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L'età napoleonica e l'organizzazione amministrativa in Italia

Con l'età napoleonica si arriva a uniformare elementi organizzativi anche per il territorio italiano, collegato con la legislazione francese grazie a una serie di regni di influenza e controllo napoleonico presenti a livello nazionale. Non solo questo! La prassi amministrativa francese si estenderà anche ad una serie di elementi interni all'organizzazione della comunità. Insegna a gestire aspetti concreti della quotidianità amministrativa. Ad esempio, l'introduzione sistematica, anche nell'ambito di enti pubblici (comuni) della tenuta di un bilancio di previsione e di registri di gestione delle finanze tra questi due estremi (prevedo di fare delle cose, mi metto nelle condizioni finanziarie per fare queste cose, verifico bilancio, da lì si riparte - sistema di gestione delle finanze sconosciuto all'età precedente). Dall'età napoleonica anche gli Stati restaurati non torneranno indietro. La frattura che si ha con la stagione di...

riforme (che in Toscana, ad es. già si inaugura con età leopoldina; in altri contesti decisamente introdotta da impatto della Rivoluzione francese) tra fine Settecento e inizio Ottocento è così forte che siamo abituati a pensare la storia, ritenendo che ciò che precede questa frattura è chiamato Antico Regime: qualcosa che non è più modernità, attualità. Questa frattura non è una parentesi. Finito Napoleone tutto torna come prima: no! sul piano che determina produzione di carte (ma anche rivoluzione più profonda, nel modo di pensare…) l'Ottocento non sarà più come Settecento. Si iniziano ad introdurre elementi nell'amministrazione locale. Con la Rivoluzione francese si determina applicazione della divisione dei poteri (tribunali indipendenti da amministrazioni locali, ius statuendi – capacità di un comune di darsi

leggiautonomamente). Nell'ottocento la partecipazione alla cosa pubblica riguarda persone che hanno capacità contributive di un certo tipo (non più lignaggio, ma ricchezza). Non l'ennesimo rampollo della grande famiglia (magari anche ricca), ma perché hai soldi. Possono partecipare alla politica coloro che non provengono da famiglia di lunga tradizione aristocratica, ma che hanno soldi.

Da tener presente la collocazione istituzionale del comune all'interno della compagine generale imperiale, rispetto alla collocazione del comune postunitario all'interno del contesto generale del regno. La logica francese, che per molti aspetti si manterrà in tutta la cultura ottocentesca e nell'età post-unitaria, è fortemente statalista. Il comune è per noi un ente pubblico, staccato dallo Stato (si può contrapporre addirittura allo Stato); per la legislazione francese, lo Stato sovrasta anche quello comunale. Lo dimostra il

fatto che sostanzialmente il sindaco non è altro che un'istituzione in ambito comunale sottoposta al controllo del prefetto. Scossa elettrica che si trasforma nel rinnovamento di Stati preunitari nell'Ottocento. Per quanto riguarda contesto specifico che a noi interessa emerge un problema, non risolto e forse nemmeno risolvibile, se non sul piano di convinzioni individuali. Si adotta, cioè, una categoria di interpretazione che applichiamo alla nostra contemporaneità: accentramento o decentramento? Nel corso dell'Ottocento ci si pone il problema. Stato accentrato o decentrato? Quali le funzioni da accentrare e quali da decentrare? Quale autonomia si può dare a istituzione territoriale rispetto a interessi collettivi? Grandi tematiche che arrivano fino ai giorni nostri. Nei decenni immediatamente successivi a Restaurazione, anche laddove si svilupperà una cultura fortemente accentratrice (es. Piemonte), con cultura politico-giuridica che poi si

estende a tuttal'Italia (pensiamo a Cavour, campione dell'accentramento) ci sono perplessità dell'evoluzione accentratrice introdotta da francesi (il giovane Cavour teme che si arrivi a regimi fortemente anti-libertari, se non addirittura al socialismo). Dietro questa riflessione c'è attenta analisi politica. Lo stesso Cavour scriverà pagine in cui condanna municipalismo, eccesso di esaltazione localistica (che aveva una delle sue culle nel moderatismo toscano, dove si guarda con grande benevolenza alla piccola patria locale). Questa tensione, se dovessimo approfondirla, permea e circola nell'ambito del Risorgimento italiano.

Con la legge Rattazzi per il suffragio elettorale amministrativo i votanti salirono dal 6,5% al 7,6% della popolazione. Oggi noi abbiamo diritto di voto tutti (sopra i 18 anni). Una serie di norme, vista come apertura per la partecipazione... Si intervenne sul sistema elettorale, si intervenne sugli obblighi che i

comuni dovevano assumersi nell’esercizio di compiti che spetterebbero allo Stato. Si affidano funzioni statali ai comuni che se le devono anche pagare. L’innesto della legislazione anteriore all’unità, nel meccanismo istituzionale unitario, fu più facile laddove l’esperienza francese (e, per certi aspetti, l’esperienza piemontese, che gran parte derivava da quella francese) era stata più forte. Realtà estremamente variegata di normative, disposizioni, tradizioni di vario tipo (in ambito soprattutto giuridico-amministrativo), che rende storia italiana particolarmente intrigata. Età di riforme del sistema amministrativo del regno, nel solco di una scelta politica ben precisa: accentramento, anche se non si cancellano enti pubblicità. Legge del 1865 fondamentale nella storia giuridica e istituzionale dell’Italia post-unitaria. Ha stabilito la divisione dello Stato in province, comuni (per quanto riguarda ambito che a noi interessa),

