
L’accesso a Medicina 2025 cambia radicalmente. Stop al test d’ingresso tradizionale: niente più quiz a crocette per superare la selezione.
La nuova riforma, approvata oggi in via definitiva dalla Camera dopo il passaggio al Senato, introduce un modello diverso per l’ammissione ai corsi di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.
L’obiettivo? Abolire il numero chiuso all’ingresso, consentendo a chiunque di iscriversi al primo anno.
Ma attenzione: la selezione non sparisce, viene solo spostata alla fine del primo semestre. Chi non supera il test di sbarramento potrà comunque proseguire gli studi in un’altra facoltà senza perdere l’anno.
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Immatricolazione aperta, ma con selezione posticipata
A partire dal prossimo anno accademico, tutti potranno iscriversi al primo anno di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, senza dover affrontare un test d’ingresso preliminare. La selezione avverrà dopo il primo semestre: solo gli studenti che otterranno un punteggio sufficiente in una graduatoria nazionale unica potranno proseguire il percorso accademico.
Il numero chiuso non sparisce completamente, ma cambia forma: anziché avvenire prima dell’inizio degli studi, la selezione si baserà sul rendimento accademico degli studenti nei primi mesi di corso.
Cosa succede a chi non supera la selezione?
Chi non riuscirà a rientrare nella graduatoria potrà comunque frequentare il secondo semestre in un altro corso di area scientifica. Inoltre, gli esami sostenuti nel primo semestre potranno essere riconosciuti se compatibili con il nuovo percorso di studi scelto.
Questa soluzione permette agli studenti di non perdere l’anno e di avere comunque un’alternativa nel caso in cui l’accesso a Medicina non vada a buon fine.
Più posti disponibili per i futuri medici
Secondo Bernini, questa riforma consentirà di formare almeno 30.000 nuovi medici in più nei prossimi anni. La decisione di rivedere il sistema di selezione risponde anche, infatti, alla necessità di affrontare la carenza di personale sanitario, garantendo un numero maggiore di laureati nel settore medico.
Università statali e private: regole diverse
La riforma riguarda solo gli atenei pubblici. Le università private, invece, continueranno a gestire in autonomia l’accesso ai corsi, mantenendo i tradizionali test di selezione.
Per definire i dettagli della transizione al nuovo sistema, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha istituito un tavolo tecnico di lavoro, che vedrà la presenza di diversi esperti.