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Modalità di effettuare una critica

La modalità di effettuare una critica dipende dal tipo di testo che si sta analizzando. Nel caso della cronaca, del racconto o della narrazione, la metodologia critica di riferimento è quella filologica. Questo approccio critico è tipico dei testi che hanno una tradizione consolidata.

Quando si analizzano le cronache, ad esempio, non si utilizzano necessariamente i manoscritti originali conservati in biblioteca, come il manoscritto di Dino Compagni o la cronaca di Agnolo di Tura per quanto riguarda Siena nel Trecento, poiché spesso sono già stati ampiamente pubblicati. Lo storico, in questo caso, lavora in modo simile al filologo tradizionale: cerca tutti gli esemplari di quel testo, ne analizza le varianti e i filoni di tradizione, a meno che non si disponga dell'originale autografo. Quindi, la critica iniziale per questo genere di fonti è di natura filologica.

In altri casi, invece, si può fare riferimento alla critica specifica del giurista e del diplomatista, che possono fornire un'analisi più mirata e approfondita.

giudizio dello storico (le procedure per la produzione di una fonte di questo tipo sono queste; il grado di attendibilità è questo, ma sottoponilo a attenta valutazione (nel caso del pagamento); oppure ci può dire che non c'è un problema di interpretazione del documento, quando l'attendibilità è praticamente certa. Dunque la diplomatica, e il suo metodo, mi permette di saper analizzare attentamente, saper far dire al documento tutto ciò che mi può dire, nei limiti in cui me lo può dire senza ingannarmi. Quali sono, dice Valenti, i limiti della diplomatica? Arrivando intorno al 1200-1250, per loro è parlare di tempi molto recenti; rinunciano, in un certo senso, a superare alcune barriere cronologiche. Si fermano nel momento in cui certe procedure di redazione e produzione dei documenti divengono costanti. Le modalità di costruzione di un testo non sono una pulsione naturale dell'uomo. La costruzione di un testo

è un procedimento di tipo culturale; si arriva a produrre documenti in un certo modo perché c’è dietro un’evoluzione, tradizione, cultura (in primis giuridica), che fanno sì che il documento sia in quel modo. Nel caso del documento medievale vi è una stabilizzazione che precede (o, al massimo, incide) nell’età basso-medievale; ma poi tende a stabilizzarsi. È per questo che, per certi aspetti, non esiste una diplomatica del documento moderno e contemporaneo. In realtà, negli ultimi decenni si è iniziato a ragionare sulle novità delle forme documentarie dell’età moderna e contemporanea. Ci stiamo ponendo il problema anche in relazione a certe forme documentarie che si sviluppano nel corso dell’età moderna e che, magari, sono sconosciute o meno conosciute (si sono salvate meno) nell’età medievale: es. forme epistolari. Lo scambio di corrispondenza, soprattutto privata,

Per l'età medievale è estremamente rara. Quando questa diviene una delle forme di intercomunicazione, di creazione di rapporti, di creazione di reti, di creazione di network nell'età moderna e contemporanea, la stessa forma dell'epistola diviene un elemento con caratteristiche strutturali. La diplomatica è una disciplina che ci insegna metodologicamente come trattare i documenti; questi concetti di affidabilità, attendibilità, ufficialità, modalità di produzione della documentazione, forma della documentazione... sono elementi che traggo dalla diplomatica per poi applicarli (se voglio) a tutta la documentazione successiva. Uno degli "obiettivi" dell'archivistica può essere quello di applicare i principi della diplomatica al documento post-medievale. Produzione, conservazione e tradizione sono coerenti col contesto diplomatistico. Anche là il contesto della produzione è cruciale.

(chi produce? Perché produce? Come produce?). La diplomatica cerca di capire le dinamiche del documento nella sua fase di produzione, perché è quello che gli dà garanzia di affidabilità: il fatto che un'istituzione, tramite certe forme condivise e riconosciute come affidabili, nomina xx a fare il podestà in un certo punto. Il momento della produzione diviene garanzia dell'affidabilità del documento, molto più di quello della conservazione, perché in quel momento, l'autorità superiore che nomina podestà Tizio, non si pone il problema della conservazione (quello è il momento immediato delle conseguenze di quell'atto). L'altro limite evidenziato da Valenti, relativamente alla diplomatica, riguarda l'ambito di analisi. La diplomatica tradizionale si rivolgeva, tradizionalmente, a documenti solenni (diplomata). Tutto quel contesto, cioè, di atti giuridici di

