovra, da quel punto in poi lo Sy rimane stabile e cresce solo la deformazione. Prima dello E’ c’era una reazione lineare. Il materiale stabilizzazioni va determinato valori Sy, che è quello che dopo tutti i valori di deformazione dopo E’ è zona di deformazione plastica.
Criterio di Griffith
5/03/14
Prima di parlare del criterio, dobbiamo considerare che i materiali, nella realtà, non si comportano mai in maniera elastico-lineare, ma si plastificano.
Secondo Griffith, che ha studiato la meccanica della frattura a livello energetico, quando si verifica un carico in un componente difettato, la concentrazione delle tensioni all'apice del difetto fa sì che l'energia potenziale elastica accumulata superi l'energia necessaria a far progredire il difetto.
In esecuzione: Durante la propagazione, inoltre, l'energia totale del sistema può diminuire o rimanere costante, a seconda se la condizione immediatamente necessaria alla propagazione sia o non sia di equilibrio.
Un esempio può essere la spaccatella di un gessetto; infatti, lo potremo spezzare solo dopo aver superato il suo carico che lo fará avanzare fino a con lo sforzo forzo.
Su tali basi, Griffith definì la condizione critica di frattura che è quella in corrispondenza della quale il difetto propaga in condizioni di equilibrio, senza variazione dell'energia totale.
Consideriamo una piastra di spessore b con difetto; definiamo dA la variazione del difetto dell'area della cricca. Il bilancio di energia sarà dato dalla seguente equazione,
dE/dA = dπ/dA + dWs/dA = 0
Differenziando dF=pdd-pdl(p′) rispetto ad "a", si ha:
dF/da=p2dc/da+cpdp/da
Pertanto ora possiamo calcolare l’energia di relaxo G
G= 1/2b(p2dc/da+cp dp/da - 1/2 p2dc/da-cp dp/da)
semplificando
G= p2/2bdc/da
ovvero la variazione dell’energia di deformazione rispetto a p
G=1/bdU/da
e carbone, i co—re sono validi nei materiali fragili; in
eu lo sono plastico verramenti molto nicide, quando trattari in materiali inetto dutto, la non ú più che che reundono del walunde uinure raadut,
Nel caso in figuro o pi suo lonta molto grande con difetto centrale remardo, e si periqua con tunsine oal uderede anossa un zumstcon ga, inno non finale propogra in mode urtaldi il difetto pouche ni oledi soto vel valo er zestinùm Rper a=0.0. Quando invece u comdine una So pe
a=o io zentlum R sono uguale o G. e ti sono propopagero intiduali. torua ai giubletto, vale solo nei materiali fragil i ____ gnidaule, nee,
materiale tatribucu uoa curve B vezcal, con la lunghera del defitto.
Quando un meineale non á frajili e plastiticunaicon. ol quice del difetto sua altiudiaruno amici, in questo finisducu uona uu candiuno del urelieni soui conecendi.
Immaginanave di traver nella condisioni
in cui ú affieua la tenison B i e A a izda nel punto ao Cuncede che
ne da “ao” il uma difetto nicoa da u Cendo vai “Fouran de unai” fioniax fomia per effette nella crenstia
da del difetto e più bianca vicino
allo reintuaue foneia dal moleiale. In querta can non ú una crenata intisalde, Se io mi tivio in une confuguimana go, gnando A tona mi tuna nel punto in cui la zetta a zii e =ongual allo zetto R. se il difetto nona da u ineilierna do, “fourria foianta per u vermamento tel difetto e piu grande giorito alla renianua it culevai; in quasto comtiorni il difetto i recopogo in mainuro unzibale.
Come procedere sugli esercizi:
- Si risolve l'equazione Ke = BG sqrt( (or (2 pi Ts)^2) / ((1 + Kr (2 pi Ts)^2))) in seguito un procedimento ... ... anche B è una funzione di O.
- Si calcola il fattore di Ke = BG sqrt(pi O) (1 + Kr sqrt(2 pi Ts)^2)
- si calcola o p
- Si calcola il fattore Ke corretto Ke = BG sqrt(1 - or (pi 0 + or Ts)^2)
- Si ripete lo procedimento fino a quando il valore di Ke non varia in modo apprezzabile
DUGDALE
Anche Dugdale considera una di fette più lunga e quella funzione
Protrono di difetto sia esprimato da due quantita'?
Mom erede, plasticità natto, tramite difetto pi
Se i materiali non si rilasciano. Supp Terviero
O che l'influits non tiatto pi.
La diminuzione di p deve essere tale da eliminare la maggiorata nel
campo delle tensioni in pratica KF = 0. In altre parole il fattore, ai interelle
delle tensioni KF stato delle tensioni uniforne, S0, deve essere compensato.
Dal fattor elemento delle tenzoni Kfp dato da S0 che ogisce un pi:
Krp - Krc = Ksf - Kef
Cio' perché all'aquice, poiché difettò e clhuso, i fattare devonno essere vegnale
O zio, e quindi vogalà 1s per. Parliamos dal PSE
Somma di vu difetto 2(20) pi io deve chiletto caricato con fos commus
Il fattore Kfp va puo determinare partendo dal caso in cui il difetto
e caricato commuso fann concentrato alle felce
la aquastio questa fara di tanxone P posmo e distanza x da amsu,
e all'aquo A e dell'aque B avix due queme salem pco di ks mamo
per via dello diverso distribe del carica.
A/B la cargia /a dterminale sua
K2 = Sos o 4o pr
K3 = Sop o 13 pr
x eurd diro M/o