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Maturità 2010

Tesina A cura di

Zotti Martina 5c/l

INTRODUZIONE

Quando si parla di “folle” spesso ci viene in mente la figura del degente in ospedale psichiatrico, ci viene in mente

una persona affetta da schizofrenia, con tanto di allucinazioni, ci vengono in mente immagini, forse viste in

televisione, di persone malate chiuse in “case di cura” che vengono imbottite di psicofarmaci, legate ai letti o

chiuse dentro le “camere di isolamento”.Ma nel mio percorso ho voluto scavare più a fondo sul significato della

parola follia. Non solo in termini psicologici o psicanalitici, ma anche nel lato sociale e morale. Se la follia

potrebbe essere definita come la sovrapposizione della nostra parte istintuale su quella razionale, il comportamento

di un folle non potrebbe essere solo quello che noi tutti possediamo nel nostro inconscio? Allora l’artista, che riesce

a tirar fuori le proprie emozioni e le proprie sensazioni in modo anche confusionale e disorganizzato, non potrebbe

essere definito folle? Oppure quando una persona si definisce “follemente innamorata” ai nostri occhi non appare

guidata da un comportamento illogico, bensì fantastico. Allora se la follia ci aiuta ad affrontare il nostro io, e ci

aiuta a tirar fuori la parte più creativa di noi stessi, perché non accoglierla come parte fondamentale della nostra

personalità? Nella prospettiva moderna il folle non è affatto visto come colui che manifesta la propria personalità,

ma come individuo da isolare, e viene posto ai margini della società. A mio parere questa visione della follia è

totalmente sbagliata, basta prendere in considerazione artisti e intellettuali come Van Gogh, Nietzsche, per capire

che il folle può esprimere una realtà che agli occhi di persone normali può apparire distorta soltanto perché non è

una visione comune. Luigi Pirandello analizzò il tema della follia sotto molti aspetti, e non a caso visto che sua

moglie soffriva di “malattia mentale”, riuscì a capire e ad analizzare il ruolo del folle come l’unico capace di capire

la funzione delle maschere. Nietzsche in “La Gaia Scienza” fa comparire il folle come profeta di una realtà che non

tutti gli uomini riescono ad accettare. Ma lo stesso Nietzsche soffriva di “follia”. Ma perché non considerare una

“follia umana” anche la vicenda dell’antisemitismo di Hitler? Come ha potuto una sola persona far mobilitare

l’intera massa e far uccidere milioni di persone con la sola colpa di appartenere alla cultura ebrea? In tutte queste

figure scorge una sorta di genialità, quella, che in una persona giudicata dalla società “normale”, non potrebbe venir

fuori. Con ciò voglio dire che alcune particolari visioni del mondo possono venir fuori solo da chi vede il mondo in

modo diverso, e nello stesso tempo, è visto in modo diverso dal mondo. Nel mio percorso analizzerò tutti questi

aspetti di “follia” e di sorta di “genialità” al fine di riflettere sulla stigmatizzazione sociale che consegue sulla

figura del malato mentale.

SIGNIFICATO DEL TERMINE E STORIA DELLA FOLLIA

Nonostante l’uso comune che tende a confonderli, follia, pazzia e malattia mentale non sono dei sinonimi. Follia

viene dal latino “folle” che significa “mantice”, “otre”, “recipiente vuoto” e rimanda all’idea di una testa piena

d’aria. La parola “pazzia” ha un’origine incerta, ma probabilmente deriva dal greco “pathos” che significa

“sofferenza” e dal latino “patiens” che significa”paziente, malato”, concentrando dunque il significato

sull’esperienza dolorosa anziché sulle bizzarrie e le stravaganze del folle. Il termine follia è oggi assolutamente in

disuso nel linguaggio scientifico, che preferisce usare i termini “malattia mentale”, alludendo a qualcosa di

disfunzionale, rappresentabile secondo un particolare modello scientifico, che è quello della medicina clinica. Nel