autorità superiori (imperatori, papa) emanati tramite precise strutture di produzione documentaria, che sono le rispettive cancellerie. Meno attenzione vi è stata sul piano della diplomatica comunale e verso quelle procedure, di tipo pratico e amministrativo, di cui fanno parte quelle tipologie di fonte (es. pagamenti). Valenti afferma, giustamente, che questo è un campo su cui volgere la nostra attenzione. Da diplomatisti e archivisti è interessante cercare di capire i formalismi che si mettono in pratica in tutte le scritture di ambito pratico e amministrativo. Anche quel contabile, camerlengo, scrittore di una computisteria che mi propone un testo di entrate/uscite o di debitori/creditori, segue certi formalismi. Se segue certe procedure e formalismi, produce documenti (che contengono informazioni) secondo delle forme (sennò non sarebbero formalismi). Da diplomatista, archivista... interessa la modalità in cui l'informazione trovaconcretezza e si trasmette nel tempo. Da questo punto di vista è possibile una diplomatica anche del documento amministrativo-contabile. Questo segmento di studio si colloca "a valle" del problema giuridico. Lo storico del diritto mi deve portare fino al punto in cui io, con la mia specificità, posso analizzare le caratteristiche particolari del documento. Non posso prescindere dalla conoscenza di una dimensione giuridica a monte di tutto questo. Lo storico del diritto non entra nelle dinamiche della redazione del documento, ma deve arrivare al momento in cui io ho la necessità giuridica di fissare su carta un certo tipo di intenzione, volontà, procedura. Il rapporto tra problema giuridico e documento persiste anche nella documentazione contemporanea (anche un documento elettronico, che pur contiene firme di tutti..., senza garanzie, non è giuridicamente valido). Perché noi produciamo documenti? Perché li conserviamo? Noiproduciamo documenti per motivi di tutela, sostanzialmente. Se io, un domani, ho bisogno di utilizzarlo per la tutela dei miei diritti, devo essere sicuro che quel documento sia giuridicamente affidabile. Quando lo porto in tribunale di fronte a un giudice, se gli porto un documento farlocco, non tutelo un bel niente. Io (ma, allo stesso modo, le comunità medievali, le confraternite...) devo essere convinto che quel documento sia spendibile di fronte a un giudice. La mia tutela è dire che, sulla base di quei documenti, posso far cose non contestabili. È per questo che conservo quel documento in un certo modo. Affidabilità del documento, ad es. per una comunità. Se quella comunità conserva dei documenti che ritiene possano essere contestabili, allora fa di tutto per avere – nel proprio archivio – documenti incontestabili. Tra una dichiarazione, anche giurata, che dica: "io giuro che questa casa è mia" (magari davanti

adei testimoni → instrumentum recordationis) e un atto, fatto in un certo modo, rogato da un notaio,in cui è scritto che io compro la casa da Tizio, che me la vende, di fronte a testimoni (o corroboratada operazioni di visibilità), la differenza c’è. Il peso giuridico di quei due documenti èevidentemente differente.La nostra diplomatica del documento medievale (ma anche postmedievale) ci deve far tenerpresente l’affidabilità giuridica del documento, altrimenti pezzo di carta (magari usato da unostorico del futuro, ma che non è detto che nel momento della sua produzione fosse di pienaaffidabilità).

INIZIAMO ADESSO A PARLARE DELL’OGGETTO SPECIFICO DEL CORSO.

Prima questione → definizione dei soggetti → di chi stiamo parlando?

Tema che può essere affrontato da varie angolature.Ci muoviamo sempre tra dimensione istituzionale (caratteristiche dell’istituzione che abbiamo difronte, cencettianamente)

E la dimensione archivistica (intesa non solo come rispecchiamento). Sicuramente c'è un rapporto istituzione-archivio, anche se Cencetti in alcuni punti può essere criticato.

Il primo elemento è la dimensione politico-istituzionale generale dei soggetti che voglio analizzare. Primo aspetto -> concetto di comune -> dietro allo sviluppo della civiltà comunale c'è una trasformazione di tipo economico -> però lettura insufficiente: civiltà comunale non nasce solo da dinamismo economico (che, peraltro, c'è) o nelle nuove figure di mercanti, banchieri e membri di attività legate a circolazioni di uomini, merci e ricchezza (prodotta e reinvestita), a iniziare dalle forme che la storiografia del secondo Dopoguerra tendeva ad esaltare (es. proletariato urbano), applicando al Medioevo concetti che la storiografia stava elaborando anche per epoche successive.

C'è anche il piano della convivenza civile.

→ si vive in un altro modo! Non c’è più quel rapporto tipicamente feudale tra una dimensione signorile e una servile che, comunque, aveva permesso forme di convivenza in certi contesti.

Vivere in una città con dinamiche politiche e istituzionali significa vivere in maniera diversa → uno dei principi su cui si fonda la vita cittadina è la libertas → la città rende liberi, in qualche modo, anche in senso economico.

Buongoverno di Lorenzetti → città dinamica, polifunzionale, che somiglia molto alla città nostra, con varie attività e forme di lavoro, non solo quello nei campi (anzi, i grandi comuni offrono prodotti manifatturieri).

C’è una forte identità, che si concretizza in certi elementi simbolici e che acquisisce una necessità di scrivere. Questo si collega anche alle forme identitarie del patriottismo civico, culto del santo patrono (momenti in cui la città si ritrova), rituali

che celebrano questa identità. Anche questi sono sottoposti a memorizzazione. La memorizzazione è elemento fondante della scrittura. Si vuol tener memoria di ciò che siamo. Tramite
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucabeagle di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archivistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Moscadelli Stefano.