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Così facendo si è trovato il punto che, ovviamente, si troverà sulla curva tracciata precedentemente
e da cui partono i cicli ripetuti.
−
Percorso
Δ = 240
Con un nominale; perciò, si procede
partendo da (che quindi viene considerato lo zero) ricavato
precedentemente e mettendo a sistema l’ipotesi di Masing,
per ottenere il ciclo di isteresi e la regola di Nauber per
l’ampiezza, ovvero: 1
Δ Δ ′
2( )
Δ = +
′
2 2
2
⋅ Δ
Δ ⋅ Δ =
{
Sostituendo e risolvendo per tentativi si ottiene che:
Δ = 0,4475%
{ Δ = 573,5
:
Da cui semplicemente si possono ricavare le coordinate del punto
= − Δ = 0,8208%
{
= − Δ = 346
−
Percorso
Ovviamente in questo caso i valori sono noti, quindi il ciclo di
isteresi si traccia molto facilmente come fatto in figura.
Si noti che questi “ciclettini” sono cinquanta, quindi tale ciclo
che va da B-C e da C-B si ripete per cinquanta volte. 153
−
Percorso
Δ = 490
Con un nominale; perciò, si procede
partendo da (che quindi viene considerato lo zero) ricavato
precedentemente e mettendo a sistema l’ipotesi di Masing,
per ottenere il ciclo di isteresi e la regola di Nauber per
l’ampiezza, ovvero: 1
Δ Δ ′
2( )
Δ = +
′
2 2
2
⋅ Δ
Δ ⋅ Δ =
{
Sostituendo e risolvendo per tentativi si ottiene che:
Δ = 1,3075%
{ Δ = 888,1
:
Da cui semplicemente si possono ricavare le coordinate del punto
= − Δ = 0,6584%
{ = − Δ = 401,2
Così facendo si è trovato il punto che, ovviamente, si troverà sulla curva tracciata inizialmente.
− −
Percorso e
Δ = 400
Con un nominale; perciò, si procede
partendo da (che quindi viene considerato lo zero) ricavato
precedentemente e mettendo a sistema l’ipotesi di Masing,
per ottenere il ciclo di isteresi e la regola di Nauber per
l’ampiezza, ovvero: 1
Δ Δ ′
2( )
Δ = +
′
2 2
2
⋅ Δ
Δ ⋅ Δ =
{
Sostituendo e risolvendo per tentativi si ottiene che:
Δ = 0,9539%
{ Δ = 747,3
154
Da cui semplicemente si possono ricavare le coordinate del
:
punto = − Δ = 0,2955%
{ = − Δ = −346,1
−
Per il percorso i valori sono noti, quindi il ciclo di
isteresi si traccia molto facilmente come fatto in figura.
Così facendo ci siamo ricavati il ciclo di isteresi sull’intaglio, in
corrispondenza dei carichi nominali calcolati con il metodo
rainflow. Con questi cicli è possibile calcolarsi tutto ciò che si è
visto in questo paragrafo, di conseguenza si ottiene la
seguente tabella:
In cui si sono trovati il numero di cicli a rottura che si otterrebbe se la tensione rimanesse quella fino
alla rottura. Dopodiché con la regola di Miner si può ottenere:
1 = 1147
1 50 1
+ +
1 1804 213257 12075
= =
ℎ 1
∑ = 1073
1 50 1
+ +
{ 1767 178404 11639 155
6. Fatica ad alta temperatura
6.1 Fatica alta temperatura e a basso numero di cicli (HTLCF)
All’aumentare della temperatura si nota una contrazione del campo di comportamento elastico e una
diminuzione delle caratteristiche di resistenza nei materiali; inoltre, il comportamento del materiale e
la sua resistenza a fatica diventano sensibili ai fenomeni di creep e aggressività ambientale. In questo
caso diventa molto significativo il parametro tempo, ovvero la resistenza è influenzata dalla frequenza
(o velocità di deformazione, tanto sono legate) e dalla forma del ciclo (ricordando che il creep e
l’ossidazione dipendono dal tempo).
Proprio a causa della forma del ciclo, si iniziano a considerare prove di carico con diverse forme per
evidenziare diversi aspetti del fenomeno (ad esempio, se si avesse un carico elevato un ciclo di carico
sinusoidale rispetto ad uno triangolare tende a stare più tempo in un campo di carichi elevati dove si
ha un effetto di creep).
Nelle prove sperimentali, quindi, il problema diventa riuscire a comprendere come si comporta il
componente soggetto a carichi ciclici in alta temperatura considerando frequenza e forma del ciclo di
carico. Per questo non si possono fare le semplici prove studiate per il caso LCF, ma sono necessarie
tante prove (sempre in controllo di deformazione perché in campo plastico è più comodo controllare
la deformazione) con frequenze diverse combinate con forme di ciclo anch’esse diverse.