Medioevo la follia venne considerata come una forma di possessione da parte di spiriti maligni: fu così che la

gestione della malattia mentale, soprattutto femminile, passò dai medici alla Chiesa, o meglio, ai suoi esorcisti e

inquisitori. Ai folli veniva vietato l’ingresso nelle chiese e le persone indemoniate venivano bruciate al rogo, come

streghe. I malati mentali venivano considerati indemoniati, perché la forza malvagia, insinuandosi negli umori,

contagiava il corpo: l’uccisione con il rogo o l’impalamento permettevano di distruggere il corpo dell’indemoniato,

così che l’anima, finalmente liberata, potesse salire fino a Dio. I malati, come si può intuire, si comportavano in

modo bizzarro, strano e spesso con modalità aggressive,per questo venivano aggrediti e derisi, oppure rinchiusi in

carcere. In questi luoghi di contenzioni, oltre ai malati psichici si potevano trovare mendicanti, vagabondi, eretici,

disoccupati,ladri,criminali,alcolisti ecc. Di fatto, in questi “ospizi” non veniva offerta alcuna cura: i detenuti erano

anzi picchiati o frustati molto spesso. All’inizio del 900 comparvero sulla scena la psicologia e la psicanalisi,

tuttavia continuava ad essere dominante la considerazione del solo aspetto organico della malattia mentale. Dato

che il paziente veniva considerato irrecuperabile, in quanto condannato da un danno cerebrale, gli si precludeva

qualsiasi possibilità di riabilitazione. Vennero introdotti nuovi trattamenti, come l’elettroshock.

Contemporaneamente iniziarono a diffondersi le teorie psicoanalitiche ed i relativi approcci psicoterapeutici. Si

deve a Sigmund Freud il tentativo di affrontare in altro modo il disturbo mentale, prestando attenzione al

funzionamento della psiche del paziente.

Filosofia FRIEDRICH W. NIETZSCHE

Nietzsche è stato uno dei maggiori filosofi contemporanei ed ebbe un’influenza articolata e

controversa sul pensiero filosofico del Novecento.Il pensiero di Nietzsche è considerato uno

spartiacque della filosofia contemporanea ed è oggetto di divergenti interpretazioni.

LA VITA NI NIETZSHE NAUFRAGATA NELLA FOLLIA

Nietzsche nasce a Röcken,in Lipsia, nel 1844;nel 1849 muore il padre, già affetto da disturbi

psichici e la famiglia si trasferisce l’anno dopo a Naumburg dove Nietzsche inizia gli studi di

lettere classiche e religione. In famiglia apprende la musica e il canto e compone poesie.Nel

1858 inizia a frequentare il ginnasio di Pforta e conclusi gli studi secondari nel 1864,entra

nell’Università di Bonn come studente di filologia. Durante una gita a Colonia,avrebbe

contratto -ma la notizia è incerta- la sifilide, alla quale si fa risalire l’origine della sua

malattia mentale.Nel 1865 si iscrive all’Università di Lipsia,per continuare a seguire le

lezioni di filologia classica.Nel 1869 ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca

all’Università di Basiliea. Allo scoppio delle guerra franco-prussiana (1870/71)chiede di

essere temporaneamente esonerato dall’insegnamento per partecipare come infermiere

alla guerra, visto che la neutralità della Svizzera gli impedisce di arruolarsi in reparti

combattenti.Dopo poche settimane al fronte si ammala di difterite,viene catturato e

congedato.Nel frattempo scrive “La visione del mondo” ed abbozza “La tragedia e gli spiriti

liberi” ed un dramma intitolato “Empedocle”,in cui vengono anticipati con molta chiarezza

molti temi che verranno in seguito ripresi nelle opere della maturità.E’ datata 3 gennaio