mandamenti (per quanto riguarda ufficigiudiziari) … Nell'ambito dei comuni, la legge introduce un elemento che non è lontano dalla forma organizzativa di un comune pre-unitario. Articolazione che prevede sindaco al vertice, consiglio comunale (eletto su base censitaria) e, nel 1865, una giunta municipale eletta in seno al consiglio comunale (oggi normative cambiate, ci arriveremo). Un'impalcatura che abbiamo anche noi: consiglio comunale, giunta comunale (con assessori), sindaco. Nel 1865 il sindaco non è eletto direttamente (questo sarà risultato della legislazione degli anni Novanta), ma è di nomina regia (rimane senso di dipendenza e controllo del Ministero dell'Interno, che suggerisce al re nome del sindaco, che riceve segnalazione dal prefetto). Lo stato controlla non poco l'autonomia. Il sindaco è il capo di un'amministrazione. Al di là di quello che è amministrazione (polizia municipale, organizzazione di

Attività culturali...che i sindaci fanno) dal 1865 (e in buona misura ancora oggi) il sindaco svolge funzioni non strettamente legate al suo ruolo di amministratore. Una sorta di ufficiale di governo che agisce sul territorio. Es. il sindaco è ufficiale di pubblica sicurezza (es. tutto ciò che si collega alla pubblica sicurezza per il Palio); organizzazione di una serie di attività; è ufficiale sanitario, un ufficiale di Stato civile (nascita, matrimonio (inteso anche unione civile...), morte); comuni hanno responsabilità di garantire locali per scuole elementari...

La legge del 1865 (si fanno votare ricchi) deriva da diversa concezione: per noi oggi il diritto di voto è un diritto del cittadino. Per senso di onestà, indipendenza di giudizio, capacità contributiva, livello di istruzione (dunque non solo alfabetismo, ma anche livello di istruzione) possono votare (possono svolgere consapevolmente questa funzione sociale).

Noi oggi ragioniamo in maniera diversa. Non è che la legislazione del 1865 partisse da logica repressiva dell'individuo. Nel testo del 34 si affida il governo dei comuni a una figura monocratica che è il Podestà, che diventa vertice autoritario del comune (di nomina regia, su segnalazione del prefetto). Era di nomina regia il sindaco anche nel 1865 (si torna indietro rispetto a eleggibilità). Il Podestà può nominare giunta, che ha solo funzione consultiva. Si tornerà al sistema anteriore al 34 solo nel 44 e poi definitivamente nel 46 (sindaco, consiglio, giunta). Controllo delle norme comunali (ecco perché esiste polizia municipale, non di dipendenza dal questore, ma dal sindaco, in riferimento all'applicazione della regolamentazione locale), regolamentazione del commercio, controllo sulle forme di assistenza e beneficienza locale (attività assistenziale). Due parole sulla patrimonialità. Cospicui patrimoni fondiari.

Che derivavano da acquisizioni precedenti (carta libertatis di Tintinnano: sfruttamento dei boschi). Gestire usi civici relativamente acerti beni oggi può essere considerato marginale. Nell'ambito del patrimonio comunale ci sono beni relativi ad uso pubblico (che giuridicamente sono accomunati al demanio pubblico, ai beni nella piena disponibilità statale: acquedotti, cimiteri, luoghi di mercati, archivi, biblioteche) e beni alienabili/sfruttabili a reddito (comuni cercano di vendere proprietà all'asta, in quanto patrimonialmente oggi incidono poco). Oggi la finanza comunale si regge essenzialmente su sistema impositivo. L'età post-unitaria ha portato a un rinnovamento delle istituzioni comunali. A fine anni Ottanta - primi anni Novanta rinnovamento del sistema legislativo nazionale. Ciò che ci interessa è che porterà ad elezione diretta del sindaco nel 83 e poi alla legge 142 del 90 (fondamentale nel sistema giuridico).

italiano – di qui la ricaduta su diritto di accesso alla documentazione e diritto alla privacy di individui). Ciò che ritorna (nel dibattito politico) riguarda l’elezione del sindaco. Le riforme relative al sistema elettorale nell’ambito dei comuni hanno dato stabilità alle amministrazioni locali. Quel modello, infatti, in ambito locale funziona (le forze politiche lo vogliono estendere a livello nazionale).

Vesperini: la visione che si ha negli anni Novanta anche come modello per possibili esperimenti in ambito nazionale. È ancora nell’agenda politica dei nostri giorni.

VENIAMO AGLI ARCHIVI

Siamo partiti dalla documentazione liber iurium, caleffo vecchio (di XI-XII secolo), per arrivare ai giorni nostri. Intanto i comuni sono eredi del patrimonio archivistico comunale (hanno obbligo di conservazione, se non depositato presso Archivio di Stato). Archivio pre-unitario ha come cesura anno 1865: si volta pagina nella concezione del ruolo del comune.

all'interno del Regno d'Italia. Tutto ciò che è anteriore, dovrà essere valutato da studioso, archivista... tenendo conto di parametri come
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Publisher
A.A. 2020-2021
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucabeagle di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archivistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Moscadelli Stefano.