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PROVA DI AMMISSIONE AI CORSI DI LAUREA DIRETTAMENTE

FINALIZZATI ALLA FORMAZIONE DI ARCHITETTO

Anno Accademico 2010/2011

Test di Logica e Cultura Generale

1. Con il termine “sincretismo” si identifica:

A) la tendenza a conciliare elementi culturali, filosofici o religiosi eterogenei appartenenti a più

culture diverse

B) la creazione di situazioni atte al miglioramento della vita sociale

C) il potenziamento dell'effetto di un'azione

D) la necessità di superare il carattere aleatorio della visione

E) la credenza secondo cui tutto quello che l'individuo percepisce venga creato dalla propria

conoscenza

2. Quale di queste nazioni non fa parte dell’ “area Schengen”?

A) Regno Unito

B) Finlandia

C) Islanda

D) Svizzera

E) Norvegia

3. Quale degli elenchi seguenti contiene solo opere scritte da Carlo Emilio Gadda?

A) La cognizione del dolore; La madonna dei filosofi; Quer pasticciaccio brutto de via Merulana

B) Quer pasticciaccio brutto de via Merulana; L’Adalgisa; Sorelle Materassi

C) Eros e Priapo; Novelle del Ducato in Fiamme; Le menzogne della notte

D) L’Adalgisa; Conversazione in Sicilia; La cognizione del dolore

E) La madonna dei filosofi; Dialoghi con Leucò; I sogni e la folgore

4. Il significato di “vernacolare” è:

A) dialettale

B) stagionale

C) particolare

D) primaverile

E) crepuscolare

5. Nel periodo “Non capisco di che cosa parlino” è presente una proposizione subordinata:

A) interrogativa indiretta

B) limitativa

C) dichiarativa

D) soggettiva

E) oggettiva 1

Vengono ora presentati tre brani ciascuno dei quali è seguito da cinque quesiti riguardanti il suo contenuto.

Per ogni quesito scegliete fra le cinque risposte o affermazioni quella che ritenete corretta in base soltanto a

ciò che risulta esplicito o implicito nel brano, cioè solo in base a quanto si ricava dal brano e non in base a

quanto eventualmente sapete già sull’argomento. Testo I

La storia del cavallo poliploide

Si dice che ancor oggi per gettare nell’imbarazzo i signori del premio Nobel basti menzionare i cavalli poliploidi. Vero o no, verso la fine degli Anni

Ottanta il dottor P.U. Posif, il grande genetista erewhoniano, ricevette il premio per le sue manipolazioni del DNA del comune cavallo da tiro (Equus

caballus). Si disse che egli aveva apportato un grande contributo all’ancor giovane scienza della trasportologia. In ogni caso vinse il premio per aver

creato (nessun’altra parola potrebbe render giustizia a un’operazione di scienza applicata che quasi usurpava l’attività divina), creato, dico, un cavallo

di dimensioni esattamente doppie di quelle del comune Clydesdale. Era lungo il doppio, alto e largo il doppio: era un poliploide, con un numero di

cromosomi quadruplo del normale.

Posif sostenne sempre che c’era stato un tempo in cui questo animale straordinario, quando era ancora un puledro, poteva reggersi sulle quattro

zampe. Dovette certo essere uno spettacolo fantastico! Fatto sta che quando fu esposto al pubblico e ripreso e immortalato da tutti gli strumenti di

comunicazione della civiltà moderna, il cavallo non si reggeva affatto in piedi. Per farla breve, era troppo pesante. Pesava, naturalmente, otto volte un

normale Clydesdale.

Per le sue comparse in pubblico o alla televisione, il dotto Posif faceva sempre chiudere gli idranti, che erano altrimenti costantemente necessari per

mantenere l’animale alla normale temperatura di un mammifero; ma c’era sempre il timore che le parti più interne cominciassero a cuocere. Dopo

tutto, la pelle e il pannicolo adiposo della povera bestia erano spessi il doppio del normale, mentre la sua superficie era solo quattro volte quella di un

cavallo comune, sicché esso non si raffreddava adeguatamente. Ogni mattina il cavallo doveva essere sollevato sulle zampe con una piccola gru e

infilato in una sorta di scatola a ruote dove poggiava su una serie di molle, calibrate per alleggerirlo di metà del suo peso.

Il dotto Posif sosteneva che l’animale era straordinariamente intelligente. Aveva, naturalmente, otto volte più cervello (in peso) di qualsiasi altro

cavallo, ma io non ebbi mai l’impressione che si occupasse di problemi più complessi di quelli che interessano gli altri cavalli. Aveva pochissimo

tempo libero, tutto preso com’era sempre a sbuffare in parte per raffreddarsi, in parte per ossigenare il suo corpo ottuplo. Dopo tutto la sua trachea

aveva una sezione soltanto quadrupla di quella normale.

Poi c’era l’alimentazione. Ogni giorno doveva ingerire in qualche modo una quantità pari a otto volte quella sufficiente a un comune cavallo, e

doveva far scendere tutto quel cibo lungo un esofago che aveva un calibro solo quadruplo del normale. Anche i vasi sanguigni avevano dimensioni

relativamente ridotte, e ciò rendeva più difficile la circolazione e imponeva al cuore un lavoro supplementare.

Una bestia infelice!

Questo apologo mostra ciò che inevitabilmente accade quando interagiscono due o più variabili le cui curve siano discrepanti. Questo è ciò che

produce l’interazione tra cambiamento e tolleranza. Ad esempio, la crescita graduale di una popolazione (di automobili o di persone) non ha effetti

manifesti su un sistema di trasporto finché improvvisamente la soglia di tolleranza viene superata e il traffico s’ingorga. Il cambiamento di una delle

variabili rivela un valore critico dell’altra.