Di seguito sono riportati entrambi i casi, sia in
controllo di tensione che in controllo di 1
deformazione:
1. Onde di deformazione triangolari
2. Onde di deformazione trapezoidali con tempo
di mantenimento 2
In questo caso vediamo che con una deformazione
triangolare non si ha l’insorgenza di creep ed effetti
particolari, mentre nel caso di deformazione che
rimane costante per un certo periodo di tempo (trapezoidale) si ha invece un addolcimento che
comporta un calo delle tensioni nel materiale; perciò, l’effetto del creep è molto più evidenziato.
3. Onde di carico triangolari
4. Onde di carico trapezoidali con tempo di 3
mantenimento a carico massimo
Si noti come in controllo di tensione (con carico
medio) si ha la possibile insorgenza di ratcheting nel
caso del carico triangolare avendo l’isteresi che non 4
ritorna in sé stessa. Mentre, nel mantenimento in
tensione si ha effettivamente del creep. 156
Solitamente, quindi, le frequenze devono essere molto basse per vedere l’effetto di creep
(corrispondenti a tempi di mantenimento dell’ordine anche di 1 o 2 minuti).
6.1.1 Fattori che influenzano la fatica ad alta temperatura
Di seguito è riportata una serie di fattori che influenzano la vita di un materiale sottoposto a fatica ad
alta temperatura.
Ossidazione: questo fenomeno tende ad avere un’influenza
già dalle basse temperature sul percorso preferenziale della
rottura perché si ha un passaggio dei bordi di grano da
transgranulare a intergranulare che determina un
cambiamento nell’andamento della curva di Manson-Coffin,
con il risultato che si ha una riduzione dei cicli a rottura a
parità di deformazione. Infatti, si vede bene dal grafico in
figura che, a prescindere dalla temperatura e trascurando il
fenomeno di creep, nel vuoto il comportamento del materiale
è lo stesso, mentre in presenza di aria (e quindi ossidazione) si hanno rette differenti a seconda della
frequenza.
Frequenza: questa è legata al tempo a cui il materiale è
soggetto a un dato carico, perciò ad alta frequenza si dà meno
tempo al materiale per essere soggetto a un certo carico e di
conseguenza si dà meno tempo ai meccanismi di
danneggiamento di agire. Dal grafico si nota che abbassando
la frequenza si ha un numero di cicli a rottura minori. Inoltre,
si hanno effetti anche sull’incrudimento; infatti, a bassa
frequenza si ha maggior tempo di esposizione al carico,
risultando maggiormente soggetti a effetti legati al tempo (si
da più tempo ai cristalli di riassettarsi e di conseguenza si attenua l’incrudimento). Tipicamente
l’andamento dell’influenza della frequenza sul numero di cicli può essere visto su un diagramma
frequenza – numero di cicli (in coordinate logaritmiche) dove si osserva la perdita di dipendenza del
numero di cicli dalla frequenza ad alto numero di cicli, ma anche a bassissimo numero di cicli perché si
tenderebbe ad avere rottura fondamentalmente per creep.
Combinazione ossidazione – frequenza: combinando i due
effetti visti sopra, si può osservare come cambia la pendenza
della retta plastica di Manson-Coffin in prossimità di un dato
ciclo, in legame a meccanismi tempo-dipendenti (grafico a
fianco). In primis, si ha una gobba causata dal cambio di
pendenza dovuta ai fenomeni di ossidazione (per via del
passaggio da frattura transgranulare a intergranulare) e poi si
può notare come la frequenza abbia un ulteriore influenza,
poiché al diminuire della frequenza diminuisce anche il 157
numero di cicli nella zona di variazione di pendenza. Questa variazione è legata al fatto che in
presenza di ossidazione a frequenze basse si ha una zona ossidata più profonda, avendo
un’estensione maggiore, favorendo quindi il passaggio da
rottura trans a intergranulare. Si osservi poi che per alti
valori di deformazione e basse durate, il contributo dei
fenomeni dipendenti dal tempo è scarso, e il pezzo si rompe
presto.
Velocità di deformazione: come si diceva anche prima,
velocità di deformazione e frequenza sono correlate, ovvero
a frequenze basse si hanno velocità di deformazioni piccole,
per cui anche un numero di cicli a rottura basso.
Forma del ciclo: grazie alle prove realizzate
da Coffin in trazione e compressione
alternate (in figura a fianco) si può osservare
come cambia il numero di cicli a rottura a
seconda della frequenza in trazione o in compressione. In particolare, si hanno due tipologie di cicli:
• Cicli slow – fast: cicli in cui la velocità di deformazione
in trazione è bassa, mentre la velocità di deformazione
in compressione è alta
• Cicli fast – slow: cicli in cui la velocità di deformazione
in trazione è alta, mentre la velocità di deformazione
in compressione è bassa
Sperimentale è stato visto che il ciclo slow – fast è peggiore in
termini di cicli a rottura e qu