1889 la prima crisi di follia in pubblico:mentre si trovava in piazza Carlo Alberto,nel

capoluogo piemontese,vedendo il cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a

sangue dal cocchiere,abbracciò l’animale e pianse;in seguito si buttò a terra urlando ed in

preda a spasmi.Dalla crisi non si riprenderà più.Ricoverato prima in una clinica psichiatrica

a Basilea,viene trasferito poi a Naumburg per essere invano curato dalla madre,prima,e

dalla sorella Elisabeth, poi.Trasferito nella casa di Weimar,dove la sorella ha fondato il

Nietzsche-Archiv,vi muore il 25 agosto 1900.La natura della sua follia resta ancora un

mistero … NIETZSCHE AL MANICOMIO

Alcuni studiosi,hanno attribuito l’origine della follia di Nietzsche alla sifilide(contratta

durante un incontro sessuale con una prostituta):si sarebbe trattato,quindi,di una sorta di

paralisi progressiva del sistema nervoso,ma altri,hanno sottolineato che causa del collasso

nervoso avrebbe potuto essere anche l’enorme tensione dovuta allo sforzo creativo e

filosofico svolto negli anni precedenti.In ogni caso la malattia di Nietzsche in passato,ha

rappresentato un argomento di cui si è servita la critica per svalutare il suo pensiero,in base

al pregiudizio che una mente malata produca una filosofia malata.L’alternativa consisteva

nell’interpretare la sua filosofia come risultato della sua malattia o la sua malattia come

risultato della sua filosofia.In alcuni settori della critica,si tende piuttosto a valorizzare la

malattia,scorgendo in essa una condizione creativa del suo filosofare,cioè sarebbe in virtù

della sofferenza e della solitudine che Nietzsche avrebbe potuto attingere ad un punto di

vista abissale e anticonformista sul mondo.Oggi si ritiene, giustamente,che la filosofia di

Nietzsche vada giudicata per quello che oggettivamente dice e non per le vicissitudini

esistenziali che ne stanno alla base

LA FIGURA DEL FOLLE NELLA “GAIA SCIENZA”

In una celebre opera di Nietzsche “la gaia scienza” del 1882 viene drammatizzato il

messaggio della morte di Dio con il noto racconto dell’uomo folle.

L’uomo folle– Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino,corse al mercato

e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”.E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di

quelli che non credevano in Dio,suscitò grandi risa.“È forse perduto?”disse uno.“Si è perduto come un

bambino?”fece un altro.“Oppure sta ben nascosto?Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?”– gridavano e

ridevano in una gran confusione.Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi:“Dove se n’è

andato Dio?– gridò–ve lo voglio dire!Siamo stati noi ad ucciderlo:voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini!Ma

come abbiamo fatto questo?Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia?Chi ci dètte la

spugna per strusciar via l’intero orizzonte?Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole?

Dov’è che si muove ora?Dov’è che ci moviamo noi?Via da tutti i soli?Non è il nostro un eterno precipitare?E

all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso?Non stiamo forse vagando come

attraverso un infinito nulla?Non alita su di noi lo spazio vuoto?Non si è fatto piú freddo?Non seguita a venire notte,

sempre piú notte?Non dobbiamo accendere lanterne la mattina?Dello strepito che fanno i becchini mentre

seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla?Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione?Anche gli dèi

si decompongono!Dio è morto!Dio resta morto!E noi lo abbiamo ucciso!Come ci consoleremo noi, gli assassini di

tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi,si è dissanguato sotto i

nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue?Con quale acqua potremmo noi lavarci?Quali riti espiatòri, quali

giochi sacri dovremo noi inventare?Non è troppo grande, per noi,la grandezza di questa azione?Non dobbiamo noi

stessi diventare dèi,per apparire almeno degni di essa?Non ci fu mai un’azione piú grande:tutti coloro che verranno

dopo di noi apparterranno,in virtú di questa azione,ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie

fino ad oggi!”.A questo punto il folle uomo tacque,e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi

tacevano e lo guardavano stupiti.Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense.“Vengo

troppo presto –proseguí – non è ancora il mio tempo.Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo

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