Nel caso del cavallo immaginario, lunghezza, superficie e volume (o massa) sono in discrepanza perché le loro curve di crescita hanno caratteristiche

mutuamente non lineari. La superficie varia come quadrato della lunghezza e il volume come cubo della lunghezza, sicché la superficie varia come

volume elevato alla potenza di 2/3.

Per il cavallo (e per tutte le creature reali) la faccenda si fa più seria, poiché per rimanere in vita devono essere assicurate molte dinamiche interne. C’è

una logistica interna del sangue, del cibo, dell’ossigeno e delle scorie, e una logistica dell’informazione, sotto forma di messaggi neurali e ormonali.

Nelle cose viventi il fenomeno della crescita aggiunge un ulteriore ordine di complessità ai problemi della grandezza. La crescita altererà le

proporzioni dell’organismo? I problemi relativi ai limiti della crescita sono risolti in modi assai diversi dalle diverse creature.

Un caso semplice è quello delle palme, che non modificano la circonferenza per compensare l’altezza. Una quercia, che tra il legno e la corteccia ha

un tessuto che cresce (il cambio), si sviluppa in altezza e in larghezza durante tutta la sua esistenza. Una palma del cocco, invece, dove il tessuto

soggetto a crescita si trova solo all’apice del fusto (è la cosiddetta insalata dei miliardari, e ottenerla significa uccidere la palma), presenta solo uno

sviluppo in altezza accompagnato da un lento ingrossamento alla base del tronco. Per quest’organismo la limitazione dell’altezza è semplicemente un

normale aspetto dell’adattamento a una nicchia. È la pure e semplice instabilità meccanica provocata da un’altezza eccessiva non compensata da una

circonferenza adeguata che normalmente la conduce alla morte.

6. L’Autore del Testo I si propone di mostrare che:

A) quando, in un qualsiasi fenomeno, vi sono parametri legati da leggi non lineari, uno di questi

non può variare a piacere, senza rendere impossibile la sussistenza del fenomeno stesso

B) i parametri che legano tra loro i diversi aspetti di un fenomeno fisico sono sempre tra loro

indipendenti

C) le difficoltà di ossigenazione e di smaltimento del calore corporeo del cavallo poliploide

derivavano da diverse natura e conformazione degli organi interni

D) i processi di crescita di vegetali ed animali trovano un limite esclusivamente nel tempo di

invecchiamento delle cellule

E) il cavallo poliploide non riusciva a reggersi sulle proprie zampe perché il suo corpo aveva

dimensione eccessive rispetto a quelle delle zampe

2

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

7. Il cavallo poliploide pesava otto volte un cavallo normale, e non riusciva a reggersi sulle zampe,

perché: (vedi Testo I)

A) il peso è proporzionale al volume, ed il volume è proporzionale al cubo della lunghezza

B) la quantità di cibo necessaria a nutrire un corpo così grande era tale da appesantirlo

eccessivamente

C) il cavallo si debilitava per l’insufficiente smaltimento del calore corporeo

D) il cavallo era troppo alto, e le zampe si flettevano per carico di punta

E) le zampe del cavallo non avevano articolazioni adeguate

8. Il cavallo poliploide, quando era ancora un puledro, riusciva a reggersi in piedi sulle proprie

zampe, poiché: (vedi Testo I)

A) aveva dimensioni adeguate a sopportare il peso corporeo

B) aveva meno calorie da smaltire

C) faceva meno fatica a respirare

D) essendo giovane, aveva più energia

E) da giovane, aveva una muscolatura più resistente

9. Secondo quanto è affermato nel Testo I, a cosa si deve il limite della vita di una palma?

A) Al fatto che la palma cresce più in altezza che in diametro del tronco

B) Al fatto che la chioma non si sviluppa a sufficienza per mantenerla in vita

C) Al fatto che l’apparato radicale non si sviluppa adeguatamente

D) Al deperimento organico delle funzioni vegetative

E) All’indebolimento progressivo del legno

10. Quale tra le seguenti cause concorre a determinare l’infelicità del cavallo? (vedi Testo I)

A) Faticava ad ingoiare il cibo

B) Aveva dimensioni e peso simili a quelle di un cavallo normale

C) Aveva sempre freddo

D) Non poteva riprodursi

E) Non era amato dal suo padrone Testo II

Le pietre di Venezia

Da che il dominio degli uomini fu per la prima volta affermato sull’oceano, tre troni, di importanza superiore di gran lunga a tutti gli

altri, furono imposti alle sue sabbie: i troni di Tiro, di Venezia e di Inghilterra.

Della prima di queste grandi potenze rimane solo la memoria; della seconda, la rovina; la terza, che è erede della loro grandezza, se

pure è dimentica del loro esempio, potrà esser tratta, attraverso una supremazia più superba, a una distruzione meno compianta.

L’esaltazione, la colpa e la punizione di Tiro, sono state tramandate alla memoria, per noi, nelle parole forse più commoventi che mai

pronunciarono i profeti di Israele contro le città dello straniero.

Ma noi le leggiamo come una soave melodia e chiudiamo l’orecchio al rigore del loro ammonimento, perché proprio la profondità

della caduta di Tiro ci ha resi ciechi alla sua realtà, e noi scordiamo, quando guardiamo le sue rocce che biancheggiano fra il sole e il

mare, che esse furono un giorno “come nell’Eden, il giardino di Dio&rd